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La disunione europea – di Alessandro Risso

In uno dei suoi ultimi articoli per “Rinascita popolare” – Gli europei devono svegliarsi da un sogno – Guido Bodrato aveva manifestato tutta la sua delusione per l’impasse di mediocrità in cui è sprofondata l’Unione europea, avvitata negli egoismi nazionali e incapace di una visione, quella che avevano i confinati a Ventotene, quella di Schumann, De Gasperi e Adenauer. Una visione più che mai necessaria in un mondo che sta sempre più marcando le ragioni della divisione e del conflitto rispetto a quelle della cooperazione e della pace.

Il pessimismo di Guido mi aveva colpito, conoscendo la sua capacità di cogliere i segnali di speranza anche nei periodi bui. E poiché mi pare stia diventando di tutta evidenza che solo un ruolo forte dell’Unione sarebbe in grado di mantenere l’Occidente europeo tra i protagonisti dello scenario mondiale, con un polo forte della sua ineguagliabile cultura, dell’economia, della tecnologia e ricerca all’avanguardia, il mio ingenuo ottimismo avrebbe prefigurato uno sforzo per la definizione di una posizione europea segnata dal rispetto dei diritti umani, in primis dal diritto alla vita messo in crisi dal ritorno della guerra, il “male assoluto”, sul Vecchio continente. E questo anche affermando una posizione autonoma rispetto all’alleato storico americano, restio a recedere dal ruolo di dominatore della scena mondiale – comprensibile dopo la caduta del muro di Berlino, ma ora non più dopo trent’anni segnati da un mondo in vorticoso cambiamento e da guerre sbagliate (Iraq) e inutili (Afghanistan) – e a calarsi in una dimensione multipolare della geopolitica.

Ebbene, Bodrato – ancora una volta – aveva correttamente letto per primo la desolante realtà dell’Europa unita, obiettivo che sta a cuore a tutti i Popolari. Oggi possiamo riconoscere che il voto dell’altro giorno all’Assemblea generale dell’ONU ha segnato il punto politico più basso e sconcertante dell’unità europea.

La risoluzione presentata da 40 Stati, in gran parte mediorientali e africani, per chiedere l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza, tutele per la popolazione civile palestinese e garanzie per evitarne l’esodo forzato, ha dimostrato la totale assenza di non dico una strategia comune, ma almeno di un tentativo di composizione europea. Non pareva difficile, ispirati dal comune senso di pace, concordare sulla condanna della barbarie e sul rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale. Invece l’Europa ha brillato per divisione. Il testo ha ottenuto 120 voti a favore, tra cui Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Irlanda, Lussemburgo e Malta. Tra i “grandi” hanno votato sì Russia, Cina e Brasile. I contrari sono stati 14: ovviamente Israele e Stati Uniti, e le europee Austria, Croazia, Repubblica Ceca e Ungheria.

L’Italia si è collocata tra i 45 astenuti insieme a Germania, Regno Unito (un po’ ha sorpreso il suo non allineamento agli USA), Olanda, Svezia, Polonia, Slovacchia, Bulgaria e Romania; in questo gruppo anche India e Giappone. La risoluzione è stata approvata avendo ottenuto la maggioranza necessaria dei due terzi, esclusi dal conteggio gli astenuti.

Ora, non stiamo a sindacare nel merito il documento. Lo si poteva votare condividendo ciò che chiedeva, la protezione umanitaria della popolazione di Gaza, oppure respingerlo per ciò che mancava, la condanna del raid terroristico di Hamas e ogni riferimento agli oltre 200 ostaggi in mano agli estremisti palestinesi. Oppure ci si poteva astenere proprio per queste carenze.

Ma, vivaddio, era troppo chiedere una posizione comune, magari espressa con un diverso ordine del giorno, più completo ed equilibrato? Invece si è plasticamente dimostrata l’inconsistenza politica, l’assenza di una strategia dei Paesi dell’Unione, ognuno in ordine sparso.

È andata in scena la Disunione europea. Uno spettacolo penoso. Guido almeno se lo è risparmiato.

Alessandro Risso

Pubblicato su Rinascita Popolare dell’Associazione I Popolari del Piemonte (CLICCA QUI)

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