Lassù qualcuno ci ama….Infatti, nella sua penosa impotenza, il nostro sistema politico, incaprettato nelle sue insanabili contraddizioni, ha pur ottenuto un grande risultato: ci ha conservato Sergio Mattarella al Quirinale. Non è dunque vero, come sostiene la voce popolare, che tutte le disgrazie vengono assieme. Almeno, non è stato così nel nostro caso.
La presenza di Mattarella al Colle trasmette all’Italia un sentimento di rassicurazione e di serenità, perfino nel momento buio che stiamo attraversando.
Gli italiani hanno imparato a conoscere le sue parole ed i suoi silenzi, l’imparzialità, il rispetto rigoroso delle attribuzioni che gli competono ed il loro pieno esercizio, gli ammonimenti sempre rispettosi delle competenze altrui e la fermezza delle determinazioni quando spetta a lui assumerle.
Hanno compreso anche che nell’indecorosa “babele” del discorso politico, così come si sviluppa oggi nel nostro Paese, incapace di fornire una lettura credibile degli eventi che via via si succedono, l’unico luogo istituzionale le cui mosse lasciano intendere come a monte vi sua una lucida capacità di analisi politica della situazione, sia il Quirinale.
Ogni italiano ha compreso che, qualunque sia il suo orientamento politico, nel Presidente della Repubblica è sicuro di trovare un presidio di rispetto e di fiducia.
Anche se siamo uno strano Paese che ha per Ministro degli Esteri, un signore, il quale all’ avvio di questa legislatura malata, in modo tanto cervellotico, quanto impudente, chiese addirittura l’ impeachment del Presidente. Del resto, il “saloon” della politica italiana, tra cow-boy alticci e pistoleros improvvisati, non offe molto, se non qualche vecchio pianista che picchia disperatamente sui tasti, cercando di sovrastare il rumore della sparatoria, ma non gli badano e, infatti – secondo l’ammonimento dell’uomo dietro il bancone che serve whisky – nessuno gli spara.
Se facciamo scorrere la lunga teoria degli uomini che si sono alternati al Colle, per l’intero decorso della storia repubblicana, non possiamo lamentarci, anzi vi si scorgono splendide figure. Eppure ad alcuni, anche tra i meno lontani nel tempo, in situazioni così delicate e complesse, sia sotto il profilo istituzionale che politico, quali tocca a Mattarella dirimere, sarebbe venuto un incontenibile prurito dalla gran voglia di metterci mano.
C’è del metodo nella saggezza del Presidente, nella pacata fermezza dei suoi gesti. Vi si coglie il riflesso di una viva intelligenza delle cose, passata al vaglio delle categorie interpretative di una grande cultura politica.
Ripartire da qui, dalla compostezza degli atti e del pensiero che la figura del Presidente della Repubblica ci suggerisce, vorrebbe già dire essere di un gran passo avanti, fuori dalla palude.
Domenico Galbiati