Viviamo la metarealtà, cioè andiamo oltre il reale e lì portiamo mente e cuore, per svariate ore al giorno, chi più chi meno. La tecnologia e il progresso nel campo delle telecomunicazioni ci hanno condotto quasi inevitabilmente in questa nuova dimensione, stravolgendo il nostro quotidiano, fatto sempre più di “like” su app che di sguardi tra persone.
Questa premessa, dal sapore un po’ filosofico un po’ ingegneristico, può portarci a riflettere sulle conseguenze di una tale deriva esistenziale. Com’è cambiata la gente negli ultimi anni? Sono sempre di più coloro che diventano spettatrici passive e spettatori passivi della propria vita e della vita altrui. Accade infatti che il prossimo in difficoltà o che subisce violenze non venga assistito da chi lo incontra, pur avendo bisogno d’aiuto, ma filmato in tempo reale mediante un telefono cellulare. Evidentemente è diventato più importante disporre di un video da poter distribuire sui “social”, piuttosto che intervenire sul campo e prestare soccorso. Quanta cecità in questa nostra società! Abbiamo occhi che non vedono, non sanno vedere, non vogliono vedere. E questo atteggiamento lo si tiene ormai non solo nei confronti della propria vita e della vita degli altri, ma anche verso quanto ci circonda: siamo spesso incapaci di apprezzare i fenomeni della nostra esistenza, proprio perché stabiliamo altrove la nostra attenzione. Così facendo si fatica a distinguere il virtuale dal tangibile, dal contingente, rischiando di ignorarlo in modo permanente.
Anche a livello elettorale dunque possiamo pensare di vivere la nostra metarealtà? Certamente, ne siamo assuefatti ormai, non possiamo farne a meno. C’è chi ci spinge e si spinge nella metarealtà per scopi propagandistici, chi per demonizzare l’avversario, altri ancora per influenzare la nostra percezione della politica e della sua natura. È lo strano caso del bipolarismo nel nostro Paese. Il bipolarismo italiano è come la famosa isola della storia di Peter Pan: semplicemente non c’è, ma crediamo e si fa credere che esista. In fondo a tutti piace farsi coccolare dall’idea di poter vivere nelle favole, e perché no di poter scappare dalla propria ombra. Dobbiamo però sforzarci di tenere ben presente i fatti: il panorama politico italiano non è composto solo da partiti di destra o sinistra. Esiste un centro, a sua volta molto variegato. Per dirla tutta, se ci mettessimo poi a contare i poli esistenti, nascenti, o morenti, ci renderemmo conto di quanto sia ingannevole in generale riferirsi ad una politica “polare”, proprio perché non si rispecchierebbero i fatti. Perpetrare sistematicamente una negazione dell’evidenza è (già di per sé) dannoso, non aiuta il Paese ad affrontare la sua natura in maniera proficua, a vantaggio dei suoi cittadini.
Quanta manipolazione messa in atto nel tentativo di convincerci che esistano solo due scelte, ma non è così. La storia recente ci insegna che non è e non sarà il bipolarismo a portare stabilità e credibilità al Paese: tale convinzione è il principale fallimento della cosiddetta Seconda Repubblica, che si sta via via dimenticando dei valori promossi e difesi dalla Costituzione. L’auspicio è che si torni a fare politica e guardare alla politica in modo reale, quanto prima, in assoluta libertà.
Erminio Zanenga