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I soldi per la Sanità e la Scuola sono tra quelli dell’evasione e degli sprechi pubblici

L’espressione di Giorgia Meloni sul “pizzo di stato” è stata davvero paradossale a fronte di un’evasione fiscale altissima che fa parte di quello che tecnicamente, espressione usata dal Governo nella sua relazione del 2023 in materia, è chiamato  il “valore aggiunto generato dal sommerso economico” (CLICCA QUI). Questo valore corrisponde a 157,3 miliardi di euro. Secondo lo stesso Governo, tanto impegnato contro il “pizzo di Stato”, genera un “gap” complessivo – cioè l’evasione- per circa 96,3 miliardi, “di cui 84,4 miliardi di mancate entrate tributarie e 11,9 miliardi di mancate entrate contributive. Ogni anno, insomma, parliamo di circa la metà dei fondi assegnati all’Italia con il Pnrr.

E allora diciamo le cose come stanno. Le tante emergenze che ci riguardano, come quello delle povertà, della sanità, della scuola, dei mancati investimenti in infrastrutture, difesa dell’ambiente e del territorio, carenze e ritardi nelle politiche attive per il lavoro, i ritardi lungo la via della trasformazione energetica e produttiva vanno chiamate evasione ed elusione fiscale.

Una fotografia della situazione viene da un apposito studio (CLICCA QUI) che ci dice come le dinamiche di esigenza della Sanità e risorse rese disponibili viaggino proprio in direzioni opposte.

Qui è in gioco uno dei pilastri della democrazia sostanziale e della tenuta del Paese. Il senso della comunità nazionale non sta nel “tirarsi su con le proprie bretelle” parlando di Nazione, e talvolta persino a sproposito. Bensì riconnettendo tutti quei fili recisi della solidarietà e dell’uguaglianza che sono propri della sostanza e dello spirito della intera nostra Costituzione.

Se ne parla da decenni. Ma da decenni, sinistra e destra, si sono occupate d’altro mentre hanno proceduto a tagli in ogni direzione che hanno finito per colpire soprattutto i più deboli, a partire da quelli che non possono più usufruire di una sanità “universalistica” e non privatizzata.

Assieme alla lotta definitiva all’evasione  fiscale, che tra l’altro serve anche per cominciare davvero a rispondere alla questione del Debito pubblico, uno degli elementi di maggior debolezza dell’Italia destinato a presentarsi in termini decisivi dopo le prossime elezioni europee, non si possono passare sotto silenzio gli sprechi e le inefficienze della pubblica amministrazione. Secondo un recente studio della Cgia di Mestre, costano agli italiani 180 miliardi di euro, più del doppio dell’evasione fiscale. Un fenomeno talmente ben conosciuto da essere così fotografato: “costo annuo sostenuto dalle imprese per la gestione dei rapporti con la burocrazia, pari a 57,2 miliardi; i debiti commerciali della Pubblica amministrazione per 49,5 miliardi; la lentezza della giustizia, che costa al sistema Paese due punti di Pil pari a 40 miliardi; inefficienze e sprechi nella Sanità per 24,7 miliardi all’anno; e nel trasporto pubblico locale sprechi per 12,5 miliardi all’anno”.

E’ assolutamente necessario, dunque, che il mondo popolare faccia sentire la propria voce. Senza disdegnare di farlo con tutti coloro, forze sociali, parte sana dell’imprenditoria, rappresentanti delle istituzioni locali che più di altri soffrono il problema della riduzione dei fondi pubblici destinati all’amministrazione dei territori, e a tutte le donne e gli uomini di buona volontà intenzionati a ricostruire una società sempre più solidale e fatta di uguali, nei doveri e nel soddisfacimento dei diritti.

Più che continuare a seguire logiche di schieramento, chi si dice popolare deve fare una scelta di civiltà, di solidarietà e di postura europea sapendo che il nostro Paese, e noi con lui, non ha più molto tempo a disposizione per avviare una sua rigenerazione, a partire dalla Sanità e dalla Scuola.

 

 

 

 

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