La Segreteria di INSIEME ha approvato un documento in vista del prossimo appuntamento di giugno per il rinnovo del Parlamento europeo e dei vertici dell’Unione. Un contributo di analisi, riflessione e proposte che vuole superare lo schema con cui correntemente si guarda alla importante competizione elettorale, spesso sorvolando su quelli che dovrebbero essere i veri temi su cui valutare l’espressione della propria preferenza nell’urna.
INSIEME è convinto che nell’attuale contesto di emergenze climatiche globali, di profondi caratterizzati da crescenti tensioni ed incertezza, e dell’emergere in molti paesi di forti spinte populiste e sovraniste, sia essenziale per un paese come l’Italia ribadire la cruciale e attiva collocazione all’interno di una Unione Europea rinnovata, rafforzata e conscia delle proprie responsabilità.
Il documento è frutto di un’ampia discussione impostata intorno ad un contributo di base di Maurizio Cotta ed è affronta cinque sostanziali punti
– più eco-sociale e solidale
– più capace di essere attore internazionale responsabile e di pace
– più federale, più internamente coesa, e in grado di prendere tempestivamente decisioni importanti
– più democraticamente rappresentativa e responsabile
– più fondata su valori di umanesimo integrale e personalista
Pubblichiamo oggi la prima parte, “Una UE più eco-sociale e solidale”
L’Unione Europea deve continuare ad essere all’avanguardia della transizione ambientale nel mondo, non guidata da astratti schematismi ideologici ma da una seria analisi della realtà.
Questa necessaria transizione implica investimenti di grande portata, ma richiede anche una più chiara presa di coscienza della distribuzione dei suoi costi e delle sue ricadute su diverse componenti della popolazione. É sempre più evidente che mentre alcuni settori dell’economia e della società beneficeranno di questa grande trasformazione altri invece subiranno perdite e ridimensionamenti.
Una spia di questi problemi sono state per esempio le recenti reazioni di una parte degli agricoltori alle nuove norme ambientali europee e le proteste di cittadini fronte alle prospettive di costi per l’adattamento dei sistemi domestici di riscaldamento.
La sostenibilità politica delle politiche di transizione ambientale deve tener conti di questi problemi altrimenti saranno i movimenti populisti a trarne beneficio alimentando la protesta contro l’UE. Affinchéè i costi degli investimenti ambientali e delle compensazioni sociali richieste non si scarichino tutti sugli stati nazionali (generando inevitabilmente disparità di risposte tra stati con maggiori e stati con minori disponibilità finanziarie e quindi frammentazione dell’Unione) è necessario che l’Unione, oltre a dettare le regole, si faccia carico in chiave solidaristica di una parte significativa di questi costi.
In linea più generale, pur senza la pretesa di sostituire il tradizionale ruolo dei singoli stati nelle politiche di welfare, la dimensione sociale dell’Unione Europea deve rafforzarsi a sostegno del principio di cittadinanza europea sancito nel trattato di Maastricht del 1992. Un esempio dal quale partire, rinnovandolo ed estendendolo, è il programma SURE (Support to Mitigate Unemployment Risks in an Emergency). Introdotto nel 2020 e concluso alla fine del 2022, questo programma dava sostegno agli stati che lo chiedevano con prestiti a tasso favorevole per sostenere l’occupazione nel periodo COVID.
Il programma era finanziato con debito europeo (European Sure Social Bonds per 98 miliardi di Euro). La strada da percorrere dovrebbe essere quella di rendere permanenti degli schemi di integrazione del welfare nazionale in presenza di crisi. Questi schemi dovrebbero essere naturalmente legati ad una serie di condizionalità predefinite dalle autorità comunitarie.
Che cosa fare:
1. L’Unione Europea non deve rinunciare a guidare la transizione ambientale;
2. Deve “europeizzare lo sforzo” affrontando in maniera solidale i costi in termini di investimenti e di
risarcimento sociale di questa (e altre) trasformazioni;
3. A questo fine deve introdurre dei programmi stabili di integrazione della spesa sociale nazionale. (Segue)