Il lato oscuro dell’ecommerce: lo spaccio di droga online (2). Un intervento del centro Livatino
Sep 10, 2023 - 08:13:46 - CEST
Questo intervento segue la prima parte pubblicata ieri (CLICCA QUI)
Il testo del Dl 130 del 2020sin dalle prime bozze, è stato criticato perché prevede l’impiego di procedure già impostate nel 1998 e, quindi, obsolete. Per quanto datate, tuttavia, non si può dire che le misure previste dalla legge 3 agosto 1998, n. 269 non siano efficaci; si può quindi dire che, semmai, il decreto pone un rimedio tardivo ad una situazione di fatto già consolidata nel tempo in via di fatto.In altre parole, non si tratta né di uno strumento normativo o tecnico inidoneo perché obsoleto, né di una scelta al ribasso: si può dire, piuttosto e con ragionevole certezza, che la previsione dell’ottobre 2020 poteva essere adottata già anni fa.
Il mercato delle sostanze stupefacenti è, per sua natura, estremamente dinamico e caratterizzato, da quando vengono utilizzati i telefoni, dal primo, rudimentale, strumento di crittografia che si conosca: il linguaggio cosiddetto “criptico”, ossia quello in cui si usano metafore per comunicare all’interlocutore, luoghi, quantità, prezzi della “transazione”. È quindi del tutto evidente che “le piazze di spaccio virtuali”, contro cui è stato posto questo presidio, si evolveranno di conseguenza.
La vendita di droga online non è un fenomeno nuovo, anche se fino a poco tempo fa era limitata al dark web, la parte di internet “nascosta” ai motori di ricerca tradizionali. Di recente, i black market online, ma anche le piazze di strada, stanno lasciando il posto alle chat dei social network. Il motivo principale è uno: la crittografia, vera o presunta. In pratica, certe conversazioni su queste piattaforme sono visibili solo dai due interlocutori e protette da qualunque occhio indiscreto: un vero e proprio strumento anti-intercettazione.
Telegram è un’app nota per la tutela della privacy dei suoi utenti. La sua riservatezza permette a chi vi crea e gestisce un canale (gli amministratori) di conservare l’anonimato. In questo modo chiunque – l’organizzazione criminale ma anche il “coltivatore diretto” – può potenzialmente spacciare online, rendendo il suo canale una vera e propria vetrina virtuale di ciò che vende.
Si possono trovare hashish, marijuana e droghe più pesanti, ma anche documenti falsi e banconote contraffatte, con tanto di foto e listino prezzi. Il pagamento può avvenire in bitcoin, oltre che tramite ricarica e bonifico bancario, e si svolge in una chat privata con il venditore. Si ordina, si paga e si riceve il pacco dove si desidera. La maggior parte dei canali hanno anche una parte dedicata all’utente, che di solito si trova nella descrizione e funziona come garanzia per chi acquista: una sorta di “diffidate delle imitazioni”, meccanismo già adottato dai black market del dark web per acquisire credibilità.
In questo canale Telegram si vendono hashish, marijuana, monete false e, per i più golosi, cibo e liquidi per la sigaretta elettronica con thc. Ogni cosa proviene dal Regno Unito, dalla Spagna o dall’Italia, e ha una sua descrizione. Le monete false, si legge, sono di «qualità paragonabile alle reali, scambiabili facilmente ma – si specifica – non vengono accettate dai distributori», e l’erba e il fumo sono di «qualità coffee shop»; i gusti dei liquidi svapabili fanno invece riferimento alle varie qualità di marijuana. Il tutto è accompagnato da prezzi e foto.[1]
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