“….è la persona migliore tra di noi e ci tiene tutti uniti”, cosi la sorella Arianna, a proposito di Giorgia Meloni. Sembrano tornare sull’altra sponda – ma non è sorprendente che gli estremi si tocchino o almeno si lambiscano – le intonazione del “centralismo democratico” che in Togliatti, inneggiavano al Migliore.
Quando si giunge ad un palmo dal “culto della personalità” o addirittura ci si inoltra, si esce dal perimetro dei comuni criteri di valutazione politica e si entra in un’ indefinita atmosfera che ha un che di esoterico. Tale da falsare, anzitutto, la percezione che di sé, e dei propri atti, finisce per sviluppare la stessa persona oggetto di tale fanatica ammirazione. Insomma, converrebbe a Giorgia Meloni, e converrebbe al Paese, che la Presidente del Consiglio scendesse dall’ Olimpo e tornasse nella mischia dei comuni mortali. Almeno, in ordine all’ esercizio delle sue alte responsabilità istituzionali, cioè pubbliche. Dopo di che, in famiglia se la cantino e se la suonino tra loro, come meglio credono.
Ma è francamente tempo di finirla con la storia dell’ “under dog”. Alla lunga stanza e finisce – tra il patetico ed il ridicolo – per essere offensiva di quello sterminato numero di italiani che si sono sollevati da soli da una condizione sociale che davvero li penalizzava severamente e l’hanno fatto senza piangersi addosso e tanto meno vestendo i panna paludati dell’ eroe o dell’ eroina.