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La crisi della Magistratura specchio di quella più generale della Giustizia

L’Italia è sconcertata per lo scandalo che sta coinvolgendo alcuni magistrati italiani. Appare chiaro come non ci si trovi di fronte a vicende di  singoli, bensì a constatare la conferma dell’esistenza di un ” sistema di potere” che vedrebbe coinvolti anche politici ed imprenditori, il cui fine era, speriamo non lo sia più e che non venga sostituito da altri, di condizionare l’occupazione di posizioni importanti della magistratura inquirente e ” pilotare” intere procure secondo interessi oscuri e di parte.

La cosa è gravissima perché coinvolge componenti del Csm e dell’Associazione Magistrati italiani.

Bene hanno fatto altri magistrati onesti e leali ad intervenire. Bene sarebbe portare a fondo la ” pulizia” senza guardare in faccia a nessuno.

Bene farebbero i partiti a riflettere sulle ricorrenti e continue tentazioni di ” coinvolgersi” nelle dinamiche della Giustizia per condizionarne attività e decisioni, ma mettendone a grave rischio l’indipendenza sostanziale e la reputazione.

Quanto accade in questi giorni, e i cui sviluppi sono ancora indefinibili, dovrebbe far tornare la questione più generale della Giustizia in cima all’agenda delle istituzioni e della Politica, quella intesa con la ” P” maiuscola.

Politica Insieme è già intervenuta recentemente sul tema della separazione delle carriere a firma del giudice Carmelo Rinaudo ( CLICCA QUI ). Adesso proponiamo la riflessione sulla Giustizia contenuta nel documento politico programmatico che delinea le posizioni dell’Associazione.

 

Giustizia: diventi pilastro di una democrazia autenticamente realizzata

Non ci sono una vera libertà ed una sostanziale democrazia reale se non è assicurata e sostenuta una Giustizia capace di essere, ed essere percepita dai cittadini, in grado di valere per tutti e tutti garantire allo stesso modo.

Il fine della Giustizia è la Pace: tra i singoli, nelle famiglie, nelle relazioni sociali, tra le generazioni e tra le nazioni e i popoli.

Rispondere ai mali della Giustizia perché si  può guarire

La nostra visione di Giustizia ruota attorno alla centralità della Persona e del diritto di difesa, il che significa facile acceso, ragionevole celerità, rispetto di tutti i diritti, tra cui quelli all’equo processo.

La Persona, infatti, ha il diritto di essere tutelata e di chiedere di essere difesa dalla comunità.

La Giustizia assoluta non è di questo mondo, ma una comunità che non vuole opporsi all’ingiustizia, specie se diffusa, ed al sopruso, specie se contro i più deboli, e che non vuole conoscere ciò che sia giusto, semplicemente si limita a subire le leggi del momento ed è incapace di sacrificarsi per un futuro migliore per le generazioni future.

Crediamo nella funzione rieducativa della pena, ma crediamo altresì che tale funzione potrà essere adeguatamente perseguita solo se vi è certezza della pena da applicare, specie nei reati che più offendono la dignità delle persone e le persone più deboli ed indifese, e vi è un serio investimento economico e culturale nel sistema penitenziario, anche esterno, e nei sistemi di mediazione penale.

Le leggi devono  essere sempre più coerenti, chiare, semplici e facilmente comprensibili. Certezza del diritto significa innanzi tutto sapere e poter facilmente comprendere cosa la legge prescrive, evitando per quanto possibile l’ambiguità e l’incertezza. Inaccettabili, dunque, sono la confusione e la frammentazione normativa, che di fatto impedisce ai cittadini di poter individuare le “fonti” delle norme.

Fondamentali sono l’accesso e la fruizione agevolata, attraverso i moderni strumenti di comunicazione come internet, a tutte le fonti normative, seguendo criteri di individuazione, tramite portali “ufficiali” e ben definiti, delle leggi, dei regolamenti e delle norme collegate rilevanti per fare si che si realizzi quel coordinamento con le pronunce giurisprudenziali più rilevanti, con specifica evidenza di eventuali contrasti, in modo da permettere una corretta visione e comprensione del “diritto vivente”.

Nella giustizia ordinaria ed amministrativa, si devono evitare inutili lungaggini. La procedura, quindi, deve essere semplice, chiara ed essenziale, ma è necessario garantire di regola i tre gradi di giudizio, incentivando e tutelando sempre di più il contraddittorio anche orale in tutti i gradi di giudizio. Non è possibile inoltre svilire il diritto di impugnazione specie in ambito penale.

Essenziale appare l’esigenza di investire maggiormente nell’apparato giudiziario e nella informatizzazione dello stesso. Non si tratta soltanto di questione di denaro, ma anche di permettere una effettiva partecipazione dei cittadini all’amministrazione della giustizia, non tanto per supplire in maniera precaria ed a basso costo ad inefficienze dell’apparato giudiziario, ma per arricchirlo e renderlo sempre più permeabile e sensibile alla realtà sociale di riferimento.

La Corte di Cassazione deve tornare ad essere, ed essere realmente percepita, come “Corte suprema” di garanzia nell’interpretazione ed applicazione corretta della legge. La nostra Costituzione riconosce a tutti il diritto di accedere alla Cassazione per violazione di legge: questo diritto va tutelato ed adeguatamente incentivato.

Si devono sostenere anche gli strumenti di conciliazione in ambito giudiziario e i metodi di risoluzione alternativa delle controversie, in materia disponibile, chiedendo una partecipazione attiva e responsabile agli avvocati.

L’accesso alla Giustizia deve essere un diritto fondamentale e non deve trovare ostacoli sotto il profilo economico. Per le cosiddette liti temerarie deve essere prevista una sanzione, ma solo al fine di contrastare il ricorso alla Magistratura quando le proprie ragioni sono completamente insostenibili: ciò può essere definito correttamente solo all’esito del processo e solo dopo che vi sia una esplicita domanda di parte o comunque si sia permesso di contraddire sul punto.

Si devono, poi, innalzare i limiti previsti per la concessione del gratuito patrocinio al fine di consentire davvero a tutti di ricercare una risposta alle proprie domande di Giustizia e conseguentemente deve riconoscersi all’avvocato che presta il gratuito patrocinio un adeguato compenso, che non mortifichi la funzione o che solleciti una scarsa difesa.

Il diritto di difesa non può esistere davvero senza un’avvocatura libera e responsabile. Bisogna quindi fornire adeguata tutela della funzione difensiva degli avvocati, garantendo autonomia ed indipendenza dell’avvocatura, senza negare le responsabilità istituzionali, giuridiche e morali che incombono su ogni singolo avvocato.

Una Giustizia senza politica e spettacolarizzazioni.

Inaccettabile è la politicizzazione della Giustizia e la contemporanea tendenza al “ clamore” legato al processo penale. Deve quindi essere assolutamente tutelato il segreto istruttorio e bisogna impedire l’uso arbitrario delle intercettazioni. Inaccettabili sono poi i “processi mediatici” e un uso distorto del “diritto di cronaca” protesi a ledere la dignità delle persone.

Dobbiamo tornare a riconoscere il fatto che il magistrato parli solamente attraverso i suoi atti formali.

Riteniamo opportuna una riforma del sistema elettorale del Csm, per garantire maggiore libertà di espressione di voto ai magistrati, e comunque una separazione netta e definitiva tra la carica di magistrato e quella politica, nonché una sempre più netta distinzione tra la funzione del Pubblico ministero e quella del giudice.

Fornire gli strumenti alle Forze dell’ordine, piuttosto che le armi ai cittadini

E’ cresciuta la percezione dell’insicurezza, soprattutto per quanti vivono nei grossi centri urbani e tra le persone più deboli ed i meno abbienti. Tuttavia, l’insicurezza non si combatte “mettendo le armi in pugno ai cittadini”. Per noi è inaccettabile incentivare anche subdolamente un inutile paura dell’altro, la xenofobia o il razzismo, ma intervenire con adeguati investimenti finanziari ed organizzativi necessari alle Forze dell’ordine per lo svolgimento della loro attività diretta alla tutela delle persone ed al rispetto delle leggi, specie con riferimento alle nuove “forme di criminalità” anche urbana.

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