Incorporare la dimensione valoriale nelle scelte complessive che definiscono l’interesse nazionale è patrimonio della nostra cultura politica, corrisponde all’indole della nostra opinione pubblica più avveduta.
Su molti temi importanti il rapporto dell’Unione Europea con i paesi del Mediterraneo è essenziale; in quest’ottica nei primi giorni del luglio dell’anno 2021, l’Assemblea plenaria del Comitato delle regioni mediterranee ha approvato a larga maggioranza il parere obbligatorio, ancorché non vincolante, formulato da Enzo Bianco, parere che sarà acquisito dall’Unione Europea nel delicato percorso di definizione dell’agenda mediterranea dell’Unione, concentrata sui problemi delle persone.
Il nostro Governo si è nel frattempo impegnato a trovare le risorse finanziarie per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, pudicamente soprannominato “collegamento stabile”, riconosciuto di assoluta necessità; purtroppo, per molto tempo ed in molte occasioni strategiche, la Sicilia si è colpevolmente tenuta fuori dai tavoli ove si discuteva di sviluppo infrastrutturale, La Sicilia, ora, non può più prescindere da un collegamento stabile e veloce con il resto di Italia e con l’Europa.
Il Governo Draghi si è poi, finalmente espresso: il Ponte sullo Stretto di Messina si deve realizzare, è strategico, non si deve più perdere tempo. Purtroppo non si comincia subito, il crono programma arriva all’anno 2023. Fare prima è possibile? Ed allora, perché no, finanziando tramite il PNRR opere finanziate aliunde per Calabria e Sicilia. In sostanza, sono state sottratte a queste due regioni importanti opportunità.
Nell’anno 2020, il Mezzogiorno ha ricevuto, relativamente ai ristori previsti nei decreti governativi, aiuti inferiori in assoluto rispetto a quelli ricevuti dal Centro e dal Nord. Inoltre, in misura non proporzionale rispetto ai parametri popolazione e reddito medio pro capite.
Il Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa finanzia poco le infrastrutture del Mezzogiorno e quel poco che c’è sconta la mancanza di quell’elemento di congiunzione fra territori contigui, ma di fatto distanti, rappresentato dal Ponte sullo Stretto di Messina, nonostante che merci e persone sempre più si muovano lungo l’asse Sud\Nord.
Nel PNRR non c’è mai stata traccia del Ponte sullo Stretto, probabilmente a causa del pregiudizio politico ideologico di non turbare i delicati equilibri dell’eterogenea maggioranza che sostiene il Governo Draghi, con la deleteria conseguenza di escludere la Sicilia da un più moderno ed attuale sistema di mobilità. Un un esempio? Con l’Alta Velocità di rete, pensata per la Sicilia, e parte della Calabria, con una velocità prevista di 200 KM\H invece di 300 KM\H, la tratta Palermo\Catania si percorrerà in due ore invece che in un’ora come sarebbe possibile fare. Ciò contraddice surrettiziamente la ratio in funzione della quale l’Europa ha attribuito somme tanto rilevanti all’Italia per colmare i divari di Livelli essenziali di prestazioni, che incidono, oggi, financo, sulle aspettative di cure e di sopravvivenza dei nati nelle regioni del Mezzogiorno.
Per la Senatrice Tiziana Drago, “è grave che le Commissioni Affari Costituzionali ed Ambiente abbiano bloccato la proposta di inserire il Ponte sullo Stretto tra le opere da realizzare con procedura accelerata e semplificata prevista nella lista del Recovery”, mentre questo avrebbe consentito il completamento del grande Corridoio europeo che parte dai Paesi scandinavi ed attraversa l’Italia per arrivare a Palermo.
Nelle 64 pagine della Bozza della nuova programmazione dei Fondi Strutturali 2021\2027, Accordo di Partenariato, predisposta dalla Ministra Mara Carfagna, e trasmessa a Bruxelles il 23 giugno di quest’anno, da definirsi entro la prima metà del mese di settembre 2021, sono poste le premesse, politiche ed istituzionali, per il finanziamento europeo alla realizzazione del Ponte, nel paragrafo relativo all’Obiettivo 3 della Mobilità per un’ Europa più connessa.
Si può leggere nella bozza, “L’obiettivo del completamento della Rete Ten-T sostiene l’avanzamento delle connessioni ferroviarie nei segmenti meridionali del “Corridoio Scandinavo Mediterraneo”; tale obiettivo sarà perseguito prioritariamente con risorse del Recovery e del Fondo di Sviluppo e Coesione, con le quali gli interventi finanziati con il FESR dovranno coordinarsi.” Nella Bozza trovano altresì spazio i collegamenti ferroviari verso i nodi urbani per migliorarne l’accessibilità, la infrastrutturazione e digitalizzazione delle Zes, l’elettrificazione di tratte ferroviarie esistenti, la sicurezza incrementale di ponti e viadotti. Con grande rapidità si sta anche procedendo alla revisione dei Contratti di Programma con ANAS ed Rfi ed alla stesura del nuovo Fondo di Sviluppo e Coesione.
Con tutte le cautele che il momento politico suggerisce, il Governo non può non prendere atto delle volontà espresse a favore della realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina da parte dell’Unione Europea, dalla maggioranza delle forze politiche presenti in Parlamento e di molte Amministrazioni delle Regioni del Mezzogiorno; come ineludibile presupposto per la trasformazione in hub portuale del Porto di Augusta, che dovrà servire a far arrivare velocemente le merci in transito per il Mare Mediterraneo nel Nord Europa, per la realizzazione dell’Alta Velocità e Capacità Ferroviaria per la perimetrale Siciliana, per il completamento, e successiva manutenzione, dellarete ferroviaria a doppio binario elettrificato e della rete autostradale siciliana, il potenziamento\manutenzione della rete di viabilità delle aree interne, anche tramite la fondamentale Nord\Sud siciliana
Citando sinteticamente l’Assessore della Regione siciliana, Marco Falcone, “il Ponte significa soprattutto linee di collegamento alle Ferrovie, alle Autostrade, al sistema viario circostante ed all’asse fino a Siracusa\Augusta”. Il tutto per contribuire a fare della Sicilia la Porta sud dell’Europa, la piattaforma logistica Europea nel Mediterraneo, l’intercettore dei traffici marittimi mediterranei lungo la rotta Est\Ovest, tramite il Porto di Augusta, inoltre porto di prossimità con lo sbocco del Canale di Suez, attraendo in tal modo circa il 20% dei traffici marittimi del Mondo che attualmente la sfiorano. Se è questa la scommessa, perché non cercare di fare presto e progettare tempi lunghi? E’ troppo chiedere a tutti gli attori dello scenario un sussulto di consapevolezza, coscienza, responsabilità a vantaggio di un possibile probabile realizzabile Bene Comune?
Responsabilizzare l’aggiudicataria della gara poi annullata, Webuild, chiedendole di certificare la fattibilità del suo Progetto, in modalità rispondente alle attuali prescrizioni e specifiche europee; adeguare alla necessità di disporre dei fondi con la Legge di Bilancio dell’anno 2022 le procedure indispensabili; attuare entro l’anno 2021 il proposto dibattito pubblico; sollecitamente, scegliere, decidere, determinare, portare ad esecuzione, come sembra cifra del Governo e come piacerebbe agli italiani.
Tutto ciò potrebbe sostanziarsi in decine di migliaia di nuovi posti di lavoro, pieno utilizzo dell’attività di fabbriche, ILVA su tutte, che per ora non ne godono causa Pandemia, nello sforzo congiunto di varie categorie di professionisti e imprese verso l’utilizzo di nuove applicazioni di materiali, tecnologie e processi, nonché nella trasformazione della Sicilia nella grande occasione di crescita per l’intero Mediterraneo e per l’Europa oltre che veder assicurata la più efficiente mobilità di persone e di merci in ambito nazionale ed internazionale.
Per queste ragioni, una chiara la posizione di INSIEME è gia stata espressa. Assunta dopo una serie di riflessioni, anche espresse su queste pagine, e lo svolgimento di una serie di dibattiti svolti all’interno del Dipartimento Mezzogiorno del partito, saggiamente coordinati dal professor Alfonso Barbarisi.
Il Ponte sullo Stretto di Messina deve essere realizzato nel più breve dei tempi possibili, utilizzando il progetto disponibile, opportunamente aggiornato e certificato, utilizzando i Fondi di cui sopra nelle loro articolazioni, non concedendo alcuno spazio a tattiche dilatorie.
Massimo Maniscalco