Non è passato molto dall’intervento di Giancarlo Infante su queste pagine per parlare di quella che può essere considerata una vera e propria emergenza della comunicazione (CLICCA QUI).

Una crisi profonda che si riverbera sempre più anche sui numeri delle vendite dei quotidiani e degli ascolti radiotelevisivi.

Nei primi sei mesi del 2024, guardando i dati resi noti dall’Osservatorio sulle Comunicazioni è stata venduta una media giornaliera di giornali di 1,31 milioni di copie. Siamo di fronte ad una flessione su base annua del 9,% e ben del 29,4% rispetto al 2020. Le copie vendute giornalmente in formato cartaceo (1,12 milioni) su base annua si sono ridotte del 9,2% (risultavano pari a 1,23 milioni nel 2023) e del 32,3% rispetto al 2020 (quando ne venivano vendute giornalmente 1,65 milioni di copie). Se le testate nazionali vedono una riduzione delle vendite del 28,2% quella dei quotidiani registrano un calo ancora maggiore, per il 31%. In calo anche il digitale, con una media di circa 190 mila copie giornaliere.

La domanda è dunque più che ovvia: non si tratterà di un problema di credibilità che, più in generale, riguarda tutto il sistema italiano dell’informazione? Una conferma che viene anche dal calo degli ascolti dei telegiornali, sempre più coinvolti, ed immiseriti, nello scontro politico nazionale.

Nei primi sei mesi di quest’anno le edizioni serali hanno registrato una riduzione di circa 560 mila unità (da 15,85 a 15,29 milioni di spettatori) rispetto allo stesso periodo del 2023. Ma il calo ha interessato anche le trasmissioni giornalistiche della fascia tra le ore 12:00 e le 14:30, ridotte da 13,01 a 12,30 milioni di spettatori.

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