Premessa
Le elezioni regionali della Liguria hanno riproposto il problema della mancata assunzione del ruolo di “motore dell’economia dalla Citta metropolitana di Genova, a tanti anni di distanza dalla legge istitutiva (n.56/2014) e dalla legge statutaria 3 maggio 2005, n. 1art62 e dalla legge regionale n.15/2015 art 3 .
Il Piano Strategico del Sindaco Bucci
Questa carenza è dovuta al “deragliamento “ del Piano strategico varato dal sindaco Bucci e dalla stessa giunta considerato del tutto inadeguato. Tanto che ne ha ritenuto necessario un ripensamento in chiave di Next Generation EU e Pnrr.
In particolare, è mancata la realizzazione della nuova Pubblica amministrazione “per risultati”, basata sulla conformità alla legge ed anche all’equilibrio di bilancio, oltre che al concorso alla stabilita del debito pubblico, da calcolare secondo una precisa normativa.
Di conseguenza, il Piano strategico approvato (Agenda 2030) ignora.
A) l’evoluzione normativa del rapporto finanza locale/finanza statale(richiamata dall’art., 55 comma 2 dello Statuto della Regione Liguria), a seguito della riforma costituzionale del 2012
B) il principio di sussidiarietà ,(richiamato dall’art.62 dello Statuto Regione Liguria), assegnando all’ente regionale un ruolo accentratore che soffoca la Città metropolitana di Genova, addossandole nuovi vincoli burocratici .
Di qui l’impossibilita di definire in base a un oggettivo criterio di virtuosità finanziaria, le mediazioni compensative necessarie. per realizzare l’interrelazione funzionale ed economica con le Amministrazioni provinciali
E le sei Unioni comunali .Infatti sono stati rispettati solo i complessi meccanismi procedurali burocratici del Patto di Stabilita Interno, abolito dal1/01/2016, ricorrendo ai soliti discorsi “omnicomprensivi “sia di tipo oggettivo (dati geografici, s0tatistici, economici ecc), sia di tipo soggettivo (interviste, questionari, ecc ); accentuando e non superando gli squilibri territoriali.
È stata, così, impedita la saldatura tra la Liguria metropolitana e la Liguria non metropolitana, dalla quale dipende lo sviluppo sostenibile dell’intera Regione.
Il problema può comunque essere risolto perché dal 1/01/2016, il Patto di Stabilita Interno è stato sostituito dall’equilibrio di bilancio, che consente agli enti locali di concorrere ai nuovi obiettivi di finanza pubblica sostituendo le vecchie procedure giuridico/autorizzatorie con il ricorso al “ doppio binario “ e, dal 2019, solo al risultato di competenza non negativo. Di conseguenza, il Piano Strategico dell’ Area Metropolitana, essendo atto d’indirizzo, deve razionalizzare le risorse esistenti al fine di conseguire l’elemento centrale della nuova disciplina dell’equilibrio di bilancio ricorrendo alla specifica procedura di calcolo.
I criteri burocratico-amministrativi sono sostituiti da un obiettivo criterio di virtuosità finanziaria che regolamenta i rapporti finanziari all’interno dell’area metropolitana tra il capoluogo e i comuni metropolitani e tra la Città metropolitana e le province ad essa esterne, al fine di eliminare le disparita territoriali.
Genova diventa, cosi, Città metropolitana Policentrica ed “Ammagliate.”, cioè atta a ridurre uno dei difetti fondamentali del policentrismo spontaneo: la compromissione della solidarietà intercomunale. Pertanto, le aree esterne potranno usufruire dei benefici derivati dall’Area metropolitana genovese nella quale si concentrano le maggiori opportunità d’investimento, saldando ’ la Liguria metropolitana con quella non metropolitana, condizione essenziale per lo sviluppo sostenibile dell’intera regione.
Chi paga? Ricorrendo al Debito Comune proposto da Mario Draghi con il finanziamento congiunto a livello europeo, contratto a costo particolarmente basso rispetto a quello che l’Italia avrebbe ottenuto da sola. Se a questo vantaggio, si aggiunge il rinvio al 2028 per la restituzione, il maggior aumento di produttività della P.A locale, derivante dalla sostituzione della spesa storica, genererà nel giro dei tre anni disponibili, i flussi di cassa aggiuntivi necessari per recuperare il contenuto costo del debito con l’UE.
Di conseguenza, il sistema delle autonomie locali, così riqualificato, potrà eliminare dal 40% della spesa pubblica la spesa storica, responsabile dell’elefantiasi del Debito Pubblico. ed osservare l’impegno alla discesa del Debito Pubblico.
Conclusioni
Grazie all’evoluzione normativa conseguente all’europeizzazione della finanza pubblica il Debito comune del Rapporto Mario Draghi offre, non solo il modello ma anche le risorse necessarie per abilitare Genova a Citta metropolitana europea Policentrica ed Ammagliata consentendo l’eliminazione delle disfunzioni della governance determinate dal diverso peso demografico dei comuni, dagli egoismi municipalistici, dalla storica frammentazione territoriale e dalla tradizionale modestia decisionale in ambito territoriale.
Vengono, altresì, assicurati i principi di coesione ed equilibrio della finanza pubblica richiesti dalla Commissione UE e non rispettati dallo schema del sindaco Bucci che ignora la sostenibiltà.
Infine, vengono bilanciate le tendenze contrapposte alla spesa eccessiva o, viceversa, troppo scarsa, evitando errori che determinerebbero l’impoverimento dell’area metropolitana.
Antonio Troisi