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Il Terzo Settore e le sfide per lo sviluppo sociale e le vittime di violenza (2) – di Mario Pavone

Questo intervento segue la prima parte pubblicata ieri (CLICCA QUI)

 

Il ruolo delle Associazioni per le Vittime di Reato

Partendo dalla nuova impostazione dei rapporti tra Istituzioni Pubbliche ed ETS si può pervenire agevolmente alla realizzazione dei Centri di Assistenza per le Vittime di Reato.

Il recepimento della Direttiva del 2012 nella Riforma Cartabia ha consentito l’ingresso nel processo dalle Associazioni che si occupano dei diritti delle vittime di reati violenti e degli operatori del diritto preposti all’assistenza delle stesse.

Alcuni anni fa, l’allora Ministro della Giustizia Orlando, posto di fronte al problema di sopperire alla mancata apertura degli Sportelli di Assistenza, ebbe ad affermare :«Siamo uno strano Paese dove tutti citano i diritti delle vittime, a proposito e qualche volta a sproposito, ma poi nessuno fa nulla di concreto. È’ un tema spesso evocato, mai risolto. Eppure il problema di una assistenza extragiudiziale per le vittime, che sia informativa o psicologica, esiste”.

La Direttiva europea del 2012 ha imposto agli Stati membri di attivare un sistema di protezione per le vittime di tutti i reati così da garantire una assistenza integrata che sia emotiva, psicologica, economica, medica, legale, linguistica.

È una rivoluzione culturale, quella che l’Europa ha chiesto all’Italia a cui occorre uniformarsi senza perdere altro tempo alla luce del costante aumento del numero delle Vittime a vario titolo.

Secondo lo stesso Orlando «Per costruire un servizio nazionale di assistenza alle vittime di reato va superato l’approccio limitato alle prerogative processuali della “persona offesa” quale titolare di diritti, per arrivare a una più evoluta concezione della vittima quale portatrice di bisogni, occorre procedere quanto prima il monitoraggio delle esperienze similari in Italia ed, in tale direzione, avviare un percorso di sensibilizzazione delle Associazioni che operano già sul territorio per l’assistenza alle Vittime coinvolgendole nel progetto, anche attingendo dalle esperienze già svolte dalle stesse e dalle buone pratiche poste in essere” e, prosegue, «Lo spazio per una sinergia tra pubblico, privato e l’Associazionismo c’è”, senza escludere la possibilità di un finanziamento pubblico del servizio integrato di assistenza svolto dalle Associazioni su base volontaristica”  che, in base al Censimento effettuato dal Ministero, sono oltre mille, ciascuna con una sua peculiarità ma comunque tutte utili e radicate sul Territorio di appartenenza ovvero su quello nazionale, avvalendosi di una propria Rete ed operatori specializzati.

Occorre, dunque, intervenire rapidamente sul tema vasto e complesso della paura del crimine nella nostra società, una paura, troppo spesso, diffusa ed alimentata dai mezzi di comunicazione di massa, evitando processi mediatici che non fanno che aumentare nella gente la preoccupazione ed i timori nella vita quotidiana.

Le risposte alla crescente domanda di Giustizia devono tenere conto delle opinioni, dei sentimenti, delle valutazioni che la “gente comune” nutre sui temi della criminalità, della giustizia penale e delle scelte di politica criminale degli ultimi decenni e di cui le Vittime di reato ne costituiscono l’ineluttabile quanto doloroso prodotto.

In un’epoca storica come la nostra, caratterizzata da profondi cambiamenti comunicativo- relazionali, dove le dinamiche della paura giocano un ruolo assoluta mente determinante e dove lo scollamento tra dati “reali” e dati “comunicati” rischia di divenire incolmabile, l’azione di supporto demandata alle Associazioni può, per davvero, aspirare a divenire un “banco di prova” per la tutela e l’assistenza delle Vittime del Reato e rivolto ad orientare le scelte future del Legislatore sul piano normativo.

Non va dimenticato che le Regioni hanno istituito, quasi tutte, un Garante Regionale per le Vittime mentre manca ancora quello Nazionale, da più parti invocato come trami te tra le Associazioni e le Istituzioni.

Sarebbe utile, anche, avviare la costituzione di un FORUM, liberamente eletto, in cui le Associazioni possano confrontarsi sulle tematiche comuni ed unificare i Servizi da rendere alle Vittime.

In tale direzione va annoverata l’iniziativa assunta da CIVICRAZIA e diretta ad aggregare tutte le Associazioni che vogliano aderire liberamente ad un tavolo permanente di consultazione con le Istituzioni allo scopo di offrire proposte ed indicazioni da recepire sia per l’espletamento dei servizi da rendere ai cittadini che per la Formazione degli Operatori preposti.

Sta di fatto che il Governo, contrariamente a quanto disposto dalla Direttiva Europea, non ha ritenuto, neppure con la recente  Riforma della Giustizia, di avviare uno Sportello delle vittime” se si escludono quelli  aperti presso i Tribunali (??),poiché tale innovazione non è apparsa utile “non essendo  imposta dalla Direttiva e che, peraltro, richiede, una necessaria sinergia fra diverse amministrazioni, con conseguente impegno economico.,

Di conseguenza, per realizzare tale progetto occorrerà avviare una riflessione congiunta tra lo Stato e le Regioni, funzionalmente coinvolte in materia, ma con l’ormai indifferibile urgenza di provvedere

In proposito, va ricordato che ogni reato richiede una tipologia di supporto e  spesso ad un singolo reato corrispondono e sono necessari diversi supporti che vanno ad intersecarsi tra di loro.

Gli interventi di supporto e le figure predisposte a interagire con le vittime, a seconda della loro specificità e tipologia di reato sofferto, possono essere classificati in come segue:

supporto psicologico

la figura preposta a dare supporto è in questo caso lo psicologo che, attraverso un percorso di ascolto del vissuto traumatico della vittima, accompagna e sostiene la persona fino alla elaborazione dell’evento e al ritrovare una condizione di equilibrio e serenità.

supporto medico legale

occorre fornire uno specifico supporto di medici legali pediatri, psichiatri, che forniscano la necessaria assistenza alla vittima di violenze fisiche e di lesioni, a volte anche permanenti, subite dalla vittima del reato.

supporto legale

gli sportelli sono destinati anche a fornire anche un’assistenza legale alle vittime

affinché possano ricevere un aiuto per difendersi nei confronti dell’autore del reato anche per richiedere i danni fisici e morali ,con l’intento di assicurare alla vittima ed ai suoi familiari, spesso impossibilitati, una difesa legale efficace dei propri interessi lesi.

supporto criminologico

lo sportello deve comprendere anche un supporto criminologico  a servizio delle istituzioni presenti sul territorio con il compito di svolgere una compiuta analisi della situazione territoriale per tutti gli episodi di violenza e quant’altro necessiti per le istituzioni nazionali e locali e le forze dell’ordine per garantire una sicurezza effettiva e scongiurare il ripetersi di tali episodi, anche attraverso un’azine preventiva e campagne di sensibilizzazione in ambito scolastico e pubblico.

Spesso le vittime non si rivolgono direttamente agli operatori della sicurezza come Carabinieri, Polizia, Ospedali, Medici poiché, nonostante la loro professionalità, non sempre possiedono le competenze necessarie per poter accogliere la vittima nel modo corretto senza il rischio di vittimizzarla ulteriormente e dare origine ad una “Vittimizzazione secondaria”, come da più parti rilevato.

Accade, quindi, che la vittima eviti di rivolgersi a tali operatori per sfiducia nella Giustizia o per tema di conseguenze gravi nel denunciare i fatti di cui sono rimaste vittime ovvero per vergogna nel denunciare le violenze subite, finendo così per isolarsi nella propria abitazione privandosi di ogni assistenza, con gravi conseguenze sullo stato di salute e psicologiche.

In questo contesto risulta, quindi, molto importante formare una nuova classe di Operatori che, a seguito di una specifica formazione, possano svolgere il loro lavoro fornendo alle vittime del Reato un primo supporto che risulta fondamentale lungo tutto il percorso successivo da seguire, se applicato con la giusta sensibilità e metodologia.

Accogliere e ascoltare è una questione di capacità di osservazione, valutazione e coscienza del tutto personale ed è proprio per questa ragione che è necessario che il personale preposto sia costituito da elementi ben formati, che sappiano mettersi a disposi zione delle vittime per contenere il più possibile una situazione di disagio.

Per concludere, va detto che i diritti delle Vittime sono stati rafforzati con innesti (quasi sempre) coerenti con quella prospettiva protezionistica avanzata dall’Europa ma occorre andare oltre con interventi ancora più specifici e fattuali sia nel Procedimento Penale che sul Territorio.

Mario Pavone

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