“Giorgia Meloni è come De Gasperi”. È stato il recente sbrodolarsi addosso del “fido” Bocchino per cercare di accreditare lei, lui e i loro come i vecchi democristiani che la politica la sapevano fare(CLICCA QUI). E ancora: Giorgia Meloni chiama la Elly Schlein in vista delle future settimane difficili per tutti (CLICCA QUI).
Miseramente, poi, il tutto scivola sulla “buccia di banana” dell’elezione di un Giudice della Corte costituzionale per cui la destra compatta ha proposto la persona più sbagliata che ci potesse essere: nella sostanza, e nei tempi.
Nella sostanza, perché è l’autore di una riforma, quella sul Premierato, rivelatasi una delle cose più pasticciata sul piano degli equilibri istituzionali. Oltre ad aprire il fianco ad una probabile revisione di costituzionalità ad accentuare la divisione del paese. Nei tempi, perché, appunto, si rischia davvero che l’autore di quella proposta finisca, addirittura, a far parte di un organismo terzo, e di che livello!, che di quella legge potrebbe essere chiamata a valutare la dignità costituzionale.
Un grave scivolone questo di Giorgia Meloni. Ma anche di quella parte della destra che si spaccia per centro e moderata. E la cosa giustifica in pieno la domanda di Domenico Galbiati su che cosa ci faccia Tajani “da quelle parti” (CLICCA QUI).
Non solo. La maggioranza non ha i voti per imporre il Giudice costituzionale. Né quello proposto, e praticamente bruciato?, né altri simili. A meno che non ci si acconci a trattare con le opposizioni. Una pratica minima di intelligenza politica seguita da tempo immemorabile.
E allora c’è da chiedersi perché Giorgia Meloni si sia voluta esporre alla figuraccia di ieri. Deve continuare a pagare dei prezzi ai suoi “pasdaran” e a quelli di Salvini, oltre che all’ignavia e alla mancanza di coraggio di Tajani?
Ha fatto davvero la figura da “statista” nell’essere, alla fine, costretta a far votare i suoi scheda bianca? Vergognosa ritirata che ha fatto apparire la toppa peggio del buco.
Altro che paragonarla ad Alcide De Gasperi, alla sua sapienza politica e alla sua capacità di prendere la rotta più intelligente in ogni occasione. E guarda caso, questo vezzo di paragonarsi a lui, è già accaduto nel passato, viene fuori proprio con quelli che ne sono più lontani come capacità di mediazione e di prevedere per tempo le conseguenze delle proprie azioni.
In realtà, siamo dinanzi al riferimento a Donald Trump che si affida ad una Corte suprema statunitense imbottita, anche da lui, da giudici di destra e fortemente, quindi, condizionata dalla politica. A conferma che una “democrazia malata”, come la nostra, non la si cura, se davvero la si volesse curare, provando a seguire le stesse orme di altre democrazie che, in realtà, devono un pò risistemarsi anch’esse …