Una politica solo basata sulla comunicazione, e diciamolo chiaramente sulle “chiacchiere”, alla fine presenta il conto e svela tutti i limiti e le mancanze. Non mantiene la riduzione sulle accise, i prezzi balzano di nuovo all’insù e il Governo Meloni deve trovare il nemico da additare al pubblico ludibrio: la speculazione.
La speculazione c’è ed è planetaria. Ma guarda caso, noi siamo tra quelli che meno sono intervenuti sui cosiddetti extraprofitti. Le compagnie petrolifere, intanto, continuano a dire che il balzo del costo dei carburati è dovuto solamente alla piena reintroduzione dell’esosa quota che va allo Stato. Quella quota che, quando governavano altri, riceveva gli strali di Giorgia Meloni e dei suoi spot elettorali durante i quali si scagliava contro i “furti” che lo Stato faceva a danno degli automobilisti (CLICCA QUI).
Assieme al grido sdegnato contro la speculazione, e al riguardo si sono convocati persino i vertici della Guardia di Finanza che dovranno battere a tappeto tutti i distributori a cerca degli speculatori, a Meloni e compagni non resta che affidarsi ai … cartelli. Così, da oggi, i gestori dovranno fare il grande sacrificio d’esporre un duplice cartello: quello del prezzo praticato alla loro pompa e quelli della media nazionale. Di colpo, si cancellerà la speculazione.
O ci sono o ci fanno, si dice a Roma! Di sicuro, non si mettono la mattina la benzina nelle loro auto, e a spese loro, e, così, non vedono quello che gli italiani fanno già da soli. E cioè si riforniscono presso i distributori meno cari senza bisogno di stare a guardare i cosiddetti prezzi medi, cosa che non serve assolutamente a nulla.
Infine, un consiglio ai sondaggisti: in questi giorni intervistate gli automobilisti mentre fanno rifornimento