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Jeffrey Sachs: una nuova visione del mondo – di Massimo Brundisini

Confesso di nutrire una profonda ammirazione per Jeffrey Sachs, economista della Columbia University, sicuramente uno spirito libero. Il Professor Sachs, presidente del Sustainable development solutions network (Sdsn), nonché uno dei massimi esperti mondiali di sviluppo economico e di lotta alla povertà, non teme di andare, con le sue idee, in controtendenza rispetto alla versione dei fatti mondiali che ci viene propinata dalla maggior parte dei nostri media. Avevo già in precedenza commentato alcune sue prese di posizione (CLICCA QUI e QUI). Cercherò quì di individuare i punti salienti del suo pensiero, riassunto in questa frase, che ritengo possa essere condivisa dai più: “Il sistema geopolitico mondiale non ci sta dando ciò che vorremmo o di cui abbiamo bisogno”.

Sachs viene molto spesso in Italia e sarà ospite d’onore e relatore al Sesto Festival Nazionale dell’Economia Civile. L’importante evento, che si terrà a Firenze dal 3 al 6 Ottobre, ha un titolo molto evocativo: ”L’ora di partecipare”. Ricordo che il Professore, di origini ebraiche, è Membro delle Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.

Sachs ha affidato al suo sito (CLICCA QUI) una lunga riflessione sul prossimo Summit del futuro in programma il 22 e 23 settembre alle Nazioni Unite. Il vertice – ha ricordato – parte dal presupposto che è necessario ridefinire una nuova strategia globale su una rotta già segnata, cioè quella dell’Agenda 2030 e dai suoi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile.  Il confronto ruoterà intorno a cinque argomenti principali, “tutti correlati al multilateralismo”: lo sviluppo sostenibile, l’obiettivo della pace, il controllo delle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, l’emancipazione dei giovani e delle generazioni future, la riforma dell’architettura delle Nazioni unite.

Per Sachs ognuno di questi temi è minacciato da crisi che non possono essere risolte dai singoli Paesi. Per quanto riguarda il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, la sfida principale è la finanza globale. Se la metà più povera del mondo, è la sua analisi, non avrà accesso a finanziamenti a lungo termine e a basso costo, l’Agenda 2030 non sarà realizzata. Per quanto riguarda la pace, il punto centrale oggi è la partita che si gioca tra grandi potenze: “Gli Stati Uniti sono in competizione con Russia e Cina. Gli Usa mirano al primato in Europa sulla Russia e al primato in Asia sulla Cina. Russia e Cina resistono agli Stati Uniti. Il risultato è la guerra (in Ucraina) o il rischio di guerra (in Asia orientale)”, scrive Sachs, auspicando un’Onu più forte che freni le spinte al “militarismo e alla politica di potenza”.

In un’intervista, ha poi precisato quelle che sono le sue idee sulla situazione geopolitica generale, con un’attenzione particolare per il destino dell’Europa e con un’esortazione all’Italia: la sua è un’analisi estremamente lucida e coraggiosa. 

L’Europa ha rinunciato alla propria sicurezza, alla propria autonomia e al proprio benessere economico assecondando gli Stati Uniti nell’allargamento della Nato all’Ucraina e alla Georgia (nonostante le forti riserve dei leader europei al vertice NATO di Bucarest del 2008); abbandonando gli accordi Minsk II, nonostante il cosiddetto Processo di Normandia (in base al quale Francia e Germania avrebbero dovuto essere i garanti proprio del Minsk II); assecondando il rovesciamento del Presidente ucraino Viktor Yanukovych nel febbraio 2014 (nonostante avesse raggiunto un accordo con lui per indire elezioni anticipate in Ucraina nel 2014); e non sostenendo una fine negoziata del conflitto ucraino nell’aprile 2022, quando era in discussione una bozza di accordo tra Russia e Ucraina (osteggiata da Stati Uniti e Regno Unito). In breve, l’Europa ha rinunciato alla propria politica estera, consentendo persino la distruzione del Nord Stream 2, voluta dagli Stati Uniti, senza proferire parola. 

Tutto questo ha lasciato l’Europa indebolita, vulnerabile e paralizzata, con Bruxelles e le principali capitali europee che hanno semplicemente eseguito gli ordini di Washington. Il cambiamento non avverrà dagli Stati Uniti.

Il cambiamento deve avvenire dall’Europa. L’interesse del continente europeo risiede nella fine negoziata della guerra in Ucraina, nel ripristino dei legami economici con la Russia, nella fine della paura estremista e della russofobia e in una relazione indipendente e sana con la Cina. Tutto questo è possibile, ma non avverrà dagli Stati Uniti. Deve partire dalla stessa Europa.

Esamina poi la realtà dei fatti: i 30 anni di ricerca dell’unipolarismo da parte dei neocon (vedi mio articolo) sono stati un disastro per gli Stati Uniti dal punto di vista militare, diplomatico, economico, finanziario, sociale e della sicurezza nazionale. Più che di un singolo evento politico, gli Stati Uniti hanno bisogno di un ripensamento basato sulle lezioni degli ultimi 30 anni e sulle realtà odierne all’interno degli Stati Uniti e a livello globale.

 E, rivolto all’Italia:” Lavorate per la pace, per il commercio, siate all’altezza della tradizione e della reputazione di una delle più grandi culture e di uno dei luoghi più belli e creativi del mondo. Tutte le strade portano a Roma, tranne che in guerra. L’Italia è un luogo da assaporare in pace”.

Magari optando per il “non allineamento”, aggiungo io.

Massimo Brundisini

 

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