Non è proprio da invidiare Enrico Letta. I vari “campi” che si è impegnato a fare si stanno dimostrando sempre più difficili da arare. Da Calenda alle tante sinistre, ai verdi, giungono solo veti contrapposti e richieste su richieste, l’una che cozza con l’altra. Da quel che sappiamo, l’ultimo appezzamento in costruzione si sta rivelando un caos che sta sconquassando letteralmente dalle fondamenta lo stesso Pd costretto a rinunciare a seggi su seggi pur di  assemblare una coalizione pensata per contenere la destra. Così giunge la notizia bomba: il Pd potrebbe correre da solo. Letta potrebbe tornare al punto dal quale sarebbe dovuto partire con l’avvio della propria segreteria?

Certo, sarebbe l’ennesimo colpo di scena cui il Pd ci farebbe assistere che farebbe più che mai risollevare due quesiti che almeno noi ci siamo posti ultimamente.

Il primo, il Pd finirebbe sostanzialmente a partecipare ad una competizione come se ci fosse un sistema proporzionale senza una legge proporzionale. Il secondo, possibile che la situazione che potrebbe determinarsi non fosse stata messa in conto alla luce di tutto quello che abbiamo vissuto nel corso della legislatura giunta alla fine?

Il bipolarismo è morto, anche se sopravvive, a nostre spese, al suo funerale. Meglio sarebbe stato che, con decisione, anche il Pd avesse messo mano ad un sistema di voto più coerente con la realtà sociale e politica che è andata evolvendo in Italia da dieci anni a questa parte. Se ciò fosse stato fatto si sarebbe giunti a quello cui inevitabilmente si giungerà e cioè l’emersione di una galassia di forze che stanno insieme solamente per questioni meramente d’interesse elettorale perdendo per strada le energie necessarie a raccontaci come vogliono delineare il futuro d’Italia. E’ evidente come non ci siano solo una destra e una sinistra e quanto sia dannoso continuare a mantenere una cappa di piombo che porta sempre più lontana la politica dalla società civile.

Non bisogna aver paura del gioco democratico e che ad esso concorra il più ampio coro di voci possibili. A patto che questo avvenga nella trasparenza e sulla base di uno spirito di coerenza e lealtà verso chi si intende rappresentare. E questo lo si sarebbe potuto raggiungere con una nuova legge elettorale. Non è mai troppo tardi e chissà che nella prossima legislatura non ci si arrivi.

Vedremo nelle prossime ore se l’uscita di Letta è solo un tentativo di costringere i più riottosi dei tanti operai chiamati nel suo “campo” a lavorare uniti o il banco di prova del futuro, almeno per la quota parte che può portare il Pd nel trovare quegli strumenti che cambino radicalmente la politica italiana e i suoi rapporti con gli elettori e il corpo civile e sociale.

 

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