Il selfie con Putin a Sochi dell’artista napoletano Ciro Cerullo, in arte Jorit, famoso nel mondo per i suoi murales, ha sollevato un prevedibilissimo clamore mediatico, ed è esattamente quello che lui voleva: provocare e suscitare un dibattito, che è per lui il compito precipuo dell’artista, avendo come obiettivo la Pace. Il compito di provocare, proprio degli artisti, è stato difeso con la consueta veemenza anche da Vittorio Sgarbi. Bellissimo, tra l’altro, il murale di Ornella Muti, che abbiamo scoperto avere la madre nata a San Pietroburgo.
Cercherò di analizzare sinteticamente il suo pensiero: a chi lo accusa di essere putiniano, risponde con molta chiarezza:” Cinquecento anni di colonialismo mi hanno insegnato che l’Occidente ha il brutto vizio di ritenersi il tribunale del mondo e che l’Aja dovrebbe processare anche chi ha distrutto Grenada, Nicaragua, Libia, Siria, Haiti, Somalia, Sudan, Iraq, Jugoslavia, Afghanistan e altro, e che quando metteranno sotto processo Bush, Obama, Blair e molti altri, allora avrà un briciolo di credibilità”. Al giornalista de La Stampa che gli chiedeva del suo murale a Mariupol, che raffigura una bambina in lacrime, rispondeva che quella bambina raffigura tutti i bambini del mondo, ma nello specifico si tratta di Nastya, bambina del Donbass, cresciuta sotto le bombe di Kiev per dieci anni. Nella presentazione del poster aveva aggiunto come commento queste frasi: «Cosa fare con questi otto milioni di Russi che sono rimasti in territorio ucraino? Bisogna tirargli una bomba atomica» è la frase attribuita a Julija Tymošenko, Primo ministro dell’Ucraina nel 2005 e dal 2007 al 2010; «I nostri figli andranno negli asili e nelle scuole, i loro vivranno nelle cantine» è invece quanto dichiarato da Petro Porošenko, presidente dell’Ucraina dal 2014 al 2019.
Sempre nell’intervista a La Stampa dice poi che esiste un atteggiamento di presunta superiorità morale dell’Occidente, che non è altro che la giustificazione culturale dell’imperialismo e della guerra. E all’interlocutore che gli ricordava la durezza di Putin con i dissidenti, ricordava Assange, che marcisce in carcere da decenni senza motivazioni valide, ma anche Andy Rocchelli e Gonzalo Lira, dissidenti morti in Ucraina e di cui non si parla per nulla.
Ma se non stessimo parlando di una tragedia, ci sarebbe da farsi grandi risate per l’ideona di sanzionare il giovane street artist: ad avere l’autolesionistica iniziativa è stata la Vice presidente del parlamento europeo, Pina Picierno, del PD, che lo ha accusato di essere uno strumento della propaganda russa, ma esponendosi al rimprovero di censurare la libera espressione del pensiero, caposaldo dei valori democratici che ci si propone di difendere in Ucraina. A parlare di Pace sono rimasti Papa Francesco, che ha detto che l’Ucraina deve avere il coraggio di negoziare, affermando santamente che il negoziato non è mai una resa, ed Erdogan. Il Papa ha anche detto che a Gaza ci sono due irresponsabili a farsi la guerra, anche qui verità sacrosanta.
Finché non si sarà capaci di fare una sana autocritica e quindi riconoscere le ragioni altrui, ricordando che i conflitti sorgono di solito tra due ragioni opposte e non tra un torto ed una ragione, l’inferno in terra della guerra non si fermerà e l’Umanità rimarrà per sempre colpevole per la propria disumanità, per la sua irragionevolezza, per la sua sottomissione al male e per farsi guidare da lacchè e da complici di quel male.
Sul “Fatto Quotidiano” di domenica 10 marzo, l’editoriale di Marco Travaglio terminava con queste parole:” Se un re va in guerra contro un altro re, che cosa fa prima di tutto? Si mette a calcolare se con diecimila soldati può affrontare il nemico che avanza con ventimila, non vi pare? Se vede che non è possibile, allora manda dei messaggeri incontro al nemico; e mentre il nemico è ancora lontano, gli fa chiedere quali sono le condizioni per la pace”. E chiosa ironicamente:” Queste sono le parole del putiniano Gesù”.
Massimo Brundisini