Lo scorso anno l’inquinamento da carbonio ha provocato la morte di quasi 50.000 persone in Europa. È la conclusione cui è giunto uno studio pubblicato su Nature dedicato a quello che oramai è definito un vero e proprio “killer silenzioso”.
Secondo gli studiosi autori della ricerca, le vittime di uno degli agenti più responsabili dell’innalzamento delle temperature e dei conseguenti cambiamenti climatici avrebbero potuto essere molte di più se non ci fosse stato un adattamento da parte della società alle mutate condizioni negli ultimi due decenni.
I ricercatori non hanno dubbi e sostengono che l’Europa si sta riscaldando a una velocità doppia rispetto alla media globale.
Le previsioni sono che il numero dei decessi previsti, se la situazione attuale continuerà a ripetersi, e giova ricordare che il 2023 è stato l’anno più caldo in assoluto degli ultimi secoli, è destinato ad aumentare. In particolare, nell’Europa Mediterranea, oramai esposta a periodi più torridi, anche se pure i paesi più settentrionali vedono crescere la quantità delle giornate più calde del normale.
La Grecia è il paese che con una media di 393 morti ogni milione di abitanti è il più colpito, con l’Italia subito dopo con 209 decessi per milione.
Gli scienziati ritengono che i governi possono proteggere le persone dalle ondate di calore progettando città fresche con più parchi e meno cemento, istituendo sistemi di allerta precoce per avvisare le persone di quando le temperature salgono eccessivamente. E, in ogni caso concludono i cambiamenti climatici devono essere considerati veri e propri problemi sanitari.