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INSIEME e il Lavoro: dignità, sicurezza, partecipazione

La Segreteria nazionale di INSIEME interviene sulla vicenda del giovane bracciante Satnam Singh, barbaramente lasciato morire dopo un incidente mentre lavorava nei campi  per sottolineare che la questione delle morti sul lavoro, degli infortuni e di una generale mancanza di sicurezza devono essere considerate all’interno di un più ampio ambito che riguarda la progressiva perdita di dignità e ruolo da parte del Lavoro, con il risultato di avere più disoccupazione e precariato, meno sicurezza e un aggravamento degli squilibri sociali e geografici.

L’Italia è l’unica nazione tra quelle sviluppate che ha una popolazione attiva inferiore a quella delle persone inattive.
Primo passo per recuperare la piena dignità del lavoro è quello di garantirne la sicurezza.

La vita umana e la salute delle persone sono un irrinunciabile prerequisito di ogni attività produttiva. Quindi più formazione, più controllori, più controlli, pene severe, rapide e certe, dove si riscontrano negligenze e omissioni di sicurezza.

Al tempo stesso, vanno introdotti meccanismi operativi per una partecipazione responsabile al lavoro.
Ogni lavoro deve emergere, essere riconosciuto e pagato dignitosamente. Vanno applicati solo i Contratti Nazionali stipulati dalle Associazioni imprenditoriali e sindacali maggiormente rappresentative.

Occorrerà definire per legge la paga minima oraria. Occorre abilitare gli Enti bilaterali, promossi dalle parti sociali per la formazione continua e per i programmi di riconversione (Fondi interprofessionali e Fondi di solidarietà), a svolgere un ruolo trainante nelle politiche attive, finalizzate ad accelerare il ricambio generazionale e di genere, e il reinserimento delle persone in cerca di lavoro. L’attività dei Fondi deve essere estesa anche alle Professioni e ai lavoratori autonomi.

INSIEME ribadisce la necessità di rivolgere attenzione agli immigrati regolarmente soggiornanti, buona parte dei quali costretti a lavorare in condizioni salariali e ambientali inaccettabili, ed attivando la procedura di regolarizzazione del soggiorno prevista dalla normativa per i lavoratori stranieri irregolari che collaborano nelle iniziative rivolte a contrastare il lavoro sommerso.

Dobbiamo muoverci verso il modello partecipativo . È necessario che i lavoratori siano coinvolti nella gestione, in toto o compartecipata, per sentirsi attori responsabili all’interno della comunità produttiva che si chiama impresa, e da ciò non potranno non discendere anche rilevanti miglioramenti nell’impegno dei lavoratori e, quindi, anche nei risultati economici dell’impresa stessa.

Le possibilità di sviluppo di ogni lavoratore, e i risultati complessivi del lavoro, sono tanto migliori quanto più ha modo di esprimersi l’intelligenza di chi lavora, quanto più è apprezzata e stimolata (e non, invece, osteggiata) la sua intraprendenza, quanto più ampia è la libertà di partecipare al conseguimento di obiettivi condivisi.

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