Tra le tracce della maturità 2024 non si è forse prestata la dovuta attenzione ( politica oltre che culturale e didattica) alla interessante traccia sulla “guerra fredda” ( non sull’atomica, come si è scritto) dello storico Giuseppe Galasso. E’ il tema che hanno svolto il 17,3% dei maturandi , a testimonianza che forse l’interesse o il desiderio di una storia “fatta sul serio” non è ancora svanito nelle nuove generazioni.
Il contesto storico entro cui si svolge la vita pubblica italiana genera inevitabilmente però anche considerazioni di attualità politica che forse non sono sfuggite ai maturandi. Il testo di Galasso non propone tanto un discorso di denuncia dei pericoli della guerra atomica e degli arsenali nucleari, quanto invece una interessantissima riflessione sulla “guerra fredda” letta in prospettiva storica. Che cosa è stata la “guerra fredda”? Il testo si esprime in questi termini:
“La condizione così determinatasi nelle relazioni internazionali, e in particolare fra i grandi vincitori della guerra e in Europa, fu definita «guerra fredda». La definizione, volutamente antitetica, esprimeva bene la realtà delle cose. Lo stato di pace tra le due massime potenze dei rispettivi campi e tra i loro alleati non poteva ingannare sulla realtà di un conflitto ben più consistente…”(Giuseppe Galasso, Storia d’Europa, Vol. III, Età contemporanea, CDE, Milano, 1998, pp. 441- 442. )
Forse bisognerebbe precisare che la “guerra fredda” in realtà non è una “definizione antitetica” ( come definizione mancherebbe dei due elementi classici della definizione il genus e la species) E’ però un concetto rovesciato, che usa il termine antitetico per designare la pace, che è notoriamente, nell’uso corrente, un concetto debole, costruito per negationem vale a dire in relazione al suo opposto, alla guerra. Semplicemente nel linguaggio corrente la PACE o è assenza di guerra oppure è un equilibrio precario tra forze ostili, cioè una “guerra” mascherata. Non ha alcuna consistenza autonoma, indipendente. Vale a dire PACE può solo significare una SITUAZIONE, un RAPPORTO DI FORZE non un ORDINE delle cose.
Nessuno oggi sembra notare questa anomalia. Eppure in piena “guerra fredda” vi è stato chi forse aveva avvertito il pericolo delle “parole tiranniche” ed aveva usato un termine diverso. Poteva farlo anche perché possedeva un diverso concetto di PACE. Si tratta di Papa Pio XII, che certamente non ignorava il termine “guerra fredda”, ma usava per il medesimo contenuto concettuale il termine PACE FREDDA. Un termine sicuramente più rigoroso e coerente, caratterizzato da quel rigore che dovrebbe piacere anche agli storici e non soltanto a chi si deve attenere alla rigorosa logica evangelica che vuole un linguaggio umano dica sì al sì’ e no al no e non inverta mai la realtà. Così si esprimeva infatti Pio XII nel Radiomessaggio natalizio del 1954:
“ Che cosa si intende infatti nel mondo della politica per pace fredda se non la mera coesistenza di diversi popoli, sostenuta dal vicendevole timore e dal reciproco disinganno?, ora è chiaro che la semplice coesistenza non merita il nome di pace quale la tradizione cristiana , formatasi alla scuola dei sommi intelletti di Agostino e di Tommaso D’Aquino , ha appreso a definire tranquillitas ordinis. La pace fredda è soltanto una calma provvisoria, il cui durare è condizionato dalla sensazione mutevole del timore dal calcolo oscillante delle forze presenti, mentre dell’ordine giusto , il quale suppone una serie di rapporti convergenti in un comune scopo giusto e retto , non ha nulla”.
La pace fredda (guerra fredda) non è dunque mai un ordine , ma una situazione provvisoria anche se essa produce una pericolosa illusione così descritta da Galasso:
“Come non era mai accaduto prima, l’uomo restava, così, prigioniero della potenza che aveva voluto e saputo raggiungere. Uno strumento di guerra, di distruzione e di morte di inaudita efficacia si convertiva in una garanzia, del tutto impreveduta, di pace a scadenza indefinita”.
A prima vista pare essere la stessa straordinarietà della potenza umana a garantire la pace . A prima vista un comodo meccanismo automatico, una sorta di pilota invisibile infallibile, in realtà una incredibilmente ingenua illusione. L’illusione di chi può pensare che l’uomo, essere naturale non rinchiuso entro confini prestabiliti, ma essere libero essenzialmente, non possa mai far saltare questa estrema misura, e non rechi in sé la possibilità della tragedia esistenziale, la possibilità di rivolgere questo potere contro se stesso.
Ma c’è di più. La deterrenza nucleare può assicurare (precariamente, si è visto) la pace, ma solo a certe condizioni. E qui Galasso è chiarissimo.
“Che cosa sarebbe potuto accadere se essi fossero venuti nella disponibilità di un gran numero di paesi e, soprattutto, se si fossero ritrovati nelle mani di leader che non fossero quelli di grandi potenze aduse a una valutazione globale dei problemi politici mondiali e continentali e fossero, invece, fanatici o irresponsabili o disperati o troppo potenti in quanto non soggetti al controllo e alle limitazioni di un regime non personale e alle pressioni dell’opinione pubblica interna e internazionale?”.
In altri termini cosa potrebbe succedere oggi se il nucleare non fosse più monopolizzato dalle grandi potenze (un tempo solo due), le potenze “aduse ad una valutazione globale dei problemi” ma se esso fosse in mano di leader “fanatici, o irresponsabili o disperati” ? Se cioè il nucleare fosse nelle mani di leader come quelli della Corea del Nord, del Pakistan, magari anche dell’ Iran, se non vogliamo aggiungerne altri e se per ora escludiamo ancora di porre i leader della ex potenza sovietica tra i “fanatici” e gli “irresponsabili”? E’ evidente, e l’alunno intelligente o con buone antenne, avrebbe dovuto scriverlo, che la guerra fredda e cioè la miserabile pace assicurata dalla deterrenza nucleare non può più funzionare e che la guerra deve tornare all’ordine del giorno per la nostra difesa. Cominciando dal riarmo e dall’educazione dei giovani. Sarà certo una guerra diversa fatta coi droni e con l ‘ Intelligenza Artificiale, ma ancora uno strumento che lavora attraverso morti e massacri.
E’ questa in effetti una conclusione logica, che non fa una grinza, a patto ovviamente che noi non conosciamo altri concetti di PACE se non quello debole prima citato costruito a partire dal concetto di GUERRA. Possiamo solo notare che non è così strano chiamare pace la guerra come si fa nel mondo orwelliano, non lontano dal nostro mondo della comunicazione vincolante e accecante del “pensiero unico”.
Bisogna per avere questo risultato però cancellare del tutto l’altra idea di pace quella che è stata la “pace europea”, la pace come “invenzione moderna” della civiltà europea dopo i due grandi cataclismi mondiali. Bisogna cancellare cioè la storia e la logica della intelligenza umana. E bisogna cancellare il compito storico dell’ Europa, vale a dire quello di dominare e criticare la potenza che solo essa è stata in grado di creare. Bisogna cioè travolgere queste che sono le vere frontiere che consentono di costruire la pace.
Le parole mediatiche e culturalmente deprivate e deprivanti- che siamo indotti ad usare in realtà imprigionano il pensiero, lo rendono meno capace o del tutto incapace di pensare in modo difforme. Non possiamo difendere la PACE se non riusciamo nemmeno a pensarla. Il termine “guerra fredda” ci ostacola a farlo. La “guerra fredda” come termine storico è stato, credo, introdotto da Walter Lippman nel 1947. Ma il termine era già esistente. Lo aveva usato un finanziere, Bernard Baruch (1870-1965), un ex consigliere di Roosevelt. Un termine di geopolitica coniato da un finanziere, Già, che strano! Un termine riguardante le vicende militari coniato da un finanziere. Chi avrebbe mai potuto immaginarlo ?
Umberto Baldocchi