L’Italia viaggia a due velocità. Emigrazione dei giovani, opportunità lavorative, qualità dei servizi sono i binari su cui corrono le principali disuguaglianze tra Nord e Sud. E mentre persino il PNRR è finito nell’occhio del ciclone dopo essere stato a lungo indicato come la panacea di tutti i mali – acuiti dal susseguirsi della pandemia e della guerra in Ucraina – viene spontaneo chiedersi: come fare ad invertire la rotta? Come immaginare interventi strutturali capaci di lasciare il segno sul lungo periodo?
È a partire da questi temi che sabato 6 maggio, alle ore 10:30 presso l’Aula Magna del Palazzo Centrale dell’Università di Catania (Piazza Università, 2), si svilupperanno le riflessioni di Gian Carlo Blangiardo, già presidente dell’Istat, statistico e ordinario di demografia presso l’Università Milano Bicocca.
L’incontro, dal titolo I giovani, la famiglia e lo sviluppo del Sud, rappresenta l’appuntamento conclusivo del
Seminario di formazione all’impegno sociale e politico promosso dal gruppo Non possiamo tacere e dall’Arcidiocesi
di Catania e coordinato da Claudio Sammartino (già prefetto della Repubblica).
Basta, del resto, dare un’occhiata ad alcune delle principali indagini statistiche sulle disuguaglianze nel nostro Paese per acquisire contezza del fenomeno. A cominciare dal recente rapporto Istat Benessere equo e sostenibile in Italia 2022: se nel Nord-Est, infatti, il 60,5% degli indicatori presi in considerazione dall’indagine ricade nei gruppi di livello di benessere medio-alto – con appena il 10,1% che si colloca su quello medio-basso -, al Sud e nelle Isole la proporzione è sostanzialmente invertita. Dati, questi, che fanno il paio con le rilevazioni Svimez dell’ultimo biennio, secondo le quali, negli ultimi vent’anni, quasi un milione e mezzo di giovani ha abbandonato il Meridione.
Un tragico depauperamento di risorse umane, che il gruppo Non possiamo tacere, attraverso gli incontri previsti dal seminario nei mesi scorsi e il documento un Cantiere per Catania, ha più volte posto al centro del dibattito pubblico, con l’obiettivo di innescare un confronto intergenerazionale proprio nella città che, con picchi di povertà educativa
superiori al 25% e una marcata frattura nel tessuto urbano tra centro e periferia, incarna pienamente tutte le criticità che affliggono il Meridione. E che oggi, alla vigilia delle elezioni amministrative, richiedono più che mai il coraggio di superare ogni interesse di parte in favore di un bene più alto e condiviso.