In molti paesi poveri non vengono segnalate le morti provocate dai cambiamenti climatici. Nei paesi meno sviluppati, le autorità spesso non hanno i mezzi per raccogliere dati o indagare sulle singole morti. Ciò è particolarmente vero nelle regioni di conflitto, come Afghanistan, Mali, Sudan, Somalia e Repubblica Centrafricana. Una questione rinfocolata dell’anormale crescita delle temperature globali di questi ultimi tempi e che ha visto nel luglio scorso battere tutti i record in numerosi paesi del mondo. Secondo i climatologi, si è trattato anche delle temperature più alte mai misurate sulla Terra in circa 120.000 anni, e questo sulla base sulla base delle prove raccolte analizzando gli anelli degli alberi e i carotaggi nel ghiaccio.
Quello che è certo è che, se le anomalie del clima non guardano in faccia nessuno, è altrettanto vero che i più colpiti sono i più vulnerabili, i più poveri e gli abitanti delle aree mondiali sprovviste di strutture pubbliche adeguate.
Studi della World Weather Attribution hanno rivelato che l’aumento delle temperature hanno fatto registrare crescite superiori ai 2,5 °C e provocato un più alto numero di decessi tra le popolazioni più povere subendo l’ironia della sorte perchè sono i meno responsabili dei fenomeni che stanno sconvolgendo il mondo. L’1% dell’umanità immette nell’atmosfera oltre i due terzi delle sostanze inquinanti e che provocano i fenomeni che stanno mettendo a dura prova il mondo.