Sabato 19 ottobre si è svolto a Roma il Convegno Per un’alternativa democratica e popolare. Esperienze e proposte a confronto, promosso e organizzato dal partito Insieme. Giornata intensa con interventi ricchi di spunti di riflessione e di confronto che per i contenuti e la carica emotiva hanno generato entusiasmo, risvegliato la motivazione e rafforzato la voglia di andare avanti nei vari contesti per una maggiore e più incisiva presenza dei cattolici in politica. Si tratta ora di cogliere e tematizzare gli esiti concreti della giornata, premesso che è stata comunque un’occasione piacevole per rivedersi con tante persone e importante per avviare interlocuzioni e per tessere relazioni in funzione di obiettivi comuni.

Il Documento finale (CLICCA QUI) presentato da Alfonso Barbarisi, che ha aperto e chiuso i lavori, è già di per sé un risultato concreto perché contiene alcune dichiarazioni che si traducono nell’impegno di costruire “luoghi di consultazione”. Per alcuni (compreso il sottoscritto) forse si poteva osare di più e con maggiore coraggio. Probabilmente il Documento è stato dettato dalla prudenza e dal timore che una spinta più energica sull’acceleratore verso traiettorie più impegnative avrebbe messo a rischio anche quel minimo di risultato raggiunto. Fidiamoci della scelta fatta e andiamo avanti in modo costruttivo, cercando di valorizzare al meglio questo risultato senza però ignorare alcune questioni che dovranno essere chiarite durante il percorso per comprendere effettivamente il senso della giornata e dell’impegno assunto. Tali questioni riguardano principalmente l’approdo del percorso, da cui dipendono i contenuti delle consultazioni e il perimetro d’azione in cui si collocano.

Interrogarsi sull’approdo è fondamentale sia per Insieme – in quanto partito – per confermare la portata innovativa del suo progetto sia per tutti i partecipanti, a dimostrazione della loro credibilità rispetto alla connotazione strettamente politica dell’iniziativa alla quale hanno aderito.

Credo e spero sia stato evidente a tutti che non si vuole riproporre e strutturare un’ulteriore Rete prepolitica come ha precisato in modo inequivocabile Giuseppe Irace (PER le persone e la Comunità) – “I pre li abbiamo fatti tutti, ora siamo in gioco” – né mi sembra si possa pensare ad una semplice azione di raccordo per arginare la dispersione e dare un po’ di sollievo a chi vive con disagio e nella completa solitudine il proprio ruolo in uno dei tanti partiti e schieramenti.

Maurizio Cotta ha esposto in modo chiaro ed efficace i limiti, le contraddizioni e le fragilità dell’attuale bipolarismo (CLICCA QUI) e Domenico Galbiati lo ha descritto come una “camicia di forza” in cui siamo incatenati da anni con tutto ciò che ne consegue in termini di deficit di partecipazione e di rappresentanza che sono i pilastri della democrazia (CLICCA QUI).

La risposta di Insieme e del percorso avviato devono essere consequenziali rispetto al quadro delineato e alle sollecitazioni espresse per scardinare tale sistema, coerentemente con i principi contenuti nel Manifesto per la costruzione di un Soggetto politico nuovo d’ispirazione cristiana e popolare (CLICCA QUI) dai quali discendono gli elementi fondativi del partito.

Se non è chiaro l’approdo si rischia di fermare il percorso al livello della condivisione di idee, proposte, esperienze e di fare qualche intervento di manutenzione episodico ed estemporaneo delle relazioni, il cui impatto sarà irrilevante rispetto all’obiettivo principale del superamento del bipolarismo attraverso una presenza autonoma ed effettivamente alternativa. Sarebbe veramente minimale pensare ad una mobilitazione di persone e di associazioni che si ritrovano per dichiarare la propria appartenenza ad un patrimonio valoriale comune e per confermare il radicamento nei principi della Dottrina Sociale della Chiesa e contestualmente prendere atto ancora una volta che al momento dell’incarnazione di tale patrimonio nell’ambito politico prevale l’eterogeneità delle opzioni partitiche e delle collocazioni in uno o nell’altro schieramento. Per fare questo lavoro di condivisione si possono creare varie occasioni di collegamento e non occorre costituire l’ennesima rete! A tal proposito sarà interessante vedere se la stessa Rete di Trieste, creata all’interno della recente Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, sarà in grado di introdurre elementi di novità e di discontinuità rispetto ai tentativi del passato e se la cosiddetta “amicizia politica” è sufficiente per scardinare il sistema e superare la separazione tra i “cattolici della morale” e i “cattolici del sociale” evocata da Cotta riferendosi all’auspicio che il Cardinale Gualtiero Bassetti espresse in occasione del Consiglio Episcopale Permanente del 25 settembre 2017.

La vita delle reti solitamente è ciclica e risente delle scadenze elettorali: quanto più si avvicinano le elezioni tanto più i legami si allentano e prevale la ricerca di una collocazione in uno degli schieramenti sull’accettazione della sfida di una presenza autonoma e alternativa che possa creare smottamenti e crepe nell’impianto rigido dell’attuale bipolarismo. Dopo le elezioni i tentativi di riaggregazione si rinvigoriscono perchè di fronte all’astensionismo e alla fuga dalle urne tutti si stracciano le vesti e cercano di correre ai ripari, senza ammettere che all’interno del 40% di chi non vota una parte è costituita dagli elettori che sanno di non trovare nella scheda una proposta nuova e in linea con le loro idee. Si parla di percentuale forse per rendere meno preoccupante il dato. Essa, infatti, corrisponde a oltre 20 milioni di cittadini che alle recenti elezioni europee sono diventati 26 milioni, un numero impressionante!

Mettersi d’accordo sull’approdo implica pertanto un’assunzione di responsabilità sui contenuti delle consultazioni che inevitabilmente non potranno riguardare soltanto i programmi condivisi che ciascuno traduce in azioni nel partito in cui opera (su quelli saremo più o meno sempre d’accordo!) ma si dovrà parlare di strategie e di modalità operative in un quadro politico in continua evoluzione.

Archiviato ormai da molti il partito unico dei cattolici, si potrebbe ragionare su un assetto di tipo federativo – proposto da Giuseppe Morelli (Solidarietà, libertà, giustizia e pace) – in ogni caso bisognerebbe orientarsi almeno verso il modello della Coalizione che non annulla le singole identità ma che nello stesso tempo si propone con una propria soggettività e una propria struttura organizzativa, da declinare nelle competizioni elettorali in Liste, Simboli e Contrassegni.

Un numero dovrebbe dettare l’agenda – 2027 – cioè l’anno delle prossime elezioni politiche da cui far discendere la pianificazione dei vari momenti e la programmazione delle attività con l’obiettivo di presentarsi agli elettori con una proposta chiara partendo dall’idea di una Coalizione popolare e liberal-democratica, lanciata da Galbiati nel suo intervento. Questo obiettivo costituisce anche per Insieme un banco di prova per dare un senso alla sua esistenza, individuando una deadline per capire se questo partito si aggiunge all’arcipelago sempre più frammentato dei cattolici in politica oppure se intende proporsi come ponte che congiunge le varie isole e collante delle varie reti!

Il perimetro d’azione dovrà, quindi, essere prettamente politico e proiettato verso una rappresentanza a livello istituzionale, per dare forma e sostanza all’impegno contenuto nel Documento di “prestare attenzione alle possibilità di azione comune nelle occasioni di elezioni locali” esplicitando l’arco temporale – “ragionevole lasso di tempo” – indicato per verificare “se l’impresa, come ci auguriamo, avrà avuto successo”.

La sfida alta e ambiziosa dell’autonomia è stata lanciata nuovamente, la coerenza non ammette rinvii! Coraggio, con qualche sforzo in più raggiungeremo l’obiettivo!

 Oreste De Pietro

 

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