Il programma del partito Insieme non ha uguali nel panorama italiano, per ricchezza di contenuti e originalità di proposte. Tuttavia la percezione dell’identità di Insieme non è data solo dai suoi programmi. Contano anche le emozioni che sa suscitare, le persone che sa coinvolgere, la capacità dei suoi dirigenti di comunicare con il mondo esterno. Per questo Insieme oltre ad essere luogo di elaborazione di idee e di riscoperta di valori, deve anche essere in grado di elaborare un progetto politico ambizioso, capace d’intercettare gli elettori distratti, scoraggiati, disinteressati, delusi, gli sfiduciati, perché no, gli arrabbiati.
Per arrivare a queste fasce elettorali non è sufficiente la stesura di un programma, perché l’identità non è mai un fatto di autoproclamazione unilaterale, ma semmai è una questione relazionale, che si rende percepibile attraverso il riconoscimento che gli altri gli attribuiscono.
Si tratta dunque di dare corpo al programma del partito attraverso processi di socializzazione adeguati. In questa direzione, i legami che s’instaurano nell’ambito nelle comunità minori (mondo associativo, volontariato, comunità ecclesiali, enti locali), rappresentano il primo gradino per accedere a una coscienza morale generale.
Il rischio da evitare è il pregiudizio nei confronti degli schieramenti partitici precostituiti, delle culture o pseudo-culture partitiche dominanti verso i quali, comunque, Insieme si pone in alternativa.
E’ evidente che serve una rinnovata pedagogia della convivenza, la sola in grado di educare al senso di comunità. Questo è il problema numero uno dell’Occidente liberale che i partiti tradizionali, di destra e di sinistra, non colgono. Tuttavia, la denuncia di questa mostruosa criticità non è sufficiente per identificare alcunché.
Il consenso elettorale del centrodestra si fonda su stati d’animo del corpo elettorale reali, causati dalla condizione d’insicurezza in cui si sono venuti a trovare i popoli dell’Occidente. La globalizzazione, a causa della sua forza livellatrice delle diversità sociali, economiche e culturali, non poteva che scatenare le reazioni fondamentaliste più esasperate. Per contrastare questi fenomeni non bastano i richiami alla tolleranza e all’accoglienza, perché servono anche nuove forme di consapevolezza in cui l’accoglienza non può essere scambiata con la rinuncia e, soprattutto devono essere superati i consolidati ritardi nella capacità di garantire un’autentica integrazione.
Partito significa “parte”. Se sei “parte” ti devi distinguere dal tutto. Il rischio che corre Insieme è di non essere riconoscibile come parte, nonostante l’originalità dei suoi temi.
Il vuoto dei partiti dominanti è l’espressione del vuoto identitario dell’”antipolitica”, che ha generato partiti anti-casta, anti-immigrati, anti-islam, anti-corruzione, anti-globalizzazione, anti-comunisti, anti-fascisti. Ma, la politica dell’”anti” non paga nel lungo periodo, come testimoniano da ultimo i 5 Stelle.
Per questo, penso che Insieme faccia bene ad affrontare di petto le questioni cruciali, a partire dal nodo del multiculturalismo.
La diversità culturale è una ricchezza, non una menomazione. Tuttavia, si deve anche ammettere che le democrazie, in quanto sistemi ideologicamente aperti, sono sommamente vulnerabili, fragili e vanno protetti, tanto che i diritti di libertà in esse dichiarati si devono poter comprimere o delimitare in alcuni casi. Per esemplificare, mi riferisco al dibattito aperto, soprattutto in altri paesi, sui tribunali islamici, che discriminando i rapporti tra uomo e donna, tra genitori e figli, non vanno ammessi. Lo stesso vale per le pratiche di menomazione dell’integrità sessuale dettate da regole ancestrali vanno vietate.
L’art. 2, par. 3, del Protocollo 4 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, esplicitamente parla di necessità del «mantenimento dell’ordine pubblico», ove per ordine pubblico s’intende la difesa di quei valori essenziali della società democratica che, nei vari Stati, attribuiscono coesione ed efficacia alle comunità statali. Si tratta di un concetto che unifica e identifica una società, al fine di assicurare la protezione di un popolo, la sua conservazione, la pace nelle relazioni sociali e la realizzazione di un ideale universale di civiltà.
In mancanza d’altro le destre cavalcano l’ideologia della nazione e della sovranità, come unici fattori identitari. Nel vuoto politico e culturale contemporaneo come negare all’idea di nazione una sua funzione nel tenere unita una comunità? Ma questo non è sufficiente.
Il partito Insieme dovrà dimostrare di essere capace di coniugare il valore dell’unità con la diversità, della nazionalità con le pluralità, dello Stato con il mercato, dell’autorità pubblica con le comunità intermedie. E’ in grado Insieme di tradurre questi principi in una proposta politica identificabile, percepibile, condivisibile? Da questa scommessa dipenderà il suo successo o il fallimento.
Guido Guidi