Non è sicuramente compito facile cercare di prevedere gli scenari futuri, data la complessità dell’attuale situazione internazionale. Per tentare di immaginare i possibili sviluppi di eventi che hanno ricadute pesanti sulle nostre vite, da semplice osservatore, ritengo che ci si debba attenere solo ai fatti concreti, i soli in grado di darci delle valide indicazioni. E mi scuso per la lungaggine.
Parto da un fatto positivo, e cioè il bellissimo evento che si è svolto a Verona dal titolo “Arena di pace – Giustizia e pace si baceranno”: la visione dell’Arena Romana gremitissima ci ha intanto fatto capire quale sia la vera volontà dei popoli, al di là delle contingenze. Non mi soffermo sulle tante bellissime dichiarazioni, ma solo su alcuni fatti, appunto, che mi hanno colpito.
Il primo è la forte affermazione di Papa Francesco, che riporto:” Oggi il Premio Nobel che potrebbero dare a molti è il Premio Nobel del Ponzio Pilato, perché siamo maestri nel lavarci le mani”. Una mia interpretazione è che si potesse intravedere, verosimilmente, anche un riferimento indiretto alla recente votazione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, quando l’Italia si è inopinatamente ed incredibilmente astenuta nella votazione per l’accettazione della Palestina come Stato riconosciuto: 149 le nazioni a favore, 25 gli astenuti, 9 contrari: la nostra, una vergogna planetaria. Il tutto con buona pace delle ripetute, ipocrite e gratuite dichiarazioni sulla necessità di creare due stati per poter giungere ad una possibile soluzione del conflitto. Ricordo in proposito un altro fatto eclatante, ovvero lo stracciare la carta dell’ONU da parte dell’ambasciatore israeliano, carta dell’ONU che ricordiamo è anche alla base della nascita dello stato di Israele: purtroppo la strada imboccata da Israele non sembra poter avere conclusioni positive, e lo sbocco potrebbe essere catastrofico anche per gli israeliani, così come lo è ora per i palestinesi.
Altro fatto che voglio citare è la testimonianza di un cittadino israeliano ed uno palestinese a favore della Pace: entrambi hanno perso familiari nella tragica guerra ed è stato bello vederli stretti in un abbraccio con Papa Francesco. Ha detto Papa Francesco:” Spesso siamo tentati di pensare che la soluzione per uscire dai conflitti e dalle tensioni sia quella della loro rimozione. Così facendo amputo la realtà di un pezzo scomodo ma anche importante “.
Riporto per la cronaca, la conclusione del discorso papale, che giunge con le parole di don Tonino Bello: “Non diventate spettatori della guerra cosiddetta “inevitabile”. In piedi costruttori di pace!”. E l’Arena in effetti si alza in piedi con i suoi 12.500 fedeli per raccogliere l’invito del Papa. Qui il discorso completo (CLICCA QUI).
Allora cerchiamo di capire cosa accade a livello politico, sempre soffermandoci solo su fatti concreti.
Il primo fatto è la sottoscrizione di un trattato di forte alleanza tra Russia e Cina, definito, tra l’altro, di solide prospettive future. L’accordo, celebrato in grande stile e con tutta la visibilità possibile, è stato firmato a pochi giorni dalla visita a Pechino di Blinken, che aveva chiesto esplicitamente a Xi Jinping di non fornire aiuti alla Russia, pena le solite sanzioni. Evidentemente quelle minacce non fanno più paura a nessuno, anche perché rivelatesi spesso controproducenti: come conseguenza, forse si può definire l’accordo Cino-Russo uno schiaffo agli USA, che fa il paio con quelli dati da Netanyahu. Ricordo, per la cronaca, le parole pronunciate da Xi in occasione della nascita ufficiale dei BRICS in Sud Africa, un po’ una sintesi dell’evento di allora, che hanno trovato poi il naturale sviluppo nelle vicende odierne: “Vogliamo essere l’alternativa alla politica violenta degli Stati Uniti”.
Per conoscere la posizione della Cina nei riguardi degli Stati Uniti, segnalo un mio articolo del Febbraio 2023 (CLICCA QUI) dove si potrà trovare un documento ufficiale del Ministero degli Esteri cinese, dai toni durissimi e dal titolo inequivocabile :” L’egemonia USA e i suoi pericoli”. Sempre sullo stesso argomento, segnalo, per chi avesse tempo da perdere, anche altri due articoli nei quali mi soffermo sulla posizione cinese, ma anche su quella scaturita dal Forum di Davos e dalle visioni dell’Economist, visioni precorritrici dei fatti odierni (CLICCA QUI e QUI) In quest’ultimo si parla anche dell’incredibile viaggio in Cina, a 101 anni, di Henry Kissinger.
L’incontro si era poi concluso con l’abbraccio molto caloroso, nei giardini imperiali, di Xi a Putin, certo segnale di un forte spirito unitario, ma forse anche immagine della naturale preponderanza egemonica del gigante asiatico. A dire il vero un abbraccio c’era stato anche con Macron nella recente visita in Francia. L’abbraccio di Pechino, che l’Europa avrebbe dovuto scongiurare ad ogni costo, è la naturale conclusione della colpevole ignavia dell’Europa, entità ancora da definire, come ricordava Kissinger: poteva essere destinata ad essere una superpotenza mondiale, se si fosse consolidato il legame con la Russia, cristiana, come auspicato da San Giovanni Paolo II (Europa dal Portogallo a Vladivostock), ma anche da Khol, Brandt, Schroeder, Berlusconi. A causa di quell’incapacità politica, dovuta principalmente al servilismo verso gli Stati Uniti da parte di una classe politica non all’altezza, manovrata, e spesso paracadutata, dall’alto, ora siamo solo il vaso di coccio in balia dei vasi di ferro USA e Cina, in dignitosa competizione con Don Abbondio quanto a coraggio (politico).
L’altro fatto di rilievo, collegato al primo, è la richiesta, sacrosanta, di una tregua olimpica chiesta ufficialmente da Macron, a ben vedere il primo vero atto politico autonomo espresso dall’Europa. La richiesta è stata oggetto di discussione durante il viaggio a Parigi di Xi: ricordiamo che durante le Olimpiadi del passato in Grecia la tregua era definita “sacra”, e cominciava una settimana prima e finiva una settimana dopo i giochi. In questo caso, sommando le tre settimane di durata dell’evento, avremmo 5 settimane di tregua: Putin ha dichiarato di averne parlato con Xi, chiedendo che la richiesta fosse formulata dal Comitato Olimpico. Si è anche detto favorevole ad esplorare le possibilità di attuazione del piano di pace cinese, magari tornando ai negoziati di Istanbul del 2022, boicottati a suo dire, ma è ormai risaputo, da Johnson in dirittura d’arrivo. Certo, possiamo solo fare ipotesi sulle future implicazioni della triangolazione Macron, Xi, Putin, ma il solo fatto che si stia finalmente parlando di tregua e di pace forse può far ben sperare. Certo sarebbe una grande vittoria politica per la Cina ripetere il risultato raggiunto con il ritrovato accordo tra Iran e Arabia Saudita, e magari in seguito potrebbe anche spostare l’attenzione al Medio Oriente.
Da non dimenticare poi l’invito, che ha suscitato scalpore e reazioni discordanti, rivolto da Macron alla Russia (forse anche qui un input dall’alto?), a partecipare alla cerimonia per la commemorazione degli 80 anni dallo sbarco in Normandia: l’evenienza indica un ribaltamento totale della politica francese ed un evidente volontà di smarcarsi dalle posizioni (im-posizioni?) anglo-americane. Per il Corriere, Macron avrà forse pensato alla celebre frase di Abraham Lincoln: «Non possiamo fuggire dalla Storia». A fuggire sono invece ormai in massa i giovani ucraini per evitare la leva.
Unico neo finora la posizione di Zelensky, che si dice contrario alla tregua olimpica, senza neanche che si siano definiti i termini per la sua realizzazione. Egli pare avere una visione tutta sua della politica, avendo proposto una conferenza di Pace in Svizzera, cosa già peraltro avvenuta in passato, ma senza la Russia. L’iniziativa, ridicolizzata da Putin, potrebbe appartenere di fatto al teatro dell’assurdo. Il sospetto, non dimenticando la situazione sul campo, è che possa temere, in un comunque auspicabile percorso verso accordi di pace, che la sua figura possa risultare nel caso poco adatta alla bisogna. Ma su questi passaggi così importanti, i nostri media preferiscono narrazioni diverse, impedendo così di fatto una maggiore presa di consapevolezza da parte del pubblico. Si lancia la palla in tribuna, come nei penosi reportage del Tg1.
Per concludere, una mia impressione è che, nel momento in cui gli scenari sembrano più definiti, chi può cerca di riposizionarsi: lo fa Macron, anche in vista delle elezioni, e si potrebbe dire quasi a nome di tutta l’Unione, ed il suo è indubbiamente un atto di allontanamento dagli Stati Uniti. Ma mi viene da pensare che lo stiano facendo, sull’altro scenario, anche gli USA, avendo costruito una piattaforma marina per gli aiuti ai disperati civili palestinesi, in aperto disaccordo con la politica omicida, e direi suicida, di Netanyahu.
E, allargando la visione, ecco profilarsi all’orizzonte lo scenario geopolitico preconizzato dall’Economist e dal Forum di Davos, quello cioè di un cambiamento degli equilibri mondiali che si spostano verso i BRICS, ora 10 ma con moltissimi stati in attesa di entrare, e con l’adesione di più della metà degli abitanti del Pianeta. Non mi fa certo piacere l’eventualità di un cambio di egemone, con tutte le incognite del caso, perché in realtà non vorrei nessun egemone, ma mi piacerebbe un diverso ruolo dell’Europa. Se questa fosse la situazione futura, riposizionarsi non sarà più un optional ma un obbligo, e sarà più complicato per paesi come l’Italia, viste le sue posizioni totalmente intransigenti e forse caratterizzate da un deficit di consapevolezza.
Non sarebbe infatti idea peregrina appoggiare Macron nella sua proposta, anzi. L’Europa sarebbe finalmente un soggetto politico con un suo ruolo decisivo e potrebbe assumere una posizione di mediatore tra i contendenti. Penso che sia lecito pensare che alle prossime elezioni gli Italiani sapranno ben valutare come posizionarsi in un mondo che cambia, al di là delle posizioni barricadiere e delle pulsioni al riarmo, e direi colpevolmente miopi, del nostro governo e della classe dirigente europea, mummificata su posizioni guerrafondaie, con le dovute eccezioni. Un’ultima mia considerazione personale: la gestione femminile non sembra aver portato ad alcun cambiamento (in senso migliorativo) delle politiche rispetto alla gestione maschile, anzi.
Massimo Brundisini