Dopo la prima (CLICCA QUI) e la seconda (CLICCA QUI), pubblichiamo la terza parte del documento diffuso dalla Segreteria di INSIEME in vista delle elezioni europee dal titolo
Un’Europa più federale, più internamente coesa, e in grado di prendere tempestivamente
decisioni importanti.
Per far fronte alle due gradi sfide citate, ma anche ad altre come quelle dell’innovazione tecnologica, l’Unione Europea ha bisogno di una maggiore unità di intenti e di una maggiore capacità di decisione e di azione. In sintesi ha bisogno di diventare più federale, cioè di svilupparsi secondo un modello politico-istituzionale che, come in altre esperienze federali (Usa, Germania, ecc.), in una serie delimitata ma strategica di ambiti abbia un centro decisionale dotato delle risorse per deliberare le politiche e implementarle.
L’Unione Europea ha già alcuni elementi significativi di federalismo, ma limitati a settori che, pur importanti come la moneta, il commercio estero, il mercato interno e in misura parziale l’ambiente, non sono oggi più sufficienti. L’ambito della politica estera e di sicurezza deve (progressivamente) federalizzarsi e lo stesso vale per il
settore dei grandi investimenti infrastrutturali, climatici e tecnologici, ma anche in parte per l’ambito delle politiche sociali e sanitarie. Questo vuol dire in primo luogo che in questi ambiti le istituzioni centrali dell’Unione devono avere la possibilità di decidere (a maggioranze qualificate) senza essere ostaggio del potere di veto di singoli stati. In secondo luogo l’Unione deve avere le risorse finanziarie per sostenere queste politiche. L’attuale bilancio europeo, che come è noto rappresenta poco più dell’1% del prodotto interno lordo complessivo dell’Unione, non è più
assolutamente adeguato a rispondere a queste nuove esigenze. Pur senza nemmeno avvicinarsi ai livelli medi degli stati membri (che si aggirano tra il 40% e il 50% dei prodotti lordi nazionali) è necessario accrescere il livello del bilancio comunitario.
Poiché è difficile pensare di accrescere significativamente i contributi che gli stati membri danno, le strade aperte sono quella di ricorrere ad un maggiore e più sistematico indebitamento (eurobond) e quella di aumentare le risorse
proprie, per esempio con la tassazione alle importazioni sulla base delle emissioni carboniche, gli introiti dal trading delle emissioni, e tasse sui profitti societari internazionali.
Il primo strumento, che ha già avuto un inizio (con il Next Generation EU e SURE), stenta ad affermarsi anche proprio perché l’Unione Europea è per ora un piccolo emettitore del debito sovrano e questo ne riduce la credibilità e aumenta i costi. Inoltre le sue entrate proprie, essendo limitate, danno insufficienti garanzie (non a caso i bond europei pagano attualmente tassi più alti della Germania). I due strumenti devono quindi essere sviluppati insieme.
Che cosa fare:
1. Accentuare il carattere federale della UE estendendo i settori di policy di competenza esclusiva o prevalente della Unione;
2. In questi settori applicare il metodo comunitario di decisione che prevede voto a maggioranza qualificata riducendo i poteri di veto di singoli stati;
3. Rafforzare il bilancio dell’Unione da destinare al finanziamento di beni collettivi europei;
4. Aumentare le entrate proprie dell’Unione e il ricorso a debito europeo.