Nei giorni scorsi i giovani di Confindustria di Lecco e Sondrio hanno affrontato, nella loro assemblea annuale – con il concorso dei loro colleghi comaschi, invitati per l’ occasione – il tema dell ‘ “EnergEtica”, associando nella loro riflessione due versanti che più facilmente vengono affrontati separatamente, sempre che il secondo riceva l’attenzione che merita.

L’ incontro si è tenuto a Varenna, perla del versante lecchese del Lario, piccolo e splendido centro che ha una importante storia culturale, la quale evoca l’uno e l’ altro dei profili tematici che i giovani imprenditori hanno voluto associare. Varenna, infatti, è nota in tutto il mondo per i convegni internazionali di fisica che vennero inaugurati nel 1949 da Enrico Fermi ed ogni anno richiamano a Villa Monastero e nel suo giardino affacciato sulle acque del lago, scienziati di primissimo piano, a cominciare da numerosi Premi Nobel. Organizza la “Società Internazionale di Fisica del Plasma” che studia, in particolare, i processi di fusione nucleare e le loro possibili ricadute – ove sapessimo governarli – in termini di produzione di energia.

“Location” perfetta – tra Lecco e Sondrio – per la conferenza dei giovani imprenditori locali, anche per l’ altro versante dei due considerati. Infatti, Romano Guardini – uno dei maestri di Papa Benedetto – vi soggiorno a lungo nei primi anni venti e vi scrisse nove lettere, raccolte in un unico volume nel lontano 1926, le “Lettere dal Lago di Como”. Un’ opera pionieristica e profetica per quel tempo ed attualissima oggi. Guardini riflette sull’ irruzione della tecnica nella vita dell’uomo ed avvia un percorso che lo porterà ad affermare come la sfida che oggi dobbiamo affrontare concerne la nostra capacità di “governare la potenza”.

Ma, per tornare ai giovani imprenditori, hanno sostanzialmente messo sullo stesso piano, come “motori d’impresa” energia ed etica. In altri termini, hanno discusso di come l’ etica non sia, tutt’ al più, qualcosa di collaterale e complementare al processo produttivo, al limite lasciato alla soggettiva sensibilità di questo o quell’ imprenditore, ma piuttosto un fattore essenziale Si affaccia, si può dire, in queste riflessioni, una nuova “cultura d’impresa”, presupposto di una più viva consapevolezza del valore e del ruolo “sociale” dell’ impresa. E’, per molti aspetti, un incoraggiante fatto nuovo, ma, nel contempo, un ritorno all’ antico, la riscoperta, in molte famiglie imprenditoriali, della cultura, si potrebbe dire, del sentimento che ha animato i nonni o i bisnonni, insomma i fondatori dell’ azienda. Si tratta, infatti, di un territorio nel quale – come nella generalità della Lombardia – lo straordinario sviluppo industriale, nella sua prima origine, è stato sostenuto, appunto, dalla dimensione etica.

Gli imprenditori ed i loro operai venivano dallo stesso ceppo sociale, dalla stessa cultura popolare e condividevano, fino in fondo, il culto e la responsabilità del lavoro, il valore della famiglia, l’attesa di una speranza, la costruzione di giorni migliori, la fiducia in un progresso non solo materiale che, in modo particolare, si esprimeva nell’ aspirazione di far studiare i figli. Spesso avevano cominciato assieme nella stessa piccola officina, messa su insieme e hanno parlato tra loro in dialetto, dandosi del tu, fino all’ ultimo dei loro giorni, anche dopo che i loro ruoli sociali si erano differenziati. Poi sono arrivate le seconde e terze generazioni che hanno sviluppato un atteggiamento più produttivistico, secondo una declinazione neo- liberista. Ma, sul ceppo buono di una formidabile cultura del lavoro e dell’ impresa, sta forse nascendo il virgulto di una consapevolezza più matura del “valore umano” che anche l’impresa mette in gioco. Un sentimento nuovo eppure consolidato da un’ esperienza antica.

Domenico Galbiati

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