La lectio magistrali tenuta da Mons. Galantino nell’incontro svoltosi martedì scorso al Senato, per i 70 anni dalla nomina di Sturzo a senatore a vita, e in particolare l’invito a dare, nel solco del realismo del “visionario” Sturzo, attuazione nella dinamica sociale del tempo di adesso, ad almeno alcuni punti del suo pensiero e della sua conforme concreta azione politica, mi ha portato alla riflessione sul punto del Merito, essenziale per l’effettiva realizzazione del principio di uguaglianza.
Nei giorni scorsi, grazie a una aggiunta alla denominazione del ministero chiave per l’educazione, si è aperta una discussione proprio sul merito. Iniziata con toni polemici presto sedati anche perché è la nostra Costituzione a menzionare e valorizzare il merito.
Se la polemica è stata presto sedata, purtroppo però anche il tema è rimasto sopito come prima. Vogliamo chiederci perché? Può darsi che convenga metterlo da parte perché il Merito farebbe saltare il sistema delle connivenze a causa dell’attribuzione di ingiustificati privilegi, favoritismi, nell’esercizio di grandi o piccoli poteri così d’acquisire il consenso dell’ avvantaggiato e di riflesso di chi gli sta vicino?
INSIEME, il nostro partito d’ispirazione cristiana , in questi due anni dalla sua costituzione, ha più volte evidenziato l’imprescindibile rapporto merito-uguaglianza. Sarebbe davvero una svolta epocale se il nuovo governo dovesse dedicarsi, impegnarsi davvero per riconoscere a ciascuno quello che gli spetta per avere messo a frutto le proprie capacità. INSIEME la vuole fortemente, pretende che avvenga e non mancherà di sollecitarla, nella consapevolezza che tanti troveranno la giusta motivazione per impegnarsi nei più vari percorsi.
Il riconoscimento del Merito conduce all’unica disuguaglianza legittima, quella della differenza di ruoli, funzioni, responsabilità e anche di gratificazioni, perché sei capace e te lo meriti. Ovviamente ciò non toglie che a tutti deve essere assicurata la soglia minima dei diritti assoluti, da rispettare sempre e comunque per salvaguardare la dignità di ogni persona.
Pretendere il riconoscimento del merito comporta promuovere la trasparenza vera, non formale, nell’attribuzione e assegnazione di posti di lavoro e in qualsiasi campo. Trasparenza, ad esempio, occorre nel campo universitario, a cominciare dal reclamare il significativo gesto di rendere chiaro e semplice come proseguire l’attività di studio, dopo la laurea, con la ricerca, evitando che se pur data formale pubblicità lo sappia soltanto chi lo deve sapere. Altro esempio è pretendere che chi dirige un ufficio abbia le dovute capacità per farlo , che gli consentano di affrontarle e non di allontanarle. Chi dirige sarà così un modello per l’efficienza di collaboratori e dipendenti.
È certo che agire per il merito, per la svolta del merito significa fare la buona politica d’ispirazione cristiana tesa a perseguire con perseveranza il Bene Comune, altrimenti miraggio per una società rancorosa a causa di ingiuste disuguaglianze, da fare cessare con l’impegno per il merito che porta solidarietà, speranza e fiducia.
Francesco Punzo