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Il martirio di Massimiliano Kolbe ad Aushwitz

Il 16 agosto del 1941 moriva ad Auschwitz padre Massimiliano Kolbe. In suo ricordo  Acistampa (CLICCA QUI) ha realizzato l’intervista che segue con padre Raffaele Di Muro, rettore della Pontificia Facoltà di Teologia San Bovanentura-Seraphicum di Roma e direttore della cattedra kolbiana della stessa istituzione accademica.

I Santi non passano “mai di moda” perché riescono a donarci esempi da seguire per il tempo che stiamo vivendo. Il 14 agosto del 1941 moriva nel campo di concentramento di Auschwitz il frate francescano, “innamorato di Maria”. Fare una sintesi della sua vita è impresa alquanto ardua. Ha toccato tanti temi grazie alla sua spiritualità: l’Immacolata, prima di tutto; e poi la via dell’amore per sentirsi veramente fratelli; e poi le sue imprese editoriali (come la rivista “I cavalieri dell’Immacolata” della Milizia fondata da lui nel 1917). L’elenco continuare potrebbe essere ad libitum. Ma cerchiamo di capire, meglio, l’attualità di questa bellissima figura. Guardiamo al nostro oggi. Ad accompagnarci in questo viaggio, AciStampa ha intervistato padre Raffaele Di Muro, rettore della Pontificia Facoltà di Teologia San Bovanentura-Seraphicum di Roma e direttore della cattedra kolbiana della stessa istituzione accademica.

 Padre Di Muro, Kolbe vive il martirio alla vigilia della festa dell’Assunta. Un dato particolare visto il suo amore incondizionato verso la Vergine Maria. 

Un dato significativo, sì. Molto. Tutto il suo cammino spirituale ha visto la presenza dell’Immacolata. Sappiamo che l’affidamento all’Immacolata ha per lui un valore inestimabile e, dunque, vive tutta l’intera sua esistenza all’ombra di lei, ponendosi nelle sue mani.

Oggi viviamo tempi di guerra. Il mondo sembra essere accerchiato da guerre – tante guerre – che coinvolgono diversi paesi del mondo. Kolbe ha sempre proposto la Vergine come via di pace, di amore. E’ questo un altro dato che ci fa comprendere quanto Kolbe sia attuale?

Certamente: Maria via di amore e pace, è un tema attualissimo. Bisogna dire che San Massimiliano ha vissuto le due guerre mondiali. Ha sperimentato cosa volesse dire tempi di guerra. La Vergine Maria è importantissima per lui, non solo per la sua esistenza, ma come “proposta” di via di pace: l’amore verso Maria; la sua presenza materna; il suo esempio; la sua delicatezza; la sua intercessione; sono elementi molto preziosi per dare all’umanità uno spirito di comprensione, di tenerezza, di accoglienza che aiuta molto in tempi di guerra. In situazioni difficili, come quella della guerra, San Massimiliano Kolbe fece di tutto per spedire i numeri della rivista fondata da lui nel 1922 “I cavalieri dell’Immacolata”, proprio per raggiungere più famiglie possibili per seminare pace, serenità, amore!

La fondazione della Milizia dell’Immacolata nel 1917 è uno dei passaggi fondamentali per la sua biografia. Il 1917, possiamo dirlo bene, sembra così lontano da noi. E allora, oggi, cosa vuol dire, appartenere alla Milizia? 

Vuol dire raccogliere l’eredità di San Massimiliano Kolbe ma anche attualizzarla. E’ naturale che ciò che lui scriveva ai tempi della fondazione della Milizia appartiene a un’epoca passata. Il messaggio è attuale perché i contenuti sono universali ma hanno bisogno di una attualizzazione. Oggi la Milizia si impegna proprio in questo: attualizzare il messaggio di Kolbe, il suo pensiero spirituale. Un tesoro preziosissimo che va incastonato nei tempi di oggi.

 Ci sono diversi aspetti di San Massimiliano Kolbe che lo rendono un “personaggio” attuale: giornalista; scrittore; missionario; inventore, addirittura; e poi c’è tutta la sua spiritualità sempre più da riscoprire. Quale carattere, secondo lei, lo rende davvero un uomo dei giorni d’oggi? 

Una parola sola:missionario. Il mio avviso è l’aspetto più significativo per il tempo che stiamo vivendo. Questo aspetto rende ancora più affascinante la sua figura oggi. E’ un missionario a tutto tondo, con tutte le sue forze. E questa missionarietà abbraccia tutti gli aspetti che lei ha elencato. E dalla missionarietà si passa bene al dono di sé che ne è, in un certo modo, la conseguenza. Questo suo essere missionario fino in fondo poi sfocerà in quel martirio che tutti conosciamo: San Massimiliano dona tutto sé stesso fino a raggiungere il martirio.

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