Il calcio ritorna a riempire telegiornali e prime pagine dei giornali. Nonostante tutto non sembra sia malato, come invece è. E non da oggi.
Nel corso degli anni abbiamo assistito a ripetute vicende con il calcio scommesse e con le partite truccate. Abbiamo visto crescere una tifoseria sempre più agguerrita, quasi militarmente organizzata, con atti di violenza che hanno messo a ferro e a fuoco gli stadi ed intere parti di città. Pochi giorni fa si è giunti all’omicidio per il controllo della Curva dell’Inter. Ne ha fatto le spese il figlio di un capo della Ndrangheta emigrato a Milano che provava a soppiantare altri capo della tifoseria nerazzurra.
Del resto, abbiamo sempre saputo di gruppi di tifosi organizzati che premono sulle società, fino a giungere a veri e propri ricatti, per costringerle a fare quello che dicono loro e continuare a farli comandare nelle curve e non solo. Più volte abbiamo visto come la violenza sportiva si sovrapponga, o veda gli stessi partecipanti di quella politica. Magari sotto la cappa protettiva ed inquietante della criminalità organizzata. Eppure, non sembra che si sia fatto molto per contrastare dei fenomeni assolutamente inaccettabili lasciando che gli stadi continuino ad essere il brodo di coltura di vecchie e nuove delinquenze.
Vediamo come lo sport, con il suo consistente giro d’affari in molte discipline, susciti l’interesse della politica fino a diventare morboso ed arrogante. Vuoi per un fatto immediatamente legato all’occasione che molti politici hanno di legare i propri nomi alla squadra di casa, vuoi per il giro d’affari che, soprattutto nel calcio, raggiunge cifre davvero astronomiche.
Alla fine, però, quando esplode la violenza e ci scappa il morto, il primo interesse è che tutto finisca al più presto correndo a mettere la polvere sotto il tappeto. Questione minata, pericolosa per il consenso, alto il rischio di disturbare i manovratori del giro d’affari. E così, non appena i giornali smettono di parlarne si fa finta di niente. Lo spettacolo deve andare avanti, anche a costo di non intervenire su vicende gravi su cui un po’ tutti, a partire dalle società, sperano che la memoria si affievolisca… almeno fino al prossimo morto.
Anche i precedenti governi non hanno fatto molto. Ma questo è quello dell’ordine da ristabilire un po’ in tutti i campi. E infatti il primo provvedimento adottato ha riguardato i “rave party” per cui sono previste pene infinitamente più alte di quelle che vengono comminate ai tifosi violenti, ai quali, tutto al più, si dà un bel “Daspo”, lo aveva anche il capo tifoseria dell’Inter accusato dell’uccisione del suo rivale, ma senza che la cosa impedisca di continuare a delinquere attorno agli stadi.
In molti ricorderanno la signora Thatcher che non esitò a chiedere, lei, proprio lei, un bando di sei anni delle squadre di calcio britanniche dalle competizioni europee per stroncare il fenomeno degli “hooligans”. Ecco, attendiamo che qualche governante e qualche politico, invece che aspirare a controllare questa o quella federazioni sportiva, o addirittura il Coni, s’impegnasse seriamente per contrastare e sconfiggere una vera e propria vergogna nazionale.