A questo punto fa tutto da solo e basta lui ad azzoppare seriamente la Lega. Salvini funziona come un diserbante irrorato generosamente sul “pratone” di Pontida.
Perfino Forza Italia surclassa il partito che fu di Bossi, almeno nel senso che ormai regolarmente la sorpassa. Il che, di per sé, costituisce un evento in larga misura imprevisto e sorprendente. E sì che Tajani non è un fulmine di guerra, ma, se non altro, offre ai suoi elettori, che forse anelano anch’essi ad un rilassante momento di respiro, una destra dal volto umano. Di lotta e di governo? Non ce la faceva neppure il PCI a tenere assieme i due bandoli della matassa…figurarsi Salvini e la Lega.
A preoccuparsi dovrebbero essere soprattutto i “governatori” leghisti del Nord. Almeno per tre aspetti. La sconfitta pesante della Lega, in questi recenti passaggi elettorali, anche se non li riguarda direttamente, in qualche misura, depotenzia la loro immagine. In secondo luogo, ricade sulle loro spalle il compito di salvaguardare comunque l’immagine di una Lega che, al di là delle sbracature di Salvini, ha profuso grande impegno negli Enti locali, dove ha anche affinato le competenze di una classe dirigente amministrativa non disprezzabile. In terzo luogo, è difficile che, nelle prossime consultazioni, sia cosi scontato che le altre forze della coalizione di destra possano essere generose, nei confronti della Lega, in quanto a candidature.
Intanto, soprattutto grazie a Calderoli – vecchia Lega delle prime origini secessioniste – in tema di “autonomia differenziata”, la Lega incassa un gol plateale e doloroso. Per la verità – verrebbe da dire, visto l’ampiezza ed il rilievo dei punti sanzionati dalla Consulta – un gol a porta vuota, anche se ora si affannano a dire che in effetti il pallone è andato a sbattere sui legni della traversa o tutt’al più è finito in corner.
Insomma, Salvini e Conte, campioni del populismo dall’una e dall’altra parte, gareggiano in discesa a chi per primo, distrugge il proprio movimento.