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 La Famiglia in Italia: problema sociale e politico – di  Paolo Maria Floris

Nel  “Documento politico-programmatico” di Insieme, approvato il 4 ottobre 2020 si evidenzia, riguardo alle priorità della proposta politica, un paragrafo intitolato  – La famiglia primo ambito della fraternità e risorsa fondamentale della società – . In questa affermazione è già contenuto il programma degli obiettivi da perseguire sul soggetto-famiglia che, pur rappresentando uno dei punti di riferimento fondamentali della nostra Carta costituzionale, a tutt’oggi è l’istituzione base del nostro tessuto sociale ad essere completamente emarginata dai disegni di attuazione del dettato costituzionale per il  futuro del Paese; anzi è sotto assedio “culturale”, perché come dice P.P. Donati “Anzichè essere considerata come il seminarium rei publicae e come la cellula fondamentale di una società buona e giusta, la famiglia viene, al contrario, giudicata come un ostacolo al progresso sociale, alla diffusione dei diritti civili, all’instaurazione di una società democratica aperta ed egualitaria”.[1]

Coerentemente con questa impostazione ispirata dalla Dottrina sociale della Chiesa[2](ed in particolare dal più recente magistero pontificio[3]), ma capace di incontrare un pensiero laico che si riconosce appieno nei principi della Costituzione della Repubblica, sono stati enucleati i principali  punti utili ad un dibattito che approfondisca, senza schemi ideologici precostituiti, il ruolo “pubblico” della Famiglia ( e non delle famiglie).

Tali punti, scaturiti in primis dalla funzione che la Costituzione assegna alla Famiglia come “società naturale fondata sul matrimonio” , sono poi utilizzati per esporre la posizione di Insieme sulla Famiglia e riguardano :

  1. La crisi della famiglia in Italia
  2. Le cause della crisi ( culturali, economiche, politiche )
  3. Le attuali risposte della politica
  4. Le possibili risposte politiche

Successivamente vengono presentate le proposte concrete per una azione politica che possa coinvolgere tutti coloro ( cristiani, appartenenti ad altre religioni e non credenti ) che vogliono finalmente attuare ciò che la Carta costituzionale ha progettato per il ruolo della famiglia ed in particolare :

  1. La centralità della Famiglia nel sistema educativo.
  2. La centralità della Famiglia nel problema del c.d. “inverno demografico” e, quindi, della difesa della Vita.
  3. La centralità della Famiglia nella battaglia culturale contro i neo-totalitarismi.

RAPPORTO  ESTESO

Quattordici anni fa uscì un interessante saggio dello statistico Roberto Volpi “La fine della famiglia. Una rivoluzione di cui non ci siamo accorti”[4], in cui si prefigurava uno scenario drammatico per il tessuto sociale dell’Italia in base al Censimento del 2001 : 25 famiglie su 100 “unipersonali” ; 10 su 100 “monogenitoriali” ; 22 coppie su 100 senza figli ; 43 coppie su 100 con figli, di cui circa il 7% con 3 figli o più . Questo sulla base di dati di venti anni fa, ma come è noto le previsioni di Volpi ed altri demografi ( tra cui l’attuale Presidente ISTAT Prof. Blangiardo ) hanno trovato conferma nella situazione attuale, soprattutto per quanto riguarda il crollo delle nascite . Ecco il commento del Report ISTAT 2020 “Nel 2019 si registra in Italia un saldo naturale pari a -212.000 unità, frutto della differenza tra 435.000 nascite e 647.000 decessi. Preannunciato dall’antitetica dinamica prospettiva di nascite e decessi nell’ultimo decennio, si tratta del più basso livello di ricambio naturale  mai espresso dal Paese dal 1918. Ciò comporta che il ricambio per ogni 100 residenti che lasciano per morte sia oggi assicurato da appena 67 neonati, mentre 10 anni fa risultava pari a 96.”.

Correlando questi dati con quelli dei matrimoni si scopre che “Nel 2018 sono stati celebrati in Italia 195.778 matrimoni, con una tendenza a sposarsi sempre più tardi. Attualmente gli sposi al primo matrimonio hanno in media 33,7 anni e le spose 31,5 ( rispettivamente 1,6 e 2,1 anni in più rispetto al 2008 ). Le seconde nozze , o successive , dopo una fase di crescita rilevata negli ultimi anni, dovuta anche all’introduzione del –divorzio breve- rimangono stabili rispetto all’anno precedente. La loro incidenza sul totale dei matrimoni raggiunge il 19,9% . La percentuale di matrimoni con rito civile è il 50,1% ( al Nord la quota è del 63,9% , al Sud meno della metà 30,4% ) ; la quota di matrimoni in cui almeno uno sposo è straniero è il 17,3% ; le unioni di coppie dello stesso è di 2.808, con una prevalenza di coppie di uomini ( 64,2% ) e del Nord-ovest (37,2% ) ………….      La contrazione delle nascite – che dalla metà degli anni Settanta ha interessato il nostro Paese- ha determinato il fenomeno del degiovanimento , ovvero una netta riduzione della popolazione tra 16 e 34 anni : al 1° gennaio 2018 sono quasi 12 milioni, un milione e 200mila in meno rispetto al 2008. Questa contrazione ha contribuito alla diminuzione dei matrimoni dei giovani tra i 16 e i 34 anni. Infatti, mentre nel 2018 l’incidenza delle prime nozze dei giovani è del 59,7% tra gli sposi e del 72,5% tra le spose, nel 2008 era di circa 10 punti percentuali in più. …La diminuzione dei primi matrimoni è da mettere in relazione in parte con la progressiva diffusione delle libere unioni. Queste dal 1997-1998 al 2017-2018, sono più che triplicate passando da circa 329mila a 1milione 368mila. L’incremento è dipeso prevalentemente dalla crescita delle libere unioni di celibi e nubili, passate da 122mila a 830mila circa. Questa modalità del fare famiglia è sempre più diffusa anche nel caso di famiglie con figli; l’incidenza dei bambini nati fuori del matrimonio è in continuo aumento: nel 2017 quasi un nato su tre ha i genitori non coniugati. Di generazione in generazione si osserva un aumento dei percorsi di vita più -flessibili- rispetto alla tradizionale caratteristica di una sequenza di eventi precisa e socialmente normata.[5] Questo il quadro generale : riduzione dei matrimoni, crollo delle nascite, sensibilissimo aumento delle libere unioni . Uno scenario che, in appena 50 anni, ha comportato un mutamento di comportamenti nella vita della famiglia mai verificatosi nella precedente storia dell’Italia e, soprattutto, realizzatosi in concomitanza di una evoluzione sociale ed economica che ha generato quella che è stata definita “società signorile di massa “.[6] Quali le cause di questo fenomeno?

 Dove dunque è rintracciabile quella “società naturale” riconosciuta dall’art. 29 della Costituzione,  proprio perché anteriore allo stesso Stato ?  Si legge negli Atti della Costituente sui “Principi dei rapporti civili”[7] una significativa proposta di o.d.g. di Giuseppe Dossetti su una dichiarazione dei diritti dell’uomo, che riassume la concezione della persona umana nel suo dispiegarsi nei corpi intermedi, al fine di evitare l’intromissione dello Stato nella libertà persona stessa “ … a) riconosca la precedenza sostanziale della persona umana ( intesa nella completezza dei suoi valori e dei suoi bisogni non solo materiali ma anche spirituali ) rispetto allo Stato e la destinazione di questo a servizio di quella; b) riconosca ad un tempo la necessaria socialità di tutte le persone, le quali sono destinate a completarsi e perfezionarsi a vicenda mediante una reciproca solidarietà economica e spirituale : anzitutto in varie comunità intermedie disposte secondo una naturale gradualità ( comunità familiari, territoriali, professionali, religiose, etc.), e quindi, per tutto ciò in cui quelle comunità non bastino, nello Stato ; c) che per ciò affermi l’esistenza sia dei diritti fondamentali delle persone, sia dei diritti delle comunità anteriormente ad ogni concessione da parte dello Stato”.

Per quali cause è venuta meno l’attuazione di un simile progetto sul ruolo della famiglia ? Sembra di poter escludere solo i motivi economici : la generazione del dopoguerra, che ricostruì l’Italia portandola in 15 anni ad un incredibile sviluppo economico, era partita da un cumulo di macerie. Certamente nell’Occidente della post-modernità si è transitati ad un modello economico che non necessita più di una forte famiglia, ma è proprio qui il punto : il modello sembra essere stato imposto più per eliminare la forza di un corpo intermedio forte come la famiglia, anzi del primo corpo intermedio, piuttosto che per favorire i diritti sociali invece che i soli diritti individuali. In questo senso la politica ha risposto adeguandosi alla proposta economica fondata su consumi funzionali ad uno sviluppo presupposto come illimitato, e così la legislazione sulla famiglia ha finito per disgregare il soggetto-famiglia in favore di una famiglia somma di individui : il diritto all’aborto prende il sopravvento sulla “tutela sociale della maternità “ ; aborto farmacologico e sua sempre maggior diffusione ; privatizzazione di separazione e divorzio ; divorzio breve ; unioni civili ; utilizzo di fondi pubblici per diffondere le teorie “gender” etc. Tutto ciò sembra far propendere per una causa culturale e politica, cioè dettata da un errato modello economico, come origine dell’attuale crisi del modello famiglia previsto dalla nostra Costituzione.

Si è in qualche modo voluto respingere la famiglia nel “privato” rifiutandole quella presenza “pubblica” ( propria di un corpo intermedio ) , che è costitutiva della sua identità : “La famiglia è un bene da cui la società non può prescindere, ma ha bisogno di essere protetta. La difesa di questi diritti è un –appello profetico in favore dell’istituzione familiare, la quale deve essere rispettata e difesa da tutte le usurpazioni –(Pontif. Cons. per la famiglia, Carta dei diritti della famiglia, 1983, Introduzione ), soprattutto nel contesto attuale dove solitamente occupa poco spazio nei progetti politici. Le famiglie hanno, tra gli altri diritti, quello di –poter fare assegnamento su una adeguata politica familiare da parte delle pubbliche autorità nell’ambito giuridico, economico, sociale e fiscale-( Ibid. 9 ) “.[8]Di fronte a questo quadro sociale devastante, centrato tutto su una concezione individualista ( e non personalista ) del diritto, quali risposte sta offrendo la comunità politica in quanto attività che dovrebbe promuovere soprattutto il bene comune ? .

 A questo proposito è opportuno ricordare che il bene comune, contrariamente alla “vulgata” spesso riproposta dai “media”, è inteso dalla Dottrina sociale della Chiesa come “ l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente”[9] e non va confuso con il bene pubblico che è “un bene di tutti in quanto uniti”[10]. Se dunque la comunità politica[11] ha come obiettivo il raggiungimento di determinate condizioni della vita sociale, esaminiamo le più recenti risposte date alle istanze che il soggetto pubblico-famiglia pone riguardo alla sua funzione fondamentale :

1) nel sistema educativo;

2) nel problema del crollo della natalità;

3) nella rilevanza della presenza dei corpi intermedi.

Innanzitutto vi è da osservare che nel “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – Next Generation EU “ su 222 mil.di alla Missione “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore” vengono assegnati appena 10,83 mil.di e di questi sembra, essendo ancora il Piano provvisorio, nessuno andrà a finanziare il famoso “Family Act” , che per ora è in grado di finanziare per appena tre mil.di l’assegno unico familiare ; tale assegno necessiterebbe di almeno 10/15 mil.di, almeno stando alle stime di quanto attualmente producono deduzioni, detrazioni e assegni familiari INPS.

Ma a parte il Piano, che ancora non è approvato e operativo, esaminiamo gli ultimi interventi sulla famiglia contenuti nel c.d. “Pacchetto famiglia” della L. di Bilancio 2021 :

-Incremento Fondo politiche per la famiglia per rientro al lavoro dopo il parto ( 50 Milioni);

-Assegno unico figli ( fa parte del Family Act; stanziamento e importo incerti; da luglio 2021 );

-Bonus bebè ( stanziamento 340 milioni nel 2021 e 400 milioni per il 2022 );

-Congedo di paternità ;

-Fondo “caregiver familiari”  ( 75 milioni  in 3 anni );

-Fondo bambini affetti da malattie oncologiche ( 5 milioni annui );

-Fondo accoglienza genitori detenuti con bambini in case famiglia ( 1,5 Milioni annui 2021-23 ).

Ora, a parte il “lodevole” sforzo “assistenziale”, dove sono rinvenibili delle strategie di lungo termine per :

  1. rendere la famiglia il soggetto centrale nel sistema educativo, dando ad essa la possibilità di scegliere la scuola che desidera per i figli, favorendo finalmente un’alleanza nel Sistema nazionale di istruzione tra scuole statali e paritarie pubbliche ?
  2. invertire il totale crollo della natalità, oppure si pensa di farlo banalizzando le pratiche abortive attraverso “Linee guida” ministeriali che facilitano l’uso della c.d. “pillola del giorno dopo” ?
  3. invertire il processo di “disintermediazione” , che negli ultimi anni ha totalmente penalizzato i corpi intermedi ( e quindi anche le famiglie e le loro associazioni ) favorendo il progressivo distacco tra il potere legislativo ed i cittadini e disattendendo quanto la Costituzione recita all’art. 118 in materia di sussidiarietà orizzontale ?

“Il giusto ordine della società e dello Stato è compito centrale della politica. Uno Stato che non fosse retto secondo giustizia si ridurrebbe ad una grande banda di ladri, come disse una volta Agostino : Remota itaque justitia quid sunt regna nisi magna latrocinia ? ( De Civitate Dei, IV, 4 )..

La giustizia è lo scopo e quindi anche la misura intrinseca di ogni politica. La politica è più che una semplice tecnica per la definizione dei pubblici ordinamenti : la sua origine e il suo scopo si trovano appunto nella giustizia, e questa è di natura etica. Così lo Stato si trova di fatto inevitabilmente di fronte all’interrogativo: come realizzare la giustizia qui ed ora ? Ma questa domanda presuppone l’altra più radicale : che cosa è la giustizia ? Questo è un problema che riguarda la ragione pratica; ma per operare rettamente, la ragione deve sempre di nuovo essere purificata, perché il suo accecamento etico, derivante dal prevalere dell’interesse e del potere che l’abbagliano, è un pericolo mai totalmente eliminabile. In questo punto politica e fede si toccano”[12].

Fin qui il ragionamento della Dottrina sociale, che ci porta a comprendere come l’ultima istanza dell’agire politico sia “… la costruzione di un giusto ordinamento sociale e statale …compito fondamentale che ogni generazione deve nuovamente affrontare”[13].

Per realizzare questo giusto ordinamento non si può dunque prescindere dal progetto costituzionale sulla Famiglia, che non può essere sostituita nel suo ruolo di “società naturale”, utilizzando processi normativi che hanno sempre più ridotto il suo ruolo sociale e politico; lo si voglia o meno la Famiglia è “l’operatore sociale – primario e infungibile – che trasforma le virtù personali in virtù sociali”[14]ed in questo deve essere aiutata e sostenuta.

Quali dunque le vere risposte che la comunità politica deve dare alla famiglia, per non utilizzarla come semplice erogatore di quei servizi che lo Stato non riesce ad attivare ?

Primariamente è opportuno ricordare quanto già detto sulla visione assistenziale dell’attuale classe dirigente in  relazione alla famiglia : qualche aiuto “a pioggia”, ignorando la funzione del soggetto-famiglia nella programmazione degli investimenti dei prossimi anni e sperando che la famiglia continui ad essere un erogatore di “welfare” cioè un ammortizzatore sociale. Tutti limiti evidenziati ed acuiti dalla pandemia.

Non è più possibile proseguire su questa linea di indirizzo :  “E’ tempo quindi  che la politica italiana  riconosca fattivamente il ruolo centrale che la famiglia svolge nella società in campo educativo, morale, economico … Lo Stato deve dunque fornire ad essa un sostegno adeguato, non più concepito come un costo, ma come un investimento, e contrastare così la desertificazione demografica incoraggiando una naturale procreazione pienamente consapevole”[15]

Non vi è più tempo da dedicare alla propaganda di forme di convivenza  alternative alla famiglia : “Si trasferisce alle relazioni affettive quello che accade con gli oggetti e con l’ambiente : tutto è scartabile, ciascuno usa e getta, spreca e rompe, sfrutta e spreme finché serve. E poi addio….A rischio di banalizzare, potremmo dire che viviamo in una cultura che spinge i giovani a non formare una famiglia, perché mancano loro possibilità per il futuro. Ma questa stessa cultura presenta ad altri così tante opzioni che anch’essi sono dissuasi dal formare una famiglia”[16].

E’ necessario dunque non un ritorno alla famiglia patriarcale di stampo autoritaristico, dove la donna era considerata niente contravvenendo alla visione cristiana del sacramento del matrimonio, ma una nuova proposta di centralità della famiglia come ineludibile snodo dei problemi del lavoro, della scuola e dello sviluppo economico.

In sintesi: senza la Famiglia viene a mancare il luogo privilegiato ove apprendere la capacità di relazione e la solidarietà, costitutive della persona umana.

PROPOSTE  di  “INSIEME” per un PROGRAMMA  POLITICO

Quale fine vuole dunque perseguire INSIEME , come soggetto politico innovatore rispetto al problema-famiglia ?  Vogliamo solo difendere una istituzione c.d. “tradizionale” o vogliamo invece proporre, in tutte le sue potenzialità dirompenti, l’attuazione del dettato costituzionale, riconoscendo la “famiglia” come “soggetto pubblico” ( sociale e politico ), titolare di una centralità propulsiva in risposta :

Constatiamo l’insufficienza della sola scuola statale nell’assicurare il diritto all’istruzione.

Constatiamo che l’attuale società italiana è vecchia : 3° posto nel mondo per età media più alta -46,5 anni- e per percentuale della popolazione superiore ai 65 anni – 23,3 % – ; in entrambi i casi superata solo dal Principato di Monaco e dal Giappone.[17]

Constatiamo che si registra un numero di matrimoni sempre più basso, indipendentemente dal problema della pandemia.

Constatiamo che una parte minima delle spese sociali viene dedicata alla famiglia.

Per tutto ciò proponiamo

Paolo Maria Floris

 

[1] Pierpaolo Donati “Le virtù sociali della famiglia” Lectio Doctoralis – Pontificio Istit. Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia – Città del Vaticano 13 – 5 -2009 ( in occasione Conferimento Dottorato H.C. )

[2] Leone XIII , Enc.“Rerum novarum” (1891) , 9  ; Giovanni XXIII , Enc. “Pacem in terris” (1963) , 9 ; Giovanni Paolo II, Esort. Apost. “Familiaris consortio” (1981), 6  ed Enc. “Centesimus annus” (1991) , 39 .

[3] Benedetto XVI , Enc. “Deus caritas est” (2005 ) , 28  ; Francesco Enc. “Laudato si’  “ (2015 ) , 213 ed Esort. Apost. “Amoris laetitia” (2016 ), 44 .

[4] Mondadori , Milano 2007 . Dello stesso Autore “La nostra società ha ancora bisogno della famiglia? Il caso Italia” Vita e Pensiero 2014 e “Il mondo denso. La società è liquida, ma il mondo è denso e lo sarà ancora di più. Reggerà, reggeremo ? “ Ed. Lindau 2018.

[5] Report –ISTAT ( 20 novembre 2019 )  Matrimoni ed unioni civili 2018.

[6] Luca Ricolfi “La società signorile di massa” Ed. La nave di Teseo, Milano 2019. In questo brillante saggio l’Autore sostiene che “Oggi, per la prima volta nella storia d’Italia ricorrono insieme tre condizioni : il numero dei cittadini che non lavorano ha superato ampiamente il numero dei cittadini che lavorano; l’accesso ai consumi opulenti ha raggiunto una larga parte della popolazione; l’economia è entrata in stagnazione e la produttività è ferma da 20 anni. Questi tre fatti, forse sorprendenti ma documentabili dati alla mano, hanno aperto la strada all’affermazione di un tipo nuovo di organizzazione sociale, che si regge su tre pilastri : la ricchezza accumulata dai padri, la distruzione di scuola e università, un’infrastruttura di stampo para-schiavistico”.

[7] Assemblea Costituente –I Sottocommissione “Resoconto sommario della seduta di lunedì 9 settembre 1946”                 ( Presenti: Basso, Caristia,Cevolotto, Corsanego, De Vita, Dossetti,Grassi, Jotti, La Pira, Lombardi, Giovanni, Lucifero, Mancini, Marchesi, Mastrojanni, Merlin Umberto, Moro, Togliatti, Tupini )

[8] Papa Francesco – Esortazione Apostol. Postsinodale Amoris Laetitia ( 2016 ) 44

[9] Concilio Ecum. Vat. II  “Gaudium et spes “  26

[10] Cfr. N. Matteucci  “Bene comune” in Dizionario di Politica – UTET  1990

[11] “La comunità politica esiste dunque in funzione di quel bene comune, nel quale essa trova significato e piena giustificazione  e che costituisce la base originaria del suo diritto all’esistenza” Gaudium et spes cit. 74

[12] Benedetto XVI Deus Caritas est ( 2005) , 28.

[13] Ivi , 28

[14] P.Donati cit.

[15] INSIEME –Documento politico programmatico- Roma 4-10-2020

[16] Francesco , Esort. Apost. Amoris laetitia, 39 e 40

[17] Pocket World in Figures – The Economist Ed. 2021

[18] Shoshana Zuboff ,  “Il capitalismo della sorveglianza- Il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri” 2019

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