In un paese civile probabilmente non ci sarebbe stato il voto di ieri in Liguria. Regno Unito, Francia, Stati Uniti, ma non solo, dopo lo scandalo esploso nella Regione delle due Riviere, avrebbe mandato a casa un’intera classe dirigente.
La nostra non è una considerazione giudiziaria, ma politica. Anche il “caso Toti” ci ha confermato che ci si trincea dietro i “tre gradi di giudizio”, anche se la vicenda specifica, salvo ulteriori contestazioni, che sembrano possano essere in arrivo, sarebbe stata risolta con un patteggiamento. Che comunque è indice di un qualcosa che, diciamola così, non ha funzionato proprio secondo i canoni del “buon governo”. Ma non solo, sono stati messi in lista alcuni che sono ancora indagati e che, nonostante tutto, hanno provato addirittura a fare il salto più in alto per sedersi sugli scranni del Consiglio regionale.
L’unica risposta è stato l’astensionismo che, anche questa volta, ha raggiunto livelli record. Certo, il clima è stato più che inclemente, ma il numero di quelli che si sono tenuti lontani dalle urne è in linea con i precedenti comportamenti degli elettori di altre regioni.
Insomma, si continua a “serrare le fila”, e continuando a fare la scelta di parte, a prescindere da ogni valutazione di più ampio respiro che, appunto, in un paese civile avrebbe portato a ben altro.
Tra divisioni e polemiche, l’altro fronte, anch’esso con radicate vecchie posizioni, non da tutti i liguri considerate commendevoli, ha mostrato ancora una volta in più di non avere le qualità per smuovere le coscienze.
E questo, invece, sarebbe necessario in tutto il nostro sventurato Paese che, oggettivamente si meriterebbe di più. Anche se questo di più, a differenza di quanto accadrebbe in un paese civile, dovrebbero essere gli italiani a cercarselo. E questo vale per quelli di destra, di sinistra e … dappertutto…