Non mi è piaciuto per niente lo scenario delle due manifestazioni “concorrenti” per la Pace di Roma e di Milano.
In una società sempre più frammentata e indotta a perdere di vista il principio del Bene Comune, il compito di aiutare i cittadini ad una “visione” insieme idealista e realista spetta a tutti: forze culturali, sociali e politiche.
L’insana e strumentale suddivisione dei ruoli tra chi evoca gli ideali e chi richiama alla realtà dei fatti non funziona più.
“Et et”, non “aut aut” dovrebbe essere la cifra di chi vuole concorrere a costruire prospettive di vera Pace. Altrimenti si allarga il fossato già rilevante tra valori che la nostra Democrazia considera coessenziali: Pace e Giustizia; Pace e Libertà; Pace e Sicurezza; Pace e Dignità.
Solo la cattiva politica impone di scegliere tra questi valori inscindibili. La buona Politica li coniuga; magari con sofferenza (la Storia insegna) ma con la piena coscienza che ciò è necessario. Fa parte del dovere degli uomini liberi e delle Istituzioni democratiche. Si dovrebbe dire prima di tutto: “cessi il fuoco Putin”. E occorrerebbe non mettere in dubbio in ogni caso la solidarietà politica, umanitaria, economica ma anche militare all’Ucraina aggredita e violentata.
Mentre le nostre piazze italiane (peraltro molto meno che in passato) si riempiono di manifestanti per la Pace, l’esercito russo e le bande di tagliagola ad esso asservite, con l’aiuto di diversi regimi autocratici e liberticidi, proseguono ed anzi intensificano gli attacchi alla popolazione ed alle strutture civili ucraine. Nessun vero pacifista dovrebbe accettarlo. Del resto, gli osservatori più autorevoli sono concordi nel ritenere che ogni margine di trattativa si fonda sulla capacità dell’Ucraina di resistere a questa ennesima fase di attacco russo e di riaffermare il suo controllo su parte del territorio invaso. Qualcuno dice almeno sulla città di Kherson.
Mettere Kiev in condizione di farlo (con le dotazioni anche militari che ciò comporta) significa lavorare concretamente per una possibile tregua e per una possibile futura Pace. Negarlo, significa lavorare per una resa ingiusta (e foriera di una stagione di conflitto latente); per ipocrite ed effimere ragioni di convenienza di vario genere; per una Europa ed un Mondo che sarebbero a quel punto sempre meno garantite in libertà e in sicurezza.
Lorenzo Dellai