Ci sono due numeri al centro della attuale manovra di politica economica del Governo: la previsione di crescita del Prodotto Interno Lordo ( PIL) pari all’1,2 % e il tasso di inflazione stimato nel 6,4%. Il primo indica che la nostra economia sta avendo un tasso di crescita più alto di quello della Germania e della Francia, paesi tradizionalmente più attrezzati dell’Italia da un punto di vista tecnologico e amministrativo.
Sono dunque errati i dati sul PIL? No, il sistema produttivo italiano sta, in realtà, beneficiando della sua struttura produttiva , che ha nelle cosiddette “ multinazionali tascabili “ uno dei suoi punti di forza . Il sistema è competitivo grazie ad imprese elastiche e flessibili, che riescono a reagire con rapidità ai mutamenti dei mercati e si adattano con agilità ad una congiuntura avversa , che abbonda dovunque di provvedimenti di regolazione amministrativa. Diversamente, i competitors tedeschi e francesi, pur essendo dotati, rispetto all’Italia, di imprese con dimensioni nettamente superiori e decisamente più strutturate, sono, proprio per questo, più lenti ad adattarsi ai nuovi mercati delle materie prime e dell’energia e a reagire all’avvento di un’economia multipolare al posto del tradizionale binomio Usa-Europa.
Contemporaneamente, la produzione italiana sta beneficiando di una sua vecchia debolezza sociale: il basso costo del lavoro. È una facilitazione apparente, perché, nel medio periodo, aumenta il malessere sociale , con ricadute negative sulla produttività del sistema, com’è puntualmente accaduto nella storia dell’economia italiana. L’attuale malessere è destinato a crescere, visto l’aumento del tasso di inflazione( 6,4%), che sta riducendo sensibilmente il potere di acquisto del lavoratore, che, alla fine, è il soggetto che realmente paga l’aumento dei prezzi.
Alla luce di queste considerazioni, è da cogliere al volo l’opportunità di disporre di risorse straordinarie per un efficace investimento in selezionati progetti strutturali di R&S, di formazione professionale di alto livello, di tutela del lavoro femminile e di salvaguardia dell’ambiente ( energia pulita, igiene urbano , mobilità, offerta culturale diffusa sul territorio). Questi investimenti mirano a migliorare le condizioni dei lavoratori, riequilibrando il rapporto tra il capitale e il fattore lavoro, riducendo così l’attuale divario socio-economico, che riguarda anche e soprattutto il cosiddetto “ salario indiretto” (gli investimenti proposti propongono, appunto, un patto sociale che non si riduca alle sole esigenze economicistiche). Dall’altro lato, questi investimenti ad alta tecnologia consentono di dotare l’industria italiana della capacità di produrre prodotti ad un alto valore aggiunto, funzionali ,tra l’altro, ad erogare stipendi e salari di tipo tedesco, indispensabili per un nuovo patto sociale, e a fondamento di un’ Italia finalmente all’altezza della domanda di benessere dei suoi cittadini.
Questa logica programmatica è in contraddizione con l’attuale ricorso ad incentivare a pioggia progetti di poche migliaia di euro, riguardanti tutto l’arco merceologico e presenti nel Pnrr in numero prevalente. Propone, invece, un percorso a medio -lungo termine, in grado di affrontare adeguatamente la nuova competitività multipolare, che caratterizzerà gli sviluppi di una economia sempre più globale.
Roberto Pertile