Altro scivolone sulla storia patria. E, soprattutto, reticenza a dire le cose come andarono. La storia non si riscrive e a poco serve manipolare le parole per nascondere la verità.
Alle Fosse Ardeatine si consumò uno dei più terribili eccidi del periodo di occupazione nazifascista di Rona che ancora era rimasta capitale dello stato fantoccio creato da Mussolini. L’elenco dei fucilati, ebrei, avversari politici, con in più tanta gente che ebbe la sfortuna di trovarsi nei pressi di Via Rasella al momento dell’attentato per cui scattò la ritorsione nazifascista, non venne compilato solo da Kappler che dirigeva la Gestapo a Roma dalla famigerata Via Tasso. Quel doloroso elenco venne compilato anche da Pietro Caruso, il Questore di Roma poi condannato e fucilato alla schiena a seguito della condanna che gli venne inflitta a liberazione avvenuta.
E’ vero che quelle 335 vittime erano italiani, ma non furono uccisi in un modo così spietato per la loro nazionalità. E fa riflettere, e molto, la mistificazione che si è provato a fare per non dire chiaro e tondo di cosa furono capaci di fare gli “italianissimi” fascisti che, tra l’altro, avevano già fornito allo stesso Kappler un convinto sostegno per la deportazione degli ebrei romani il 15 ottobre del ’43.
Perché tutta questa difficoltà a dire come andarono le cose? Vedremo cosa si tirerà fuori tra un mese esatto in occasione del 25 aprile.