Premessa importante: molti potranno trovare eccessivo quanto scritto qui appresso, ed essere indotti a pensare che io sia arrabbiato con il PD.
Nulla di più sbagliato. Direi piuttosto che sono deluso e risentito perché il partito erede di una grande tradizione democratica ha cambiato pelle, si è volatizzato, lasciando milioni di persone politicamente orfane e prive di riferimento. Scrivo questo pezzo non solo per rimarcare gli errori fatti, ma con la speranza che qualcuno, leggendolo, inizi a cambiare priorità e obiettivi.
Un’analisi molto lucida sulla propensione del PD ad esser “quelli giusti e i soli che sanno” è stata fatta in modo ampio da Franco Campia nell’articolo I Popolari piemontesi e le elezioni (CLICCA QUI).
Cerco ora di dare una versione sulla sconfitta vista dal basso, e penso che non sia più il tempo di usare i guanti bianchi per far rimarcare le contraddizioni, le stupidità e le cattiverie della classe dirigente del PD. La ritengo un’azione quanto mai necessaria.
La sconfitta è stata netta. Appena gli elettori hanno potuto esprimersi, col cavolo che hanno votato l’agenda Draghi, adottata ad occhi chiusi da Letta come programma dei Dem. Si tratta però dell’agenda di un banchiere, anzi “il” banchiere; un’agenda iperglobalista e liberista fatta propria con amore da quello che fu il partito dei lavoratori. Ma gli elettori si sono buttati a capofitto sull’unico partito che non aveva partecipato all’ammucchiata o meglio si era astenuto “dall’esser responsabile in questo grave momento” come tutte le sere recitavano i tg.
Mi stupisce che il PD abbia ancora preso così tanti voti. Di certo non quelli degli operai: il PD anche dopo queste elezioni è rimasto il partito della ZTL, ovvero ha vinto e resistito solo nei quartieri “bene”. Già questo dovrebbe come minimo far riflettere.
Ma ci sono anche altri segnali, magari di colore, a volte però molto eloquenti sullo stato di salute di un partito. Ne cito uno solo: a Sesto San Giovanni, ovvero quella che fu per decenni la “Stalingrado” della sinistra italiana, si è visto un conosciutissimo dirigente nazionale, Emanuele Fiano, perdere (e pure male, 45 a 30) contro la candidata di Fratelli d’Italia, Isabella Rauti, figlia di Pino, discusso politico di estrema destra nei decenni della Prima Repubblica.
Del resto come stupirsi: all’usuale grande manifestazione a Roma del Primo Maggio, una volta sul palco salivano sindacalisti e operai, oggi sale un cantante miliardario e tatuato, Fedez, a propagandare lo smalto per le unghie maschili. Visto che ci siamo, aggiungiamo che la premiata coppia/ditta Ferragnez parla di un mondo migliore e invoca la sostenibilità ambientale… Ma per andare da Milano ad Ibiza ci va con un Falcon privato. Senza contare che sono ormai dentro il meccanismo a tutto campo: la signora Ferragni aveva necessità di promuovere un nuovo paio di occhiali da sole ed è riuscita a fare un selfie con il presidente Mattarella indossando per pura combinazione tali occhiali. Involontaria caduta di stile per il nostro Presidente così attento alla forma…
Mi sono soffermato un po’ su questa coppia perché appena il risultato delle elezioni è stato chiaro, ha subito rilasciato dichiarazioni sul pericolo della perdita della democrazia e si è posta come leader della Resistenza. Le famose Brigate Rolex…
Difficile toccare così il cuore dei lavoratori. E un altro campo dove il PD ha dato il meglio è quello dei diritti civili propagandati a più non posso.
Un solo esempio di miopia negativa. Torino è una città operaia in grave crisi dove, con grande scandalo dei benpensanti, a Mirafiori quel che resta della classe lavoratrice ha votato Fratelli d’Italia. Ho pensato a quando, appena terminato il gay pride, il sindaco Lo Russo aveva pubblicato sulla sua pagina FB vagonate di foto e slogan sulla difesa dei diritti LGTB. Bene, per carità, però avrebbe fatto meglio il giorno dopo a pubblicare un analogo numero di foto fatte davanti ai cancelli di una delle tante fabbriche in crisi presidiate dagli operai. Tutto il PD, non solo il sindaco di Torino, ha spostato attenzione e risorse ai cosiddetti “diritti civili” e messo in secondo o terzo piano i diritti sociali, soprattutto sicurezza e la centralità del lavoro. Ma nessun post del genere si è visto, e poi ci si domanda perché Mirafiori vota a destra.
Per chiudere con un’altra nota di colore, riferita a coloro che prima delle elezioni dichiarano: “Se serve ci sono, sono al servizio della collettività, per il bene comune darò il mio contributo”. Passate le elezioni alcuni di loro, dopo essere stati trombati, danno di matto a riprova di quanto poco importi a loro il bene comune. Un caso per tutti è quello di Emma Bonino, che dopo oltre 40 anni come parlamentare (ripeto 40, non 4) sconfitta a Roma contro la sconosciuta Lavinia Mennuni di FdI, non solo non si rassegna ma si rivolge a un tribunale e chiede il riconteggio delle schede. Alla faccia dello spirito di servizio e del “largo ai giovani”. Con tale fronte democratico e progressista dove si credeva di andare?
Chiudo più seriamente con ciò che più mi ha preoccupato del PD di Enrico “Baionetta”, dopo anni di grande timore per il fascismo in Italia, è stato quello di far scendere in piazza il 25 aprile, le bandiere della sinistra e antifasciste assieme a quelle di uno Stato con una storia lontana e recente fortemente filonazista, e quando dico nazista dico il nazismo vero, ovvero gli apparati governativi ucraini. Alcuni storceranno il naso, ma ecco alcuni dati che voglio ricordare perché utili a capire cosa era la democrazia ucraina prima dell’invasione russa: 11 partiti di opposizione estromessi in un sol giorno, 80 giornalisti uccisi dal 2014, 14.000 morti dallo stesso anno per la guerra nel Donbass, di cui circa 4000 civili, di cui 254 bambini di età inferiore ai 10 anni uccisi. Non dimentico poi le forze dichiaratamente naziste inquadrate nell’esercito regolare (battaglioni Azov, Pravy sektor, Dnipro 2).
La realtà andrebbe sempre considerata, non solo quando fa comodo. E la storia dovrebbe insegnare, ma non succede spesso. Per questo ci sono le sorprese, quando va bene. E quando va male ci sono le tragedie.
Beppe Mila
Pubblicato su Rinascita Popolare dell’Associazione I Popolari del Piemonte (CLICCA QUI)