Il 28 giugno scorso il Comitato Referendario per la Rappresentanza, ha dato ufficialmente il via, a Milano al Referendum sull’abolizione di alcuni punti dell’attuale legge elettorale, nota come “Rosatellum”. Si tratta di quattro quesiti abrogativi, ampiamente illustrati sul Sito Io voglio scegliere, che sostanzialmente riguardano:
- l’abolizione del voto congiunto tra sistema uninominale e plurinominale, contro il Parlamento dei “nominati”;
- l’abolizione della soglia di accesso in Parlamento, evitando che milioni di voti non abbiano rappresentanza politica;
- l’obbligo della raccolta-firme per tutti i soggetti politici che intendono presentarsi alle elezioni, compresi i Partiti presenti in Parlamento, oggi esentati;
- l’abolizione delle pluricandidature, con l’obbligo per i candidati di presentarsi in un solo collegio.
Il Comitato ritiene che alla base dell’affluenza sempre più ridotta alle consultazioni elettorali, ci sia il senso d’impotenza degli elettori che, privati della possibilità di esercitare liberamente le loro scelte disertano le urne, rassegnati all’inutilità del voto. Se a questo si aggiunge il preoccupante fenomeno del diffuso lassismo politico, ci sono sufficienti motivi per prendere in seria considerazione, lo stato di salute della nostra democrazia. Il cittadino che si allontana dalle istituzioni è il segnale di un malessere preoccupante per la stabilità sociale di un Paese. E’ il caso quindi di intervenire per fermare questa deriva, come sta cercando di fare il Comitato Referendario.
E’ interessante allora prendere in esame, quanto accaduto in Francia, con le elezioni per il rinnovo del Parlamento dove, tra il primo e secondo turno c’è stato un notevole incremento della percentuale dei votanti, passati da poco più del 51 a quasi il 67%. In un pur discutibile sistema maggioritario, dove il rapporto tra voti espressi e seggi assegnati, appare sperequato, si è visto come, quando il cittadino ha consapevolezza dell’importanza del proprio voto si mobilita, fino a arrivare a ribaltare i risultati iniziali. Senza possibilità di scegliere tra candidati contrapposti, l’esito delle consultazioni sarebbe stato diverso. Fondamentale perciò è attribuire al cittadino elettore la facoltà di scegliere coloro che li rappresentano politicamente. Quando la possibilità di scelta è negata, come nel caso del Rosatellum, essendo i partiti a decidere chi passa, sulla base dei consensi complessivi ricevuti, l’elettore viene demotivato e rinuncia al voto. Le elezioni europee, svolte lo scorso mese in Italia, hanno registrato un’affluenza ancora in calo, pari al 48%. Se si vuole invertire la tendenza, bisogna che il cittadino sia messo nella condizione di scegliere e tornare a essere protagonista politico e non soggetto passivo delle segreterie dei partiti. Con una certa enfasi il Comitato Referendario parla dei propri quesiti come la madre di tutti i referendum, ma bisogna riconoscere che, diversamente dagli altri che si vanno proponendo sull’Autonomia Differenziata, Premierato e Salario Minimo, si tratta in questo caso, di modificare le condizioni del sistema, come presupposto politico per determinare democraticamente le maggioranze politiche titolate a decidere. Viene da chiedersi perché non sia stato fatto un tavolo comune tra questi referendum e quello sul Rosatellum ma, giustamente la domanda va posta ai Partiti, la cui voce a favore dell’iniziativa del Comitato, risulta a tutt’oggi flebile.
La visione politica di INSIEME ha come orizzonte il bene della comunità e la partecipazione attiva e responsabile dei cittadinia agli interessi comuni del Paese, per cui ha convintamente deciso di sostenere il Referendum contro il Rosatellum e contribuire alla raccolta delle firme. Ne servono tante e la sfida è sicuramente impegnativa ma non impossibile. Del resto l’invadenza dei partiti ha provocato una crisi di rigetto dei cittadini verso la politica, cui va ridata piena dignità, a partire dalla possibilità di riconoscere a ciascun elettore il diritto di scegliere i propri rappresentanti.
Adalberto Notarpietro