Il Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha confermato che la Germania si è impegnata a spendere cento miliardi di euro per modernizzare le forze armate giungendo, così, a triplicare la spesa militare rispetto all’anno precedente.
Il vento è cambiato, dunque, dopo decenni. Si potrebbe giungere a dire che dopo 77 anni, per ciò che riguarda la politica della difesa della Germania, è finita la Seconda guerra mondiale. E’ il frutto della guerra in Ucraina provocata dall’invasione della Russia. Dopo tanto tempo, il riarmo germanico non è più un tabù e la cosa non è di poco conto. Anche perché la sola decisione di portare al 2% gli investimenti in armamenti da parte di tutti i paesi partecipanti alla Nato farà della Germania il quarto paese in ordine di spesa nel settore.
Già è pronta la lista: navi, elicotteri e più carri armati e altri veicoli corazzati, per rendere in grado l’esercito tedesco, composto da circa 184 mila effettivi, di garantire l’adeguata deterrenza anti russa. Il ministero della Difesa di Berlino ha appena confermato l’intenzione di ordinare caccia F-35 prodotti per sostituire i più vecchi caccia Tornado. Eppure, secondo alcuni analisti ai cento miliardi annunciati dal Cancelliere Scholz se ne dovranno aggiungere altri 25 l’anno per consentire davvero alla Germania di giungere al 2% richiesto dalla Nato.
Intanto, dopo tanti tira e molla, la decisione di fornire assistenza militare all’Ucraina ha rivelato tutti i limiti delle dotazioni militari tedesche e l’arretratezza dei propri arsenali. A fronte comunque di un’industria della difesa che in taluni settori è di assoluto livello, come conferma la produzione dei carri armati Leopard destinati per lo più all’esportazione in numerosi paesi di tutto il mondo.
Dopo la fine della Guerra fredda la Germania ha preferito accentuare la forza della propria potenza economica piuttosto che investire in armamenti. Così, a fronte delle 12 divisioni, e quasi mezzo milione di soldati disponibili nella Germania occidentale al momento della caduta del Muro, le forze armate tedesche faticano oggi ad ottemperare all’impegno assunto con la Nato e dai 4 mila carri armati di trent’anni fa si è scesi ai 300 di oggi.
Ci vorrà, insomma, del tempo, ma la cosa non sarà di poco conto per l’Europa e non solo.