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Il Debito comune di Draghi e le Città metropolitane. L’occasione mancata di Genova – di Antonio Troisi

Premessa

Le elezioni regionali della Liguria hanno riproposto il problema della mancata assunzione del ruolo di “motore dell’economia dalla Citta metropolitana di Genova, a tanti anni di distanza dalla legge istitutiva  (n.56/2014)  e dalla legge statutaria 3 maggio 2005, n. 1art62  e  dalla legge regionale n.15/2015 art 3 .

Il  Piano Strategico del Sindaco Bucci

Questa carenza è dovuta al “deragliamento “ del Piano strategico varato  dal sindaco Bucci e dalla stessa giunta considerato del tutto inadeguato. Tanto che ne ha ritenuto necessario  un ripensamento in chiave di Next Generation EU e Pnrr.

In particolare, è mancata la realizzazione della nuova Pubblica amministrazione “per risultati”, basata sulla conformità alla legge ed anche all’equilibrio di bilancio, oltre che al  concorso alla stabilita del debito pubblico, da calcolare secondo  una precisa normativa.

Di conseguenza, il Piano  strategico approvato (Agenda 2030) ignora.

A) l’evoluzione normativa del rapporto finanza locale/finanza statale(richiamata dall’art., 55 comma 2 dello Statuto della Regione Liguria), a seguito della riforma costituzionale del 2012

B) il principio di sussidiarietà ,(richiamato dall’art.62 dello Statuto Regione Liguria), assegnando all’ente regionale un ruolo accentratore che soffoca la Città metropolitana di Genova, addossandole nuovi vincoli burocratici .

Di qui l’impossibilita di definire in base a un oggettivo  criterio di virtuosità finanziaria, le  mediazioni compensative necessarie. per realizzare l’interrelazione funzionale ed economica con le Amministrazioni provinciali

E le sei Unioni comunali .Infatti  sono stati rispettati solo  i complessi  meccanismi procedurali burocratici  del Patto di Stabilita Interno, abolito dal1/01/2016, ricorrendo ai soliti discorsi “omnicomprensivi “sia di tipo oggettivo (dati geografici, s0tatistici, economici ecc), sia di tipo soggettivo (interviste, questionari, ecc ); accentuando e non superando gli  squilibri territoriali.

È stata, così, impedita  la saldatura tra la Liguria  metropolitana e la Liguria non metropolitana, dalla quale dipende lo sviluppo sostenibile dell’intera Regione.

Il problema può  comunque essere risolto perché dal  1/01/2016, il Patto di Stabilita Interno è stato sostituito  dall’equilibrio di bilancio, che consente agli enti locali di concorrere ai nuovi obiettivi di finanza pubblica sostituendo le vecchie procedure giuridico/autorizzatorie con il ricorso al “ doppio binario “ e,  dal  2019, solo al risultato di competenza non negativo. Di conseguenza, il Piano Strategico  dell’ Area Metropolitana, essendo atto d’indirizzo, deve razionalizzare le risorse esistenti  al fine di conseguire l’elemento centrale della nuova disciplina dell’equilibrio di bilancio ricorrendo alla specifica  procedura di calcolo.

I criteri burocratico-amministrativi sono sostituiti da un obiettivo criterio di virtuosità finanziaria che regolamenta i rapporti finanziari all’interno dell’area metropolitana tra il capoluogo e i comuni metropolitani e tra la Città metropolitana e le province ad essa esterne, al fine di eliminare  le disparita territoriali.

Genova diventa, cosi, Città metropolitana Policentrica  ed  “Ammagliate.”, cioè atta a ridurre uno dei difetti fondamentali del policentrismo spontaneo: la compromissione della  solidarietà  intercomunale. Pertanto, le aree esterne  potranno usufruire dei  benefici derivati dall’Area metropolitana genovese nella quale si concentrano le maggiori opportunità d’investimento, saldando ’ la Liguria  metropolitana con quella non metropolitana, condizione essenziale per lo sviluppo sostenibile dell’intera regione.

Chi paga? Ricorrendo al Debito Comune proposto da Mario Draghi con il finanziamento congiunto a livello europeo, contratto a costo  particolarmente basso rispetto a quello che l’Italia avrebbe ottenuto da sola. Se a questo vantaggio, si aggiunge il rinvio al 2028 per la restituzione, il maggior aumento di produttività della P.A locale, derivante dalla sostituzione della spesa storica, genererà nel giro dei tre anni disponibili, i flussi di cassa aggiuntivi necessari per recuperare il  contenuto costo del debito con l’UE.

Di conseguenza, il sistema delle autonomie locali, così riqualificato, potrà  eliminare dal 40%  della spesa pubblica la spesa storica, responsabile dell’elefantiasi del Debito Pubblico. ed  osservare l’impegno  alla discesa del Debito Pubblico.

Conclusioni 

Grazie all’evoluzione normativa conseguente all’europeizzazione della finanza pubblica il Debito comune del Rapporto Mario Draghi offre, non solo il modello ma anche le risorse necessarie per abilitare Genova a Citta metropolitana europea Policentrica ed Ammagliata consentendo l’eliminazione delle disfunzioni della governance determinate dal diverso peso demografico dei comuni, dagli  egoismi municipalistici, dalla storica frammentazione territoriale e dalla tradizionale modestia decisionale in ambito territoriale.

Vengono, altresì, assicurati i principi di coesione ed equilibrio della finanza pubblica richiesti  dalla Commissione UE e non rispettati dallo schema del sindaco Bucci che ignora la  sostenibiltà.

Infine, vengono bilanciate le tendenze contrapposte alla spesa eccessiva o, viceversa, troppo scarsa, evitando  errori che determinerebbero l’impoverimento dell’area metropolitana.

Antonio Troisi

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