Intensa giornata di libero e profondo dibattito da parte d’INSIEME ieri a Roma. I problemi del Paese, la caratterizzazione della presenza autonoma ed originale del Partito, le sue prospettive e il suo rinnovamento organizzativo hanno animato una discussione cui ha partecipato anche Stefano Zamagni che ha invitato a rinnovare l’impegno per la “trasformazione”, una prospettiva cioè in grado di andare oltre l’idea di quel riformismo di cui si parla, ma con scarsi risultati da anni e anni.

Tre i principali temi su cui riflettere in particolare:

  • l’evoluzione democratica dell’Italia ed anche i rischi che nascono dal continuare lungo una linea elitarista e dirigista
  • una nuova politica economica che punti alla ripresa di una cultura anche dell’imprenditorialità come fattore d’innovazione e sviluppo e che, per il Mezzogiorno, vada oltre la mera logica assistenziale
  • un deciso impegno per una visione di neo – umanesimo in grado di contrastare quell’idea del trans-umanesimo che intende superare l’idea di Persona

Un partito moderno e con l’intenzione di interpretare le esigenze della società contemporanea deve portare alla trasformazione della propria organizzazione e della propria presenza superando le obsolete logiche tipiche della fisionomia delle vecchie organizzazioni politiche.

Gli amici di INSIEME, quelli presenti a Roma e i numerosi altri collegati telematicamente, hanno elaborato il seguente documento che portano all’attenzione di tutti, a partire dai componenti di quel mondo popolare che, in contemporanea a Roma, si sono riuniti con la presenza di rappresentanti di gruppi presenti in diversi territori.

Ai lavori di INSIEME hanno partecipato Giuseppe De Mita dei Popolari in rete, gli on. Lorenzo Dellai e Federico Fauttilli, mentre Stefano Zamagni e Giancarlo Infante, a nome d’INSIEME, hanno presenziato ad una parte dei lavori dei popolari.

Il frutto di questa ricerca di un terreno di unitario impegno si è concretizzato in un documento (CLICCA QUI) utile ad avviare i primi passi verso quel percorso comune, di cui parlavamo ieri (CLICCA QUI), da parte di tutti coloro che credono nell’impegno nella vita pubblica sulla base di una ispirazione cristiana, in grado di riassumere e valorizzare tutto il significato della lunga esperienza politica laica del popolarismo.

Di seguito il documento elaborato ieri da INSIEME destinato a divenire oggetto di ulteriori arricchimenti ed approfondimenti

RIPENSARE E RIPROPORRE IL VALORE UNIVERSALE DELLA DEMOCRAZIA. CONTRASTARE, FIN D’ORA, IL “PRESIDENZIALISMO”

L’ordinamento democratico, nel nostro Paese, appare visibilmente affaticato.

Soffre la fatica del confronto con una realtà sociale soggetta ad imponenti trasformazioni, le quali diffondono sentimenti di insicurezza e di precarietà che pervadono sia la vita personale che quella collettiva degli italiani.

Si affievolisce la sovranità popolare, ne patisce la rappresentanza, si indebolisce la governabilità

del sistema politico-istituzionale.

Chi persegue una riforma “presidenzialista” della Costituzione e suggerisce percorsi ispirati a forme di accentramento e personalizzazione del potere, spinge l’ Italia, più o meno consapevolmente, verso una china  pericolosa che abbiamo, da subito, il dovere di contrastare apertamente.

INSIEME invita le forze politiche, culturali e sociali che condividono tale preoccupazione a costituire un

“Comitato di coordinamento per la democrazia”

che assuma il compito di sostenere la centralità del Parlamento e dell’effettiva sovranità popolare, anche studiando opportune forme di ampliamento di spazi e luoghi in cui l’esercizio della “democrazia deliberativa” accresca la partecipazione attiva dei cittadini alla vita civile, contrastando la surrettizia deriva verso forme progressivamente autoritarie.

Sosteniamo, in altri termini, che una reale, effettiva e forte governabilità è possibile solo se quest’ultima viene correttamente interpretata come funzione di una piena rappresentanza democratica e parlamentare, non viceversa.

PER UNA LEGGE ELETTORALE PROPORZIONALE

La costruzione della democrazia adatta al tempo complesso e frammentato della post-modernità esige che la pluralità degli interessi, degli orientamenti culturali e delle opzioni etiche che la percorrono, anziché essere compressa mediante  illusori processi di semplificazione, attraverso una concezione verticale ed autoritaria del potere, siano ascoltate e ricomposte nel quadro di un discorso pubblico libero, dialetticamente schietto che nelle istituzioni centrali e locali del nostro ordinamento  trovi piena espressione. La democrazia deve essere assicurata altresì all’interno dei partiti politici e dentro il Parlamento, approntando gli strumenti necessari per regolare e rendere trasparenti i rapporti con i portatori di interessi economici e finanziari

REGIONI ED ENTI LOCALI TRA AUTONOMIA E CORRESPONSABILITA’

INSIEME giudica del tutto inaccettabile il progetto di “autonomia differenziata” curato dal Ministro Calderoli.

Vi ravvisa un sostanziale, pesante attacco all’ unità dell’Italia ed alla stessa idea di nazione, riproponendo, in altra forma, la strategia secessionista che ha rappresentato la cifra originaria del partito di Bossi ed ora puntualmente ritorna.

A maggior ragione, in questa ottica il “sovranismo populista”, pure caro alla Lega, riprodotto nelle singole aree regionali, diventa addirittura la pericolosa miccia di possibili, radicali contrapposizioni intestine al Paese,  difficilmente riconducibili ad una effettiva convivenza.

Peraltro, mettere, di fatto, in discussone l’unità nazionale del nostro Paese significa comprometterne anche la vocazione europea e consegnarlo ad un isolamento irto di pericoli.

Secondo la lezione che abbiamo appreso da Sturzo, l’autonomia – anzi, le “autonomie”, quelle istituzionali e quelle funzionali da riconoscere ad importanti ambiti della vita civile, a cominciare dalla scuola e dall’ università – devono essere concepite come valorizzazione delle specificità locali che sinergicamente concorrano ad una crescita equilibrata, giusta ed armonica dell’ Italia, a sua volta diretta a riassorbire le profonde diseguaglianze di cui soffriamo, piuttosto che addirittura codificarle in chiave geografica.

In tal senso, occorre, piuttosto, coniugare autonomia e corresponsabilità, anche attraverso progetti di cooperazione tra Regioni in  determinati settori strategici.

UNA PIENA E RINNOVATA AFFERMAZIONE DELLA VOCAZIONE EUROPEA DELL’ ITALIA

Va tracciato, passando necessariamente attraverso una revisione dei Trattati costitutivi, un percorso che sia diretto espressamente all’ unita’ politica dell’ Europa.

Senza tergiversazioni, dubbi, timori, rivendicazioni di singoli Paesi che, di fatto, intendono mettere severamente in discussione tale obiettivo, se non altro declinandolo nei termini della cosiddetta “Europa della Nazioni”.

Al contrario, è l’Europa unita in un sentimento di pacificazione storica dei suoi millenari conflitti, secondo un disegno di reciproca fecondazione delle culture caratteristiche dei singoli Paesi, a rappresentare la maturazione, nel segno di una nuova civiltà, dell’ enorme portato storico e geopolitico dell’età che ha visto nascere ed affermarsi le nazioni sul suolo del nostro continente.

Peraltro, lo stato in cui versano le relazioni internazionali, come sta rivelando la brutale aggressione russa all’ Ucraina, mostra come sia indispensabile, al fine di conseguire un nuovo equilibrio, che l’Europa si ponga come soggetto autonomo ed attivo sulla scena planetaria, in stretto raccordo con la comunità dei Paesi liberi, a sua volta chiamata ad affiancare al comune impegno militare, un altrettanto severo compito di sostegno ai Paesi che ancora non emergono da una condizione di povertà e di umiliazione della dignità umana dei loro cittadini.

All’ Italia, in tale quadro compete l’onere di richiamare con forza la vocazione “mediterranea” dell’ Europa e il valore strategico di una parternship intercontinentale che è chiamata a promuovere con il continente africano.

Oltre a questi profili di rilievo istituzionale, INSIEME intende far proprie tematiche politiche e sociali che vanno assunte prioritariamente, nella misura in cui rappresentano aspetti strutturali e “sistemici” per la vita dell’Italia nell’ attuale frangente storico.

PER UN NUOVO “STATUTO DEL LAVORO”. I DIRITTI SOCIALI, LA FAMIGLIA, IL CONTRASTO ALLE DISEGUAGLIANZE

Le enormi trasformazioni intervenute nel mondo del lavoro, la disoccupazione, in particolare giovanile, la facoltà di orientare i giovani al lavoro, la necessità che vi sia lavoro per tutti, la mobilità occupazionale, la formazione continua del lavoratore, le nuove professionalità non tutelate impongono un ripensamento complessivo delle opportunità e delle garanzie da garantire all’ intero mondo del lavoro.

Anzitutto, attraverso le politiche attive dirette a promuoverlo ed a valorizzarne il ruolo economico e sociale, anche nelle forme della partecipazione del lavoratore alla conduzione dell’ azienda.

Il lavoro considerato non solo come fonte di reddito, ma anche affermazione della dignità del cittadino, diritto sociale primario che, accompagnato dal diritto alla casa ed alla salute, all’istruzione ed alla cultura, costituisce il fondamento che rassicura la vita della famiglia e le garantisce la condizione necessaria a costruire il proprio ruolo di inalienabile fondamento della collettività.

Altresì, il lavoro come momento centrale di una strategia che, anche ridefinendo i rapporti interni al mondo della produzione, consenta di riassorbire e superare le gravi disparità sociali che, oltre ad essere profondamente offensive della dignità delle persone, rappresentano un pericoloso motivo di possibile dissoluzione del contesto sociale.

Come è certo che senza crescita economica non si va da nessuna parte e sono necessari incrementi continui di produttività, così è altrettanto vero che in presenza di bassi salari non c’è una solida ripresa economica.

Per cui va superato il modello, amato dalla destra, del “neo-liberismo tecnocratico”, tutto orientato alla massimizzazione del profitto a favore delle élite sociali per la realizzazione di un neo-capitalismo popolare, umano, democratico, orientato prioritariamente alla riduzione delle attuali crescenti diseguaglianze economiche.

Il fine ultimo è dotare di anima la convivenza democratica.

IL RISPETTO INTEGRALE DELLA VITA COME FONDAMENTO DELLA LIBERTA’

Per noi è dirimente l’integrale rispetto della vita, cioè, dal concepimento alla sua conclusione naturale, il pieno riconoscimento della dignità della persona, in quanto valore originario, ontologicamente fondato e, dunque, incontrovertibile.
Non lo sosteniamo solo in quanto credenti, ma razionalmente e laicamente convinti che solo una tale considerazione sia il necessario presupposto fondativo della libertà e, quindi, del corredo di diritti individuali e sociali che ne conseguono.
Valori che esigono un radicamento che va ben oltre un patto asseverato da convenzioni sociali. In altri termini, riteniamo che la vita sia un dono e non un possesso autoreferenziale ed esclusivo, cosicché la stessa autodeterminazione non è esaustiva del valore della libertà personale di ciascuno.
Peraltro, queste considerazioni non valgono solo in riferimento alla singolarità di ognuno, ma anche sul piano della collettività e vanno, conseguentemente, proposte e sostenute anche sul piano politico ed istituzionale.

PER UNA NUOVA POLITICA DEL CREDITO E DELLA RELATIVA RESPONSABILITA’ SOCIALE

La riforma del credito ha radicalmente mutato lo status giuridico dei banchi di credito cooperativo e degli istituti minori, nati da varie forme di solidarietà  locale, fortemente radicati nel territorio ed operativamente disponibili ad un rapporto diretto con i piccoli risparmiatori.

Storicamente si tratti di istituti che nascono da quella tradizionale e consolidata coesione sociale delle comunità locali, oggi, per più aspetti, compromessa.

Una revisione della suddetta riforma, una nuova valorizzazione degli istituti di credito locali, un coordinamento degli stessi in un’ ottica di vasta area si rende necessaria sia per consentire un più facile e garantito accesso ai servizi bancari da parte di importanti fasce della popolazione, sia per concorrere a ristabilire un sentimento di comune appartenenza al contesto civile delle rispettive comunità.

Mentre i grandi gruppi bancari hanno fatto della finanziarizzazione del sistema produttivo un loro asset strategico, il mondo della cooperazione non può perdere le sue radici nell’economia reale del territorio dove lavora.

Alla cooperazione spetta per la sua storia un ruolo fondamentale nella triade: mercato-Stato-comunità.

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