È stata per me una piacevole sorpresa scoprire, nel bellissimo articolo di Mons. Michele Pennisi dal titolo “Don Luigi Sturzo: eliminabilità della guerra e impegno per la pace (CLICCA QUI)” , che la proposta che avevo formulato nei miei precedenti articoli (CLICCA QUI, QUI e QUI) avesse, riguardo un punto specifico, una grande analogia con quella elaborata da Don Sturzo nel suo trattato del 1929, ma pubblicato solo nel 1954 in Italia: “La comunità internazionale e il diritto di guerra”.
In quel lavoro, certo assieme a molte altre considerazioni oggi ancora valide, egli fa una proposta precisa, come si può ricavare dal seguente passaggio dell’articolo di Mons. Pennisi, articolo a mio parere da rileggere più volte: “Per arrivare alla completa eliminazione della guerra occorrerebbe per don Sturzo un altro passo audace (oltre ad un più incisivo coinvolgimento delle Nazioni Unite, n.d.a.): che un gruppo di stati, i più coraggiosi e i più civili, fossero disposti a rinunziare a tutte le guerre, a qualunque guerra, senza eccezione o riserve e, contemporaneamente, dichiarassero di volere essere riconosciuti come stati disarmati e neutralizzati, quali ne fossero gli eventi internazionali. Egli auspica che all’interno dell’organizzazione internazionale maturi in alcuni Stati l’impegno a un disarmo unilaterale che apra la strada all’affermazione di idee nuove ed esemplari. È soprattutto necessario un orientamento psicologico dei popoli e degli stati verso un sistema internazionale che elimini la guerra, come un atto di fede nella pace, e come un mezzo necessario per l’evoluzione della comunità internazionale. Si tratta di una pace che agisce contemporaneamente e in modo complementare sulla politica degli armamenti verso un disarmo reale, sulla politica della relazione fra Stati attraverso tutte le forme possibili di integrazione, cooperazione, unione e organizzazioni internazionali, attraverso la formazione dei cittadini che punti al disarmo delle coscienze. Egli pone a fondamento dell’impegno per la pace una concezione etica internazionale da far maturare nelle coscienze dei popoli”.
È possibile constatare, su questo punto preciso, un’evidente coincidenza di fondo con quanto da me scritto negli articoli prima citati, e la cosa mi ha senz’altro molto confortato sulla bontà di quella proposta, che quindi riporto in sintesi: “Poiché non è sicuramente un caso che la Chiesa di Pietro sia collocata a Roma, la Caput Mundi, l’Italia potrebbe essere chiamata a svolgere un compito davvero universale, diventare cioè una nazione votata alla ricerca della Pace, costituendo così un faro e una guida per tutta l’Umanità. Potremmo contare sulla Diplomazia Vaticana e saremmo aiutati in questo dalla nostra Costituzione, dove è chiaramente scritto che l’Italia ripudia la guerra come mezzo per la risoluzione dei conflitti, articolo purtroppo spesso disatteso. Saremmo finalmente i precursori di una nuova era che ci possa condurre a nuovi cieli e nuove terre, magari riuscendo a superare o by-passare sofferenze apocalittiche.
Potremmo infatti decidere di diventare neutrali come la Svizzera (perché no?) e magari anche decidere di mettere il nostro esercito al servizio delle Nazioni Unite per le missioni di peace keeping, peace enforcing, ecc. Una tale posizione avrebbe lo scopo di dimostrare che una diversa visione della realtà è possibile, e si potrebbero così avere adesioni di altri stati. Si potrebbe in pratica rispolverare la posizione del “non allineamento”, nel momento in cui decidessimo di non riconoscerci in nessuno degli schieramenti, passati o futuri. Il “non allineamento” quindi come proposta alternativa e propositiva, un’isola capace di distacco dall’incombenza degli accadimenti e in grado di fornire, dall’alto del suo distacco, utili spunti di riflessione alle varie parti che si confrontano, come ipotizzato da Don Sturzo.
Ed allora ecco nascere la necessità di creare, per lo scopo, un “Partito della Pace e della Felicità”, naturalmente di ispirazione cristiana: confortati dalla volatilità dell’elettorato italiano, capace di spostarsi a breve scadenza di percentuali non indifferenti, si potrebbe immaginare di ottenere ottimi risultati nel nome della Pace. Il desiderio di Pace penso sia insito nella stragrande maggioranza degli esseri umani, e sicuramente anche in buona parte di quel 50% di non votanti che potrebbero trovare la proposta interessante.
So che non si tratta di una facile realizzazione, ma in realtà sono convinto che l’Umanità non sia guerrafondaia, ma sia prigioniera di forme pensiero distruttive costruite ad arte da volontà negative molto potenti che escogitano stratagemmi in serie per impedirci di poter vivere le nostre vite in armonia con il creato e con i nostri simili, e che purtroppo dispongono di armi di persuasione di massa, e non solo, formidabili”.
Mi auguro allora che la proposta di Don Sturzo possa trovare sostegno in tutte le comunità e realtà cristiane, e che ci possa essere una traduzione politica di quella visione così avanzata: visti gli odierni ripetuti richiami al pensiero Sturziano, ecco un’occasione per passare dalla teoria alla pratica, ma ecco anche la possibilità di riunificare, attraverso un obbiettivo condiviso, le varie anime della presenza cristiana in politica, a partire dalle prossime consultazioni europee.
Ricordiamo poi, con A. J. Muste, che “Non esiste una via alla pace, la pace è la via”.
Massimo Brundisini