La cultura liberal-democratica e popolare del movimento cattolico non ha fortunatamente nulla di ideologico. Non ritiene, insomma – diversamente da quanto succede presso altre tradizioni di pensiero – di aver scoperto una sorta di legge universale della storia, cosicché quest’ ultima, la successione di eventi che via via le danno corpo, non ne siano che la necessaria deduzione. Come se fosse possibile raccogliere, riassumere e ridurre l’intero decorso della vicenda umana in una struttura di pensiero che, idealisticamente, pensa sé stessa e trascura i fatti oppure, tutto al più, li addomestica a proprio uso e consumo, cioè per trarne motivo di conferma della propria inossidabile autosufficienza.
Alla fin fine a tutte le ideologie resta, come unica risorsa, la pretesa del barone di Münchhausen di trarsi fuori dalla palude in cui versa, tirandosi su per i capelli.
Senonché, la realtà è, invece, straordinariamente ricca, plurale e multiforme, di fatto inesauribile. Nessun sguardo, da qualunque angolazione, la può contenere d’un sol tratto. Nessuna griglia pre-ordinata la può imbragare come se la si potesse “possedere” integralmente ed una volta per tutte. Al contrario, la realtà sempre eccede la facoltà del pensiero, in una rincorsa senza fine tra l’ una e l’altro che, a vicenda, si modellano.
I “popolari”, intuitivamente, lo sanno perché l’impronta che originariamente dà forma alla loro cultura fa riferimento alla persona. E la persona, la sua dimensione relazionale, rappresenta lo spazio, l’unico, in cui irrompe e prende forma la “novità” e le declinazioni culturali e sociali in cui si mostra. Per questo i popolari, se vogliono riprendere il loro cammino, devono, anzitutto, riappropriarsi dell’attitudine “morotea” ad apprendere dalla realtà, cogliendo quelle “nuove domande” in cui, anche quando possono apparire indecifrabili, si nasconde, pur sempre, un’istanza vitale. In altri termini, l’ insegnamento di Sturzo che ricordiamo in questi giorni, va accompagnato dalla consapevolezza di quanto sia differente la condizione storica che oggi c’è dato affrontare.
Viviamo un contesto sociale in cui stanno insieme, fianco a fianco, anzi sovrapposte, frammentazione e complessità, potenti fenomeni che spingono verso l’ uniformità e l’ omologazione dei costumi e degli stili di vita, e, nel contempo, un largo, crescente individualismo. Non è un compito di breve momento rintracciare le forme proprie del nostro tempo in cui si vela ed, insieme, si svela quell’ insopprimibile ricerca di compiutezza e di senso, di creatività’ e di libertà che costitutivamente appartiene all’animo umano.
Domenico Galbiati