Ancora una volta riemerge la discussione sul Ponte sullo Stretto di Messina, in maniera ideologica i riflessi pavloviani di chi è a favore e di chi è contro vengono fuori e non entrano nel merito delle problematiche e delle criticità ambientali, geologiche e strutturali dell’opera. La domanda a cui si deve rispondere: il ponte si può fare?
Et voilà! E riecco magicamente uscire fuori alla richiesta di Ponte sullo Stretto i favorevoli ed i contrari dire la loro senza analizzare almeno le problematiche di impatto ambientale su flora e fauna e quelle strutturali derivanti dall’analisi della conformazione geologica del tratto che divide la Sicilia dalla Calabria. Il Ponte sullo Stretto fa parte di uno dei corridoi Ten approvati dall’Unione Europea, in particolare del corridoio 1 che dovrebbe unire Berlino e Palermo. In questo articolo vorrei uscire dalla discussione Ponte si Ponte no a prescindere ed analizzare la sua fattibilità tramite i documenti di cui si è a conoscenza.
Sul primo aspetto, quello ambientale, basterebbe leggere l’analitico documento presentato all’Unione Europea dal WWF, Italia Nostra e Legambiente ( CLICCA QUI ) che, con dovizia di particolari, lanciano l’allarme per l’impatto ambientale che, sin dalla sua costruzione, avrebbe il Ponte sullo Stretto. In quell’area sono presenti: undici siti di importanza comunitaria, due zone a protezione speciale ed una riserva naturale regionale. Per non parlare dei flussi migratori dei cetacei che sarebbero messi in pericolo da un’opera di tal genere.
Vogliamo parlare dell’aspetto geologico? Sin da subito fu rilevata la presenza di una faglia molto attiva nello Stretto. Una faglia che ha provocato un disastroso terremoto nel 1908 che ha raso al suolo Messina. Certo, la tecnica e la tecnologia posso sopperire a terremoti di tale potenza, o almeno così dice la Società incaricata, peccato che fior di geologi non siano d’accordo sulla costruzione del Ponte, perché non si sa abbastanza della faglia in questione e, per dirla con le parole della Dottoressa Alina Pollina del Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Scienze Marine pronunciate ad ottobre del 2020 ( CLICCA QUI ): “I sistemi di faglie attive osservate in prossimità dello Stretto hanno causato i terremoti più devastanti mai avvenuti in Italia, e sono responsabili della formazione dei grandi complessi vulcanici dell’Etna e delle Eolie”.
Nelle conclusioni aggiunge che i recenti eventi catastrofici di Sumatra e del Giappone hanno portato i sismologi a procedere con cautela nel fare previsioni sia sul terremoto atteso, sia sull’onda di tsunami che si potrebbe generare, a maggior ragione che non si conoscono con esattezza dimensioni e continuità delle strutture identificate. Peraltro servirebbe un’analisi approfondita di tutta la struttura geologica e quindi “o si investono le necessarie risorse in una ottima e moderna ricerca, o si progettano le opere considerando lo scenario peggiore, che nel caso dello Stretto di Messina non può essere dissimile da analoghi recenti molto devastanti, come ad esempio il terremoto del 1999 a Izmit (Magnitudo 7.4) e che potrebbe addirittura non essere molto diverso da quello dei recenti eventi di Sumatra o del Giappone”.
In altro documento datato 2006 ( CLICCA QUI ) il professore ordinario di geologia applicata dell’Università della Calabria Alessandro Guerricchio e l’assegnista di ricerca di difesa del suolo Dottore Maurizio Ponte affermano: “In virtù delle ipotesi fatte, in condizioni pseudostatiche e senza considerare la presenza di una falda, il versante risulta coinvolto da movimenti franosi attivi che potranno pregiudicare la corretta funzionalità del Ponte. Le analisi di stabilità eseguite hanno fornito risultati preoccupanti, con valori dei coefficienti di sicurezza ben al di sotto dell’unità su tutte le superfici testate…La situazione più preoccupante è stata riscontrata per le scarpate subacquee al di sotto della fondazione della torre del Ponte. Un evento sismico di entità anche inferiore a quello del 28 dicembre 1908 potrebbe mobilitare parte del versante, in particolare la zona di appoggio della torre stessa. A causa delle elevate profondità cui si sviluppano le superfici di scorrimento ricostruite (alcune superano i 250m di profondità dal piano campagna), è impossibile realizzare interventi di stabilizzazione del versante”. Ed aggiungono grande preoccupazione su una eventuale sollecitazione della torre sul lato Calabria che produrrebbe serissime conseguenze sulla stabilità strutturale.
Occorre aggiungere altro? Vi sono studi che possano far cambiare idea sulla pericolosità dell’impatto su flora e fauna? Intanto è cambiato qualcosa a livello tecnico e tecnologico rispetto a qualche anno fa che può far dire che il Ponte sarebbe sicuro? Serve rischiare per guadagnare una sola ora di tempo nell’attraversamento? Serve costruire un Ponte che costerebbe una cifra spropositata senza avere sicurezze sulla stabilità dell’opera? E se invece i fondi li destinassimo a rendere il Porto di Augusta, e non quello di Milazzo come scritto in maniera superficiale nel documento presentato dal governo regionale siciliano, un hub di accoglimento e smistamento merci nel mediterraneo visto la posizione centrale della Sicilia nel Mediterraneo? E se i soldi li investissimo per rinforzare la rete ferroviaria siciliana vetusta e lenta sia per merci, sia per persone? E se investissimo per rendere altri porti siciliani punti secondari da cui far partire merci verso il nord Italia e, quindi, il nord Europa o verso la Spagna, da un lato, o la Grecia, dall’altro, così da creare una rete costituita da un hub primario (Augusta) e hub secondari per navi di più bassa stazza (Milazzo ma anche altri)? E se li investissimo per rendere più moderna la rete autostradale siciliana? Fare di tutto questo oggetto di battaglia politica seria, caparbia, spiegando perché, stante le conoscenze attuali, né il Ponte, né il tunnel sono fattibili sarebbe segno di grande maturità politica che ci tirerebbe fuori dalle claque di una posizione o dell’altra, dimostrando che noi non reagiamo alle questioni in maniera pavloviana, ma ragioniamo sulle questioni senza ideologie.
Luca Lecardane
Bibliografia
https://www.aigaa.org/public/GGA.2006-03.0-11.0104.pdf
https://www.cnr.it/it/news/5425/lo-stretto-di-messina-crocevia-di-faglie-attive
https://ec.europa.eu/ten/transport/revision/consultation/2003_09_01_ponte_part2_3.pdf