La cronaca ci continua a far riflettere sul tipo di società abbiamo creato. Le vicende dei giorni scorsi ci mettono di fronte alle conseguenze che ciò ha soprattutto per i giovani.
Due efferati e inspiegabili delitti, e in rapida successione, hanno riaperto una finestra su un ripensamenti necessario che è questione pubblica e che per primi dovrebbe vedere coinvolti quanti hanno, ed anche rilevanti, responsabilità istituzionali, oltre che un ruolo nella nella formazione di una consapevolezza pubblica e di una valutazione dei fatti. Non sono ammesse, invece, scappatoia e un uso effimero e strumentale.
Ha molto colpito che nel caso del primo di questi delitti, quello di Sharon Verzeni, si sia provato a farlo diventare una questione quasi razziale perché il presunto responsabile, comunque reo confesso, non ha i “tratti somatici” degli italiani, anche se è italiano a tutti gli effetti.
Che la questione della povertà educativa sia più generale, e che necessiti di ben altra analisi e di ben diversa consapevolezza politica, è stato confermato dal giovane diciassettenne omicida di Paderno Dugnano che ha sterminato i componenti della propria famiglia a colpi di coltello, a proposito del quale registriamo il seguente intervento di Suor Anna Monia Alfieri, rilasciato all’Adn Kronos, di ben altro spessore rispetto a quello di alcuni politici nei giorni scorsi.
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“Quanto è successo a Paderno Dugnano lascia davvero tutti increduli e sgomenti dinanzi alla violenza e al non senso. Un ragazzino che, in una sola notte, uccide mamma, papà e fratellino. Ci si chiede come sia stato possibile tutto questo. Personalmente ritengo che anche questo caso di violenza sia la conseguenza del disagio educativo che da tempo andiamo denunciando ma per il quale non riusciamo a trovare le soluzioni o, meglio, non le vogliamo trovare, poiché la superficialità nell’affrontare i problemi e una sorta di malcelato menefreghismo ci inducono quasi ad assuefarci a questo genere di delitti, a pascerci dei commenti che, attraverso i social, vengono diffusi sull’onda dell’emozione”.
“Poi le nostre vite ritornano alla loro normalità nell’attesa di un’altra notizia sensazionale che occupi le prime pagine. Eppure da anni diciamo che i nostri giovani sono lasciati soli, che non diamo loro alternative alla noia, che non denunciamo, che la rete sociale non esiste più, che i rapporti sociali si sono chiusi nell’indifferenza, che la scuola non riesce ad assolvere pienamente al suo mandato educativo. È necessario intervenire in modo deciso in campo educativo, senza demandare ad altri e senza procrastinare ulteriormente, oppure i fatti accaduti a Paderno Dugnano sono destinati a riproporsi con una cadenza sempre più ravvicinata. Occorre trovare soluzioni e non panacee. Questo dobbiamo fare. Questa mia vuole essere una chiamata all’unica arma da mettere in campo: la responsabilità individuale che cura e si prende cura dell’altro, soprattutto se vive una condizione di fragilità a qualsiasi fattore imputabile”.