Cos’è successo al Capitan Ganassa? Matteo Salvini stupisce tutti da almeno un paio d’anni: era al 6 percento, ora si appresta a guidare il primo partito d’Italia. Da quando è al governo a uno le promette e all’altro gliele dà. Nessuno lo può fermare. Lo cantava fin dall’inizio: “Andiamo a comandare”, manco fosse l’ottavo nano di Biancaneve (Trucido, verrebbe da chiamarlo).
Ma da un paio di giorni ha l’occhio pallino, la voce impastata e le spalle leggermente affossate. Di più: Di Maio gli spara addosso sostenendo che dice “stronzate” (proprio così!) e lui invece di rispondergli virilmente sussurra una sorta di marcia indietro (l’altro infierisce, tutto contento).
Si tranquillizzi, Salvini: i sondaggi che girano al limite del codice penale nelle redazioni dei giornali lo danno chi al 28, chi al 29,9 percento. Oh, Matteo, sei il Numero Uno e ti lamenti?
Il sospetto è che il ragazzo alla fine avesse fatto la bocca ai poll di Pagnoncelli: dal 36 al 37 percento. E che si stia rendendo conto che con il 29 o giù di lì ci possa fare poco, se non la birra.
Come accadde a Renzi: un mattino ti svegli e ti accorgi che hai perso il tocco magico, e dal successo dimezzato inizia, inesorabile, la decadenza.
Se il potere logora, il comando lascia il segno. Un segno difficilmente sopportabile.
Strider
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