Le elezioni politiche dello scorso
25 settembre sembrava avessero in qualche modo assestato il sistema politico italiano, se non altro riportandovi un certo ordine.
Da una parte una maggiorana solida, legittimata dal voto popolare, per quanto azzoppato da un vastissimo astensionismo, fondata su un consenso tributato a Fratelli d’ Italia nettamente prevalente rispetto agli alleati, tale da garantire una gerarchia indiscutibile nell’ ambito della coalizione.
Dall’ altra il campo sparso di una opposizione frammentata, confusa ed inerte.
Passi per il Movimento 5 Stelle, consegnato alla pochezza politica di Conte e schiacciato dalle impennate surreali del Garante, che e’ pur sempre la voce di ultima istanza, ma lo stesso Partito Democratico si mostra del tutto incapace di dare nerbo alla propria azione.
Anche per questo, ed a maggior ragione, e’ parso che la linea di demarcazione tra l’ uno e l’ altro schieramento fosse inappellabile e, dunque, tale da garantire un confronto finalmente chiaro
Chi ha vinto, una volta tanto, governa, anzi “comanda “ e chi ha perso s’ accomodi.
Il piglio risoluto della Presidente del Consiglio sembrava mettere l’ ultimo sigillo ad un tale quadro.
Non a caso, quest’ ultimo, uscito dalle urne “leggere” dello scorso autunno, da molti e’ stato salutato come la riprova ultima e definitiva della sostanziale, acquisita ed incontrovertibile struttura “bipolare” del nostro sistema politico.
Senonche’, la realtà sempre eccede le maglie pre-ordinate entro cui si vorrebbe catturarla.
Le opzioni culturali, le domande di eguaglianza e di giustizia sociale,
gli ideali e le speranze o piuttosto le fatiche, le disillusioni ed i timori che accompagnano la vita di tutti i giorni mostrano un’ articolazione talmente ricca da non poter essere compressa, contenuta e rappresentata da un sistema politico che esaurisce le sue potenzialità dialettiche nella contrapposizione cieca tra due schieramenti che, paradossalmente, sono, ad un tempo, dentro la logica del
“mors tua, vita mea” eppure reciprocamente si garantiscono, custodendo, infine d’ intesa, un sistema elettorale maggioritario che ingabbia il Paese.
Non c’è, dunque, da sorprendersi, se le tensioni che inevitabilmente abitano il corpo sociale cerchino altri canali espressivi, alimentino dinamiche piu’ sottili e finiscano per scaricare l’ energia che hanno via via accumulato anche e forse soprattutto all’ interno delle due coalizioni.
Delle opposizioni si e’ gia’ detto, ma la stessa maggioranza va mostrando, in questi giorni, rime di frattura che, per quanto ancora non ne compromettano la stabilità, disegnano in superficie una trama dei rapporti interni che ne contraddicono il presunto carattere monolitico.
Non è successo e non succederà
nulla e neppure il catalizzatore delle elezioni europee minera’ la tenuta della destra al governo dell’Italia.
Resta pur sempre vero che il nostro Paese è tuttora caratterizzato da un bradisismo politico, a sua volta espressione di una pluralità di ideali, di visioni e di culture che andrebbero considerate una ricchezza, piuttosto che venir negate e compresse.
A riprova, se mai, della confermata, sostanziale e strutturale inettitudine del sistema bipolare maggioritario a dar conto della reale complessità
del contesto civile in cui siamo immersi.