Alla fine l’ho dovuto leggere anche io Il mondo al contrario del Generale Roberto Vannacci.
Direi che è una summa completa del pensiero di destra attuale in Italia. Quando dico di destra non dico fascista, anche se è certamente nazionalista e non moderato.
Di originale e personale il Generale ci mette poco di suo ed è perfino bello leggerlo solo quando parla di un ragazzo che è cresciuto in Francia ma si è sempre profondamente sentito italiano tanto da aver voluto dopo la maturità, ancora minorenne, entrare all’Accademia Militare. Ha voluto dedicare la sua vita alla Patria, di come si commuova ancora all’alzabandiera, al silenzio d’ordinanza per i Caduti, quando dice che per lui la sua Patria è il reparto d’élite di incursori di cui ha fatto parte, un pugno di uomini ma anche qualche donna, pronto a battersi e a conquistare palmo per palmo il terreno.
Il libro però concede poco al personale che però è l’unica nota appassionante, il resto sono le solite recriminazioni della destra italiana.
Si parla e si mette in risalto troppo l’omosessualità e gli omosessuali e non abbastanza la famiglia tradizionale, ci si vuole convertire troppo in fretta alle energie alternative e si chiude al nucleare, non si è abbastanza difensivi dell’italianità che è vista come un fatto etnico, linguistico, religioso ben preciso e con confini da difendere da un’invasione in atto, contro la società multiculturale e multietnica.
Si direbbe un libro “reazionario”, nel senso che “reagisce” a molte trasformazioni, certamente a volte repentine, traumatiche, poco governate della società italiana per regredire ad una società di ieri che forse non è mai esistita o non esattamente nel modo in cui la si rimpiange. Come governare i processi dell’immigrazione, come rispondere alla crisi ideale di identità della famiglia nucleare, che non è certamente causata da una maggiore cultura dei diritti anche delle minoranza gay, il libro non te lo spiega.
Il libro del resto, certamente un riuscito pamphlet di propaganda politica, esprime anche quello che forse è il maggiore limite culturale e politico della destra italiana: sa che mondo non vuole e che la infastidisce e non capisce ma non sa dirti come farne uno diverso che non sia solo l’impossibile ritorno all’Italia prima del ’68 se non addirittura degli anni ’50.
Tutto in nome del “buonsenso”, a cui dedica il primo capitolo, che non è un’ideologia, anzi è “un’ antideologia”, di cui non vengono spiegati i fondamenti religiosi e morali dandoli per assolutamente scontati come se lo stesso buonsenso non ci dicesse che proprio questi fondamentali sono in crisi da tempo, sempre meno condivisi in modo omogeneo dalla società sempre più pluralistica se non addirittura “politeistica”.
Tutto ciò un Generale in servizio permanente effettivo lo può scrivere o no?
Per quanto mi riguarda personalmente lo può scrivere benissimo e non essere punito per questo, altra cosa è lasciarlo a dirigere un istituto culturale delle Forze Armate dopo la polemica che, inevitabilmente e consapevolmente, ha suscitato.
Perché il suo libro è chiaramente un libro di propaganda e polemica politica, lui stesso dice che un militare è libero di esprimere le sue idee ma senza scendere nella propaganda politica; e lui afferma di essere sorpreso per il polverone sollevato, ma nello stesso libro ammette di aver condiviso con moltissimi amici il voler scrivere questo saggio.
Vannacci rivela quindi una “voglia matta” di fare politica, del resto è un uomo concreto, abituato a combattere e battagliare.
A destra ci sono già però molti leader e una leaderessa o Capa, che magari non ha i suoi nastrini e la sua chiarezza ma per ora ha i voti e molti colonnelli che la servono con fedeltà.
Se è nata una nuova Stella della politica lo sapremo solo quando Vannacci si sarà tolto le stellette, non è il caso che gliele tolga nessun altro, neanche per dargli un immeritato vantaggio.
Pier Luigi Tolardo
Pubblicato su Rinascita Popolare dell’Associazione I Popolari del Piemonte (CLICCA QUI)