Nel panorama politico italiano INSIEME si presenta come un giovane partito che fonda il suo essere sull’ispirazione cristiana, in coerenza con la Dottrina Sociale della Chiesa.
Non che l’idea sia originale, riecheggiando almeno nei termini esperienze, come quelle della Democrazia Cristiana, che per lungo tempo ha dominato la scena politica del Paese, tanto da identificarsi politicamente con la Prima Repubblica. Va però chiarito che a muovere INSIEME non è il rituale nostalgico di una stagione che ha fatto il suo corso, ma il fondamento della motivazione che spinge il cristiano a agire in politica.
Illuminante nella sua pertinenza è il richiamo agli insegnamenti contenuti nella Lettera a Diogneto (II secolo CLICCA QUI), laddove si dà conto dei comportamenti dei cristiani nella società. Lo Stato non è estraneo a Dio e i cristiani, attraverso le loro opere e con la loro testimonianza, ne manifestano la natura. Adempiono tutti i loro doveri di cittadini: si sposano e hanno figli, ma non abbandonano i neonati. Consapevoli che la leggi dello Stato non possono competere con quelle del Regno, si battono per migliorarne le regole e attenuare le imperfezioni del mondo, ricordando che a nessuno è permesso disertare Dio; ma l’uomo non sia più impaziente del suo Signore.
Come non cogliere, l’attualità del pensiero. Del resto la religione non è una moda ma una manifestazione di culto, che si esprime attraverso regole di vita. Il compito politico che INSIEME si è dato, è un impegno esigente di civismo, fatto di rispetto e generosità, che viene da lontano e guarda lontano, libero dalla schiavitù del consenso.
Fare qualcosa perché ci credi è diverso dall’agire per convenienza. Se non si recupera il valore della gratuità relazionale, sarà difficile che qualcosa possa cambiare: di certo non migliorerà. Se la politica è fare i conti con il bene possibile, allora bisogna essere realisti e non rincorrere chimere. Servono serietà e onestà; accortezza e lungimiranza, capacità e competenza. Ma soprattutto servono regole da cui scaturiscano precise priorità e scelte che qualifichino l’azione di chi sta al governo. Il sistema maggioritario, con la sua pretesa di assicurare una maggioranza stabile, ha istillato un meccanismo fazioso che esalta la propensione manichea, distinguendo tra buoni (noi) e cattivi (loro). Impossibile pensare di tutelare interessi collettivi, quando il Paese è pregiudizialmente diviso e tale deve rimanere perché ci possa essere una compagine vincente. Il sistema, privilegerà logiche di parte, come ampiamente certifica la logica dello spoil system. Paradossale, se non fosse vero, che anche i tecnici siano di parte o di “area” come definiti con irritante eufemismo. In questo modo ci sarà sempre la possibilità di dirottare errori e indadempienze su altri imprecisati, in un penoso balletto di responsabilità, a scapito dei cittadini. Certamente un modo efficace per lucrare consenso e alimentare la spirale perversa delle politiche populiste, utili solo a sperperare denaro pubblico, attraverso sterili prebende assistenziali, preferite a sani provvedimenti sociali.
Gli interventi strutturali, quelli invocati dal mondo imprenditoriale, sono sistematicamente rinviati, ritenuti tanto onerosi quanto elettoralmente improduttivi. Intanto il Bel Paese, complice un clima alterato da un ambiente sempre più inquinato, è in sofferenza, esposto senza rimedio all’oltraggio dei fenomeni di degrado; non sempre naturali. La messa in sicurezza delle aree sismicamente e morfologicamente a rischio, rimane un capitolo chiuso che si riapre solo tardivamente, a eventi conclamati, spesso con tragici effetti.
Il bipolarismo però, per quanto inadeguato nella sua parzialità, ha un indiscutibile appeal per le forze politiche che lo sostengono, fruendo la coalizione vincente di un lauto premio di maggioranza che, in ragione della governabilità, assicura i numeri in Parlamento. Un sistema che premia i politici ma mortifica la politica. Con la crescente diserzione delle urne infatti, percentuali irrisorie di elettori, sono in grado di determinare maggioranze blindate. Non che altrove sia meglio, se guardiamo alla guerra della Russia contro l’Ucraina o a quello che succede in nazioni dove, premier o presidenti, che spesso coincidono, sono al potere da vari decenni. Quando poi la forza da sola non basta ad assicurare il potere, allora si ricorre alla manipolazione dei media, alle fake news e all’immancabile complottismo, concetto che va sempre bene per demonizzare l’avversario e pietire umana solidarietà.
D’altra parte quando il senso di inutilità prende il sopravvento, si diventa insensibili a quell’imperativo morale che vorrebbe che almeno non ci si sottraesse alla cartolina elettorale, come forma resiliente di pratica politica. Di certo il taglio dei parlamentari, lontano dalle economie enfatizzate, non è certo servito a far riavvicinare i cittadini alla politica.
Il sistema bipolare è sostanzialmente la causa primaria dello stallo in cui si trova il Paese e, se si volevano emendare le colpe della diffusa corruzione politica che ha determinato la fine della Prima Repubblica, il rimedio non ha funzionato. INSIEME c’è per scelta e per dovere e perché sente il dovere di guardare lontano, di preparare il domani, di dare un futuro sereno ai nostri giovani, cercando di risollevare le sorti di un Paese che merita ben di più della classe politica che lo rappresenta; ma soprattutto ricordare che, rinunciare all’unico strumento di cui disponiamo per farci sentire, quello delle elezioni, sarebbe un’inaccettabile colpa.
L’Italia ha delle prerogative naturali e culturali uniche al mondo, come l’UNESCO ci ha autorevolmente riconosciuto, un patrimonio artistico di prima grandezza e molteplici attrattive paesaggistiche di straordinaria bellezza, che devono essere valorizzate come meritano nella loro interezza e complessità.
INSIEME vuole ridare ai cittadini la consapevolezza del loro ruolo, chiamandoli a partecipare alla vita politica perché l’Italia ne ha bisogno oggi; domani sarebbe troppo tardi. INSIEME ha scelto di essere per e non contro, per questo si batte per il ritorno al sistema elettorale proporzionale, dando voce a quella maggioranza silenziosa del Paese, oggi diventata minoranza politica.
Adalberto Notarpietro