E’ stata subito definita “pizzo di Stato” la cauzione di 4.938 euro prevista per i migranti che, in cambio del versamento di una tale somma in deposito, eviterebbero la permanenza nei Cpr già in funzione e in quelli che il Governo, in un mare di difficoltà create dalle amministrazioni regionali e locali, proverà ad organizzare.
Il provvedimento, firmato dai ministri Piantedosi, Nordio e Giorgetti, ha scatenato la polemica di una buona parte delle opposizioni e fatto storcere non poco la bocca ai costituzionalisti. A poco serve che il Governo faccia sapere che il provvedimento discenda da una direttiva europea. La quale, del resto, si rifà a misure analoghe richieste da molti paesi per il normale trasferimento di cittadini provenienti da altre nazioni e che devono dimostrare di essere nelle condizioni di potersi sostenere da soli. Ma queste sono decisioni possono anche andare bene in periodi ordinari, ma certamente non servono a molto in condizioni di trasferimenti del tutto straordinari come quelli a cui stiamo assistendo lungo la rotta mediterranea e quella balcanica.
La cauzione a garanzia, inoltre, dev’essere versata in un’unica soluzione, o presentando un’adeguata polizza assicurativa e, questo costituisce il punto più importante che fa diventare l’idea della sua introduzione una vera e propria “amenità”, direttamente da parte del soggetto interessato. E’ molto improbabile che la stragrande maggioranza di quelli che vediamo attraversare il Mare nostrum nelle condizioni che sappiamo si porti dietro una tala somma o che sia in grado di firmare un assegno o di utilizzare una carta di credito. Ammesso pure che le famiglie o le comunità di origine, quelle che molto spesso raccolgono i soldi necessari al pagamento del viaggio via terra e dell’imbarco verso le coste europee sui barconi organizzati dai famosi “scafisti”, siano in grado di raccogliere anche questa ulteriore somma, la richiesta del versamento diretto da parte del migrante rende del tutto inutile la colletta necessaria. E’ quindi un provvedimento diretto a chi? Ad una figura immaginaria di migrante che, evidentemente, sta solo nella testa dei nostri governanti e in quella degli zelanti funzionari della Commissione europea più adusi a considerare i loro ricchi stipendi che le condizioni concrete in cui si svolgono tanti fenomeni che, pure, l’Europa nel suo complesso dovrebbe cominciare ad affrontare in termini di strategia di lungo respiro, piuttosto che lasciarsi andare a provvedimenti del tutto estemporanei.
E la stessa astrattezza riguarda tutta l’idea della lotta agli scafisti. Visto che sempre più emerge come costoro si guardino bene dall’accompagnare i migranti fin sulle coste europee e, da un pezzo, affidano a spesso fatiscenti imbarcazioni alle mani di inesperti migranti che, o sotto la pressione della violenza o ottenendo uno “sconto” sul costo della traversata, cercano come possono di portare in salvo loro stessi e il carico degli sventurati compagni.
La cauzione, comunque, si presta ad una riflessione di natura costituzionale perché, come già fatto subito notare, la sua introduzione si potrebbe configurare come un ostacolo in danno a chi intende fare valere i propri diritti, in questo caso a quello dell’accoglienza per cui molti migranti si potrebbero trovare nelle condizioni di ottenere una volta dimostrate le loro ragioni.
E’ interessante notare, però, come l’idea dell’introduzione della cauzione diventi un segno di contraddizione da parte delle autorità in generale il cui principio fondato sul pregiudiziale convincimento sulla “irregolarità” della posizione del migrante, mentre invece chiedendo una somma a garanzia si conferma il fatto che anch’egli goda in via di principio di adeguati diritti da valutare.
Ma sappiamo bene che queste sottigliezze interessano poco a quanti stanno, e non da oggi, brandendo la questione delle migrazioni come una clave elettorale a dispetto delle necessità che, invece, abbiamo di affrontarla tenendo conto anche delle nostre esigenze che ci dovrebbero portare a vedere in essa non solo un problema, ma una risorsa. Come del resto da tempo sostengono rappresentanti della nostra struttura produttiva (CLICCA QUI).
E’ probabile che ci arriveremo, ma è chiaro che pesa la cultura che abbiamo seminato a piene mani nei decenni precedenti che, non a caso, mettevano insieme la paura con lo sfruttamento dei migranti.
Una cultura del tutto opposta a quella cui ha fatto riferimento Papa Francesco intervenuto a Marsiglia in occasione della conferenza mediterranea cui hanno partecipato esponenti di tutte le fedi religiose. E Francesco ha negato con forza che esista una “invasione” da parte dei migranti denunciando la strumentalità di slogan del genere da lui definita “propaganda allarmistica”.
Ovvio il chiedersi se coloro che si dicono difensori “di Dio e della famiglia”, e quelli che si dicono cattolici nel loro entourage e tra i loro sostenitori, rifletteranno adeguatamente al riguardo e allarghino l’orizzonte della loro difesa della Vita.
Alessandro Di Severo