Lo scorso settembre (CLICCA QUI) abbiamo parlato di alcuni dei motivi che spiegano la diminuzioni degli sbarchi dei migranti sulle nostre coste. E’ molto spesso una storia di abusi e di violenze cui sono sottoposti i disperati che giungono nel paese nord africano con la speranza di poter attraversare il Mediterraneo. E la cosa è motivo di grande imbarazzo per l’Europa e l’Italia.

Il cosiddetto “Piano Mattei” non funziona. Come dicevamo già un anno fa esatto (CLICCA QUI) c’è un “racconto” che stride con la realtà delle cose. Altro che i tre miliardi di euro previsti dall’accordo firmato da Ursula von der Leyen, Giorgia Meloni e dal Presidente tunisino, Kais Saied, fresco di riconfermato alla guida del paese grazie attraverso elezioni cui ha partecipato poco più del 28% degli aventi diritto. La Ue rivuole indietro i 15o milioni versati nel frattempo a Tunisi e destinati alla cura dei migranti nonostante in tanti chiedessero, sin dal 2021, in cambio la cessazione della violazione dei diritti umani sistematicamente registrata in Tunisia.

Ma difficilmente l’Unione europea riceverà indietro la somma già versata perché è emerso che l’accordo non prevede una clausola del genere cui potersi appellare.

Sulla questione è all’opera il Difensore civico dell’Unione che sembra intenzionato a mettere in discussione l’accordo mancando i minimo dei requisiti in materia di intervento delle autorità tunisine contro le violazioni dei diritti umani.

L’Europa, inoltre, teme adesso che la Corte penale internazionale possa avviare un’indagine sugli abusi dei migranti in Tunisia, come del resto già fatto nei confronti della Libia. Diventerebbe ancora più imbarazzante per la Commissione europea, ma non solo, la decisione di finanziare regimi repressivi per contenere le migrazioni.

Un portavoce della Commissione è dovuto correre ad affermare che “il rispetto dei diritti umani e della dignità umana di tutti i migranti, rifugiati e richiedenti asilo sono principi fondamentali della gestione della migrazione, in linea con gli obblighi previsti dal diritto internazionale “e che “sono in corso sforzi in Tunisia per rafforzare i meccanismi di monitoraggio esistenti. La Commissione rimane impegnata a migliorare la situazione sul campo”. Vedremo come andrà a finire.

 

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